Coppa Italia: simbolo del declino del nostro calcio

C’era un tempo in cui la Coppa Italia era il terzo trofeo stagionale, snobbata dalle big nostrane che schieravano (anche nei turni finali) le seconde o terze linee.

Era il tempo della finale di Champions tutta italiana, della Juve Capello e del Milan di Ancelotti, dell’ultima Inter di Mourinho. Di Rivaldo che giocava una finale di Coppa Italia e si accomodava in panchina in quella di Champions. Squadre che puntavano a primeggiare, oltre che in Campionato, anche nei trofei continentali. E che, con molta sincerità, mettevano il secondo trofeo nazionale in coda alla lista dei desideri di inizio campionato. Una Serie A che poteva contare su grandi campioni e presidenti che (all’epoca) non sapevano neanche cosa fosse il “fair play finanziario”.

Foto: Antonio Zaza coppa italia
Foto: Antonio Zaza

Arriviamo ad oggi, ottavo di finale tra Milan e Spezia. Un Milan che definire claudicante è poco, undicesimo in campionato e con poche speranze di accedere ai quarti di Champions. Ma che, sin da inizio anno, ha messo la Coppa Italia tra gli obiettivi stagionali importanti. È stato lo stesso Galliani, nella conferenza stampa di presentazione della stagione a Luglio a definirla come un trofeo da vincere. Non sembravano le classiche dichiarazioni di inizio anno: era come un segnale di resa, rispetto agli anni precedenti in cui si puntava a ben altro.

La stessa Roma con Garcia punta a mettere un trofeo in bacheca e, data l’assenza dalle competizioni europee e con una vetta difficile da raggiungere in campionato, vede nella Coppa Italia la panacea dei mali stagionali. Un po’ come il Napoli, la Fiorentina dei Rossi e Gomez che puntavano alla qualificazione in Champions. O la Lazio di Lotito, che punta al bis per coprire le clamorose falle dimostrate in campionato.

Cosa spiega tutto questo? Che il nostro calcio sta vivendo un lento ma inesorabile declino. I segnali sono individuabili nella fuga dei campioni, ormai attirati dai capitali stranieri di quello che definiremmo “altro calcio”, dal sorpasso della Bundesliga nel ranking e da quello che sembra prossimo di Superliga e Ligue1. E dalla Juventus.

Si perché se l’unica squadra del nostro campionato che propone una “calcio europeo” fatto di pressing, ritmo e gioco, che sta letteralmente “ammazzando” il torneo viaggiando a ritmi impensabili e con una media che potrebbe farle sfondare il tetto dei 100 punti, si fa eliminare da un girone di Champions non impossibile con una sola vittoria in sei partite, allora dobbiamo ripensare al nostro movimento in toto. Partendo dalle fondamenta. E la Coppa Italia è lo specchio della nostra situazione.

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