Clamoroso Ancelotti: “Dopo il Real potrei ritirarmi”

Carletto Ancelotti, col suo Real, si trova al terzo posto in classifica di Liga, già attardato di cinque punti rispetto alla vetta, a quei Blaugrana e Colchoneros da record, ma, al di là dei punti, sono state le prestazioni a lasciare Madrid scontenta:

Fonte: Doha Stadium Plus - flickr.com
Fonte: Doha Stadium Plus – flickr.com

Siamo partiti molto bene in Coppa dei Campioni, in campionato abbiamo giocato 8 partite e ne abbiamo vinte 6 e il problema è rappresentato da Barcellona e Atletico Madrid, che le hanno vinte tutte e 8 e noi siamo un po’ staccati. Le critiche sono arrivate per il gioco e io sono il primo a dire che non stiamo giocando bene in questo periodo: questa squadra può e giocherà sicuramente meglio“. E oltre al campionato il Real deve pensare alla Champions, e alla sua prossima avversaria, la Juve. Il 23 ottobre Carletto tornerà ad incontrare un’italiana guidando una formazione straniera, che effetto fa? “Tornare in Italia da straniero è sempre un po’ particolare. Certo, poi la Juve è qualcosa di ancor più particolare perché ci sono giocatori che ho allenato, Pirlo, Buffon, Conte, ma la cosa positiva è che la Juve viene prima a Madrid. E’ la squadra più forte in Italia per continuità, perché ha iniziato un progetto due anni fa e lo sta portando avanti molto bene. Ha vinto due scudetti, ha trovato solidità la società ma anche la squadra, hanno idee chiare. Conte era molto carismatico già come capitano. Ha sempre dimostrato sul campo di essere un lottatore, uno che non molla mai e l’essere allenatore lo ha fatto diventare, dal punto di vista del carattere, ancora più forte e determinato“. Conte, a capo di quella panchina che ha visto al comando lo stesso Ancelotti per due intense, particolari stagioni, nelle quali raccolse due secondi posti in campionato: “Non è un ricordo negativo la Juventus. All’inizio la società è andata anche contro il pensiero di una parte della tifoseria. Per quello dico che sono stato tutelato, perché non era certamente facile portarmi ad allenare la Juventus per il mio passato, ma poi la società è andata avanti con le sue idee. È stata una piccola parentesi. A differenza del PSG, dove: “Non ho avvertito la fiducia in alcuni momenti, e questo non mi sembrava giusto. Sono andato là per un progetto che si doveva costruire in qualche anno e ho avuto l’impressione che poi fosse solo una questione di risultati. A quel punto ho deciso di andare via. Si vede che non l’ho detto tanto bene perché alla fine non erano tanto d’accordo“.
Tornando al presente e all’Italia, Ancelotti concorda col verdetto parziale della classifica e con buona parte degli italiani, dicendo: “Mi piace molto la Roma, posso capire e immaginare quello che sta succedendo lì in questo periodo. Sono contento anche per Garcia, lo conoscevo dai tempi in cui ero a Parigi e il suo Lille era una squadra che si esprimeva molto bene dal punto di vista della qualità del gioco. Ma sono contento soprattutto per la città: se non deve vincere il Milan, spero che vinca la Roma“. Poi si sposta sulle nuove leve italiane in panchina, soprattutto ex rossonere: Inzaghi ha iniziato un percorso importante e la Primavera del Milan è la squadra giusta per fare esperienza. Il suo sogno, come quello di tutti, è allenare la prima squadra ma è anche il sogno di Gattuso, che non è partito bene ma avrà la possibilità di migliorarsi e diventare un grande allenatore“.
Capitolo campioni. Ancelotti nella sua carriera ha avuto la fortuna e la bravura di allenare alcuni tra i più grandi talenti del calcio moderno, in primis la stella del suo Real: “Cristiano Ronaldo me lo aspettavo diverso, meno determinante di quanto in realtà è. Ma invece è uno di quei pochi giocatori che fanno la differenza. Higuain voleva andare via da Madrid e non potevamo trattenerlo. Kakà oggi è un giocatore diverso, perché gli anni passano per tutti, però può dare ancora molto. Qui non aveva tanto spazio, per lui la cosa principale per trovare la condizione ottimale è giocare con continuità, e qui c’è troppa concorrenza. Pirlo sta bene in ogni squadra, ma qui abbiamo Xabi Alonso che ha grande esperienza e Illarramendi che è un giovane molto valido. Dovunque io vada, sento accostare il suo nome alla squadra che alleno, ma alla fine lui è sempre alla Juventus. Ibra noi a Madrid non l’abbiamo cercato perchè non è più giovanissimo. Lui in passato mi disse che c’erano solo 3 calciatori decisivi al mondo: Messi, Cristiano Ronaldo e lui. All’inizio avevo qualche dubbio sul terzo nome, ma dopo averlo allenato posso dire che aveva ragione“. Infine l’ex tecnico di Juventus, Milan, Chelsea e PSG risponde ad una domanda sulle sue aspirazioni per il dopo Real, possibile un ingaggio alla Roma o in Nazionale azzurra? “Non è la prima volta che mi viene fatta questa domanda. Posso solo dire che dopo il Real Madrid si vedrà, ma potrei anche decidere di smettere”.

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