Esclusiva-Cauet: “La partita con il fallo di Iuliano non ha aiutato il calcio”

L’anno 1998 per l’Inter è stato abbastanza dolce-amaro. Se, da una parte, la splendida cavalcata in Coppa Uefa ha trovato il suo meraviglioso finale nella notte di Parigi terminata per tre reti a zero contro la Lazio, il mancato scudetto rimane ancora un tasto dolente per molti tifosi nerazzurri. Colonna di quella squadra lo era anche Benoit Cauet, centrocampista francese che proprio a Milano ha vissuto alcuni dei suoi anni migliori. In Italia l’ex calciatore ha indossato anche le maglie di Torino e Como anche se, il suo periodo più vincente, è senza dubbio quello con il Marsiglia con cui ha conquistato anche la Ligue 1. Oggi l’ex Inter allena nella serie C del suo paese, dopo essersi fatto le ossa nelle giovanili nerazzurre. Noi di Soccermagazine.it abbiamo sentito in esclusiva Benoit Cauet per parlare della sua carriera, di attualità e di ciò che pensa di fare in futuro.

Cauet - Fonte immagine: Wikipedia
Cauet – Fonte immagine: Wikipedia

Hai passato tanti anni all’Inter. C’è un ricordo al quale sei più legato?

Ne ho tanti, ma la finale di Coppa Uefa di Parigi del 1998 è qualcosa di particolare, sia perché si trattava pur sempre di una finale sia perché è stato il primo trofeo internazionale di Moratti. Senza dubbio quella è stata una partita speciale per tutti coloro che erano all’Inter in quel momento.

È lo stesso anno di quella partita tra Inter e Juventus in cui ci fu il famoso fallo di Iuliano su Ronaldo. Cosa ricordi di quella partita?

Io ero in campo e fu una partita di tensione anche perché si affrontavano due grandissime squadre. Per il resto credo che tutti ricordano ciò che è successo, compresa la corsa di Gigi Simoni in campo e il caos che ne seguì. Quella partita sicuramente non ha aiutato il calcio.

Per quanto riguarda l’Inter attuale secondo te è il caso di continuare con Spalletti o forse è finito un ciclo?

Io credo che l’obiettivo che la società si era prefissata era di lavorare ancora con questo allenatore. Da esterno, credo che quello che si sta giocando Spalletti con la sua squadra sta confermando le valutazioni della società. L’allenatore ha dimostrato di essere pronto a portare la squadra ad un livello che non aveva in precedenza.

Hai vinto tanto in Ligue 1. Ci sono dei giocatori del campionato francese che invece consiglieresti all’Inter di prendere?

Ci sono giocatori in Francia molto interessanti. Chiaro è che tutti vorrebbero Mbappé all’Inter, perché lì si che i nerazzurri sarebbero strepitosi (ride ndr). Tornando seri però, Pépé del Lille si sta rivelando un giocatore eccezionale. Poi ci sarebbe Dembelé, il centrocampista del Lione, che è anch’egli molto bravo. Parliamo di due giocatori che secondo me porterebbero tanto alle grandi squadre e che quindi vedrei bene anche all’Inter. Però il mercato non è facile, l’Inter credo che debba ancora guardare le proprie finanze visto l’ottimo lavoro che hanno fatto in questi anni per rispettare le regole e magari questi due sono giocatori difficili da prendere a poco prezzo.

Torniamo a te. C’è un giocatore in cui ti rivedi?

Onestamente no, perché ci sono tanti parametri che sono da valutare nel conoscere un calciatore, ma è complesso. Io ero un misto di qualità e di quantità, ma avevo una struttura fisica diversa da chi potrebbe assomigliarmi. È cambiato poi anche il gioco in sé e quindi i giocatori.

Hai un rimpianto legato alla tua carriera?

Ho avuto tante opportunità nella mia vita, però ho fatto delle scelte che corrispondevano al mio modo di vedere del momento. A posteriori è chiaro che sia più semplice ma è anche troppo tardi. Io non ho nessun rimpianto e sono stra-felice di fare tutto ciò che ho fatto. Ho avuto la fortuna di giocare in squadre davvero importanti, come l’Inter, e società che hanno creduto fortemente in me. Se ho un rimpianto è quello della Nazionale, però anche lì è un fatto storico, perché la Francia aveva una generazione di grandissimi centrocampisti ed è davvero difficile oggi trovare un’annata come quella. Capisco le difficoltà che avesse il tecnico nello scegliere quindi anche qui non posso avere molti rimpianti.

Per quanto riguarda invece l’anno al Torino, cosa ricordi?

Fu un anno complesso, ma grazie ad un gruppo straordinario e al maestro Camolese siamo riusciti a salvarci. Ma l’intera società ci ha aiutato a raggiungere quel traguardo. Il Torino era una neo-promossa e raggiungere la salvezza fu davvero importante, per quanto sia stato un anno difficile ma comunque ricco di insegnamenti. Ricordo ad esempio il rocambolesco derby con la Juventus, che mi diede tante emozioni.

Il giocatore più forte e la rivelazione della Serie A chi sono, secondo te?

Per me il giocatore più forte del campionato rimane Cristiano Ronaldo, per quanto ha dimostrato anche quest’anno. Quando è arrivato molti dicevano che in Italia avrebbe faticato ma non mi sembra sia stato così. Ben vengano questi campioni in Serie A. La rivelazione invece per me è Lautaro Martinez, nessuno si aspettava questa sua crescita immediata ma l’Inter è stata molto bene ad assicurarsi questo ragazzo straordinario che darà certamente tanto ai nerazzurri.

Il tuo presente. Hai iniziato come tecnico nelle giovanili nerazzurre, oggi invece…

Alleno una squadra di Serie C francese, anche se la mia crescita come tecnico è arrivata all’Inter grazie allo staff nerazzurro e a Piero Ausilio che mi hanno coinvolto nel progetto interista per il settore giovanile. Hanno creduto nelle mie qualità e sono cresciuto molto. Oggi se sono dove sono è anche per quel percorso che mi ha fatto maturare ed essere pronto per il salto con una squadra dei grandi.

E se un giorno dovessero chiamarti come allenatore Milan o Juventus?

Questa è una bella domanda (ride ndr). Non saprei, proprio. Facciamo un mestiere particolare, dove cuore e testa pensano due cose diverse. Io sono interista, quindi col cuore magari ti direi di no. Con la mente però devo anche pensare che sono un professionista e parliamo di due grandi società e sarebbe una cosa straordinaria se un giorno mi chiamassero perché significherebbe aver fatto un percorso come tecnico incredibile e sarei onorato. Oggi però non siamo a questi livelli quindi preferisco non pensarci. Ma scelte del genere, ovviamente, fanno parte del nostro mestiere.

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