Lascia il calcio Juan Román Riquelme, el ultimo diez

La notizia che scuote il calcio argentino arriva in una caldissima serata di gennaio: Riquelme lascia il calcio giocato, questa volta sul serio.

Juan Romàn Riquelme Fonte: Rogerio Tomaz Jr (Flickr.com)
Juan Romàn Riquelme
Fonte: Rogerio Tomaz Jr (Flickr.com)

L’ultima missione della sua fantastica carriera calcistica è stata compiuta, l’Argentinos Juniors è tornato in Primera Division, tra le grandi, assieme al Boca. E se continuare con il Bicho era impossibile sia per contrasti con l’ambiente, sia perché mai Román avrebbe giocato contro il suo Boca Juniors, le offerte arrivate dall’estero non sono state così convincenti da fargli firmare l’ennesimo contratto della sua carriera.

Troppo poco invitanti i Miami Galaxy di Beckham, complicata la trattativa con i paraguayani del Cerro Porteño che avrebbero potuto comunque sfidare il Boca Juniors nella prossima Copa Libertadores.

E allora Riquelme decide di lasciare, per la seconda volta, quella definitiva lasciando un ricordo indelebile nella storia del calcio argentino e mondiale in generale. Una storia che comincia da lontano quella di Riquelme, la storia di un bambino porteño di San Fernando che tifa Tigre ma sogna in grande, sogna azul y oro, sogna il Boca Juniors.

Sfrutta l’Argentinos Juniors come rampa di lancio, uno dei migliori settori giovanili del Sudamerica, una garanzia per il futuro del ragazzo. Poi presto, scopre i colori del Boca, il fascino della Bombonera, la magia di un club che ha storia, vittorie e tanta passione nelle vene. Arriva a La Boca nel ‘96 e conquista in breve tempo a suon di colpi il pubblico della 12, la storica curva xeneize. Dà subito la sensazione di essere un giocatore che passa poche volte nella storia di uno sport, non uno dei tanti buoni talenti che abbandonano i campi di periferia e affrontano il grande calcio troppo speranzosi per poi perdersi. No, con Román è diverso.

Ci vorrà Carlos Bianchi in panchina per farlo esplodere nella stagione ’98-’99 quando finalmente il Boca fa conoscere al mondo quel fantasista ventunenne dai colpi magici che veste la maglia numero 10 e non la abbandonerà mai. Vince la Libertadores, la prima delle sue tre, e si va a giocare la Coppa Intercontinentale contro il Real Madrid dando alle merengues una delle più belle lezioni di calcio viste negli anni 2000. In campo è perfetto, tocca il pallone con una magica naturalezza che gli permette di toreare gli avversari in ogni istante del match che il Boca, a sorpresa vincerà.

Lascia la Bombonera con la certezza di tornare presto e approda al Barcellona. Sfortunatamente il suo Barça è uno dei più deludenti degli anni recenti, lui non si esprime, finisce ai margini della rosa e preferisce accasarsi ad un club minore spagnolo, il Villarreal. Col submarino amarillo torna il giocatore meraviglioso che l’Argentina ha imparato ad amare: fa impazzire il pubblico del Madrigal e trascina la squadra fino alle semifinali di Champions del 2006 dove sbaglia il rigore all’ultimo minuto contro l’Arsenal andando incontro al più grande dramma della sua carriera.

In Europa allora il suo rapporto si complica improvvisamente e qualche bisticcio di troppo col Villarreal più la frenetica voglia di tornare in Argentina fanno sì che Riquelme prenda l’aereo per Buenos Aires e torni a vestire la maglia del club che ama di più.

Il miglior Riquelme della carriera è proprio quello del Boca Juniors bis, un giocatore trascinato da un entusiasmo unico che disegna cose che su un campo di calcio in pochi hanno visto. La sua finale di Copa Libertadores contro il Gremio è un esempio di nobiltà calcistica e non a caso il gol che assegna la sesta Copa al Boca è una sua perla.

Rimane idolo della Bombonera per 7 anni diventando simbolo e identità di una squadra che gira sempre attorno a lui (il modulo tipo di Carlos Bianchi sarà chiamato 4-3-Román-2). Raramente nella storia del calcio si è visto un connubio così vincente come quello tra Román e il Boca, una squadra e un giocatore così dipendenti l’uno dall’altro e così letali insieme.

Lascia il calcio per la prima volta nel 2012 dopo la finale persa con il Corinthians, poi torna qualche mese dopo per aiutare il suo amico Carlos Bianchi a risollevare una squadra che è in caduta libera in campionato. La sua storia recente parla ancora di tante giocate da maestro e nonostante i suoi 36 anni suonati il calcio ha ancora potuto apprezzare la magia dei suoi piedi.

Lascia il calcio uno dei giocatori più significativi del fùtbol argentino, un ragazzo che ha vinto tutto nella sua carriera, eccezion fatta per il Mondiale che in Argentina manca dal 1986, e la Champions sfiorata con la grande cavalcata del Villarreal.  Può vantare 5 campionati argentini, una Recopa Sudamericana, 2 Intertoto, 3 Coppe Libertadores, 1 Coppa Intercontinentale, un Mondiale Under 20 e un oro olimpico.

Il suo nome entra ufficialmente nella storia del calcio, ultimo diez di una generazione calcistica finita, straordinario enganche che ci ha fatto apprezzare la bellezza del gioco del calcio. Gracias Román.

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