Esclusiva-Santana: “Messi non può vincere da solo. Contento di Napoli”

Mario Alberto Santana, attualmente in forze alla Pro Patria in Serie C, ha trattato con Soccermagazine diversi temi relativi alle sue ex squadre e non solo

Dopo una lunga carriera tra i migliori campi di Serie A, Mario Alberto Santana ha trovato nuova linfa in quel di Busto Arsizio, precisamente alla Pro Patria, di cui è capitano. Ex di Chievo, Palermo, Napoli, Torino e soprattutto Fiorentina, l’argentino ha favorito il ritorno della sua attuale squadra in Serie C segnando numerosi goal, allontanando così il pensiero del ritiro. Santana ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Soccermagazine parlando della Pro Patria, dei suoi ricordi in A e del momento storico del calcio italiano.

Mario Alberto Santana - Fonte immagine: Roberto Vicario, Wikipedia
Mario Alberto Santana – Fonte immagine: Roberto Vicario, Wikipedia

Da un paio di anni hai iniziato una nuova vita con la Pro Patria, riscoprendo anche una bella vena realizzativa. Come ci descrivi questa fase della tua carriera?
È una fase di crescita molto grande perché ho imparato più in questi anni che in quelli che ho vissuto ad alti livelli, quindi sono molto contento di far parte di questi anni della Pro Patria.

Ultimamente nelle serie minori sono state introdotte le cosiddette squadre B, come ad esempio la Juventus Under 23 che avete appena incontrato. Tu che hai vissuto la Serie A, cosa pensi di questa novità?
Penso che se fatta bene sia una cosa molto interessante, che darebbe possibilità a tanti giovani che sono nelle grandi squadre di farsi vedere. Però penso che sia una cosa che debba essere fatta molto meglio di com’è stata fatta quest’anno.

Il calcio italiano sta vivendo un periodo particolare anche per via della mancata qualificazione al Mondiale. Spesso si dice che i giovani italiani non trovano spazio per via degli stranieri e vengono mandati in Serie B o C a maturare. Tu che stai frequentando le serie minori, credi che ci sia effettivamente qualche talento già pronto per la Serie A?
Penso che questo sia un problema che le società trovano perché hanno bisogno di risultati, quindi non possono aspettare. Penso che qui in Italia il giovane lo aspettino un po’ troppo, quindi non hanno la mentalità di far giocare subito un giovane, quindi per questo vanno su giocatori con esperienza e qui arrivano gli stranieri. Poi nelle serie minori ci sono sicuramente dei giocatori che potrebbero arrivare, però credo che ci sia ancora molto lavoro da fare.

A proposito di Mondiale: tu hai fatto parte dell’Argentina partecipando ad una Confederations Cup. Come ti sei spiegato la deludente prestazione della Selección in Russia dopo il secondo posto nel 2014?
Facile, penso che in questi anni il calcio sia cambiato totalmente e non si può dipendere da un giocatore, ma la squadra la fa il gruppo completo, quanto è forte il gruppo, quanto è preparato a dare il massimo per il compagno, quanto si mette a disposizione per soffrire e dare qualcosa al compagno. Questo è quello che è mancato alla Nazionale argentina perché non si può dipendere da un giocatore per vincere un Mondiale, tipo Messi che è il più forte del mondo, però comunque ha bisogno di altri giocatori perché oggi il calcio è molto fisico, molto tattico, è molto più difficile. Non è come altri anni in cui uno come Messi poteva fare la differenza.

Probabilmente la squadra alla quale sei più legato è la Fiorentina: possiamo dire che l’emozione più grande è stato il rigore decisivo al Goodison Park contro l’Everton?
Penso di sì, penso di sì. Quella è stata veramente una cosa che ti rimane perché comunque è una cosa importante. Alla Fiorentina sono stati anni stupendi, quindi rimarrà sempre nel cuore e sono felice di essere stato un giocatore che ha fatto la storia della Fiorentina.

Ad un certo punto la tua carriera sembrava poter spiccare il volo con il trasferimento a Napoli: cos’è che non ha funzionato in quei mesi?
Non è che non ha funzionato, sapevo che la scelta che avevo preso era molto difficile perché comunque sapevo che c’erano dei giocatori di grande valore, quindi avevo bisogno di mettermi alla prova. Ho preso questa decisione e quando sono arrivato lì è stato molto difficile, sia perché avevo davanti dei giocatori fortissimi, sia perché quando trovi poco spazio per dimostrare rimane poco da fare, però sono contento comunque di quella scelta lì.

In Serie A la Juventus sembra continuare a rimanere al comando anche quest’anno: secondo te chi è più favorito tra la Roma e il Napoli per provare a strapparle il titolo?
In questo momento per riuscire a strapparle il titolo non lo so, però credo che il Napoli possa arrivare più vicino.

Alcuni dei tuoi ex compagni di Palermo come Barzagli e Sirigu sono ancora protagonisti in Serie A. A distanza di tanti anni, quanto ti dispiace vedere il Palermo così lontano dai fasti di cui godeva fino a qualche stagione fa?
Penso che dispiaccia anche al calcio italiano, perché comunque è una società che meriterebbe e sarebbe bellissimo che fosse sempre in Serie A. È un posto stupendo, ha uno stadio bellissimo dove quando ci si ritrova nelle partite belle è sempre pieno, peccato anche per il calcio italiano. Poi è ovvio che a me dispiaccia tantissimo, magari molto di più di chi non è palermitano, perché so cosa si vive lì, come vivono il calcio. Spero che un giorno possano tornare ad essere ad alti livelli.

Per concludere: tra i tuoi trascorsi c’è anche un’esperienza a Genova, che è stata colpita un mese fa da una tragedia nazionale. Ti è dispiaciuto vedere che la Serie A non si è fermata di fronte a questo evento o secondo te era giusto rinviare solo le partite di Genoa e Sampdoria?
Queste sono cose molto delicate. Mi è dispiaciuto, non ci ho neanche pensato a questa cosa delle partite. Mi è dispiaciuto perché comunque lì ci sono stato, lì ci sono passato, ho tanti amici lì ed è una cosa molto delicata. Sono vicino a tutti i miei amici che sono lì e a tutta la gente di Genova per questa tragedia.

Si ringraziano Mario Alberto Santana e l’ufficio stampa dell’Aurora Pro Patria per la cortese disponibilità.

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