Esclusiva-Trapattoni: “Per Totti è difficile dire di smettere. L’allenatore è anche un pedagogo”

La stagione calcistica si è già avviata seriamente e diversi sono stati i big match e i temi che hanno tenuto banco anche solo negli ultimi giorni. Francesco Totti, simbolo e capitano della Roma, ha appena compiuto 40 anni, l’Inter sta cercando di uscire da un periodo di crisi e la Juventus sta forgiando sempre di più la sua nuova rosa, agghindata a suon di milioni per i risultati in Champions League, arrivata alla seconda giornata della fase a gironi. Di questo ed altro ancora abbiamo parlato con Giovanni Trapattoni, che si è concesso ad un’intervista in esclusiva a Soccermagazine.

Trapattoni - Fonte immagine: PanARMENIAN_Photo
Trapattoni – Fonte immagine: PanARMENIAN_Photo
Ieri Totti ha compiuto 40 anni. Cosa ne pensa di questa ultima bandiera del nostro calcio italiano?
Totti è un campione, un esempio che si dovrebbe imitare sul piano delle professionalità e della serietà perché le qualità sono innate. Anche quelle morali. Giusto dargli un grande tributo di riconoscenza e merita tutte le lodi e gli aggettivi che gli sono stati attribuiti.

Domanda secca: Totti si ritirerà quest’anno?
Io credo che non sia semplice per un campione arrivare a quell’età e dire “smetto”. Io penso che lui si sia già proiettato nel suo futuro, ha della prospettive di rimanere in seno alla società. Sarà sicuramente d’accordo con il Presidente che quando lascerà troverà uno spazio nella società della Roma.

La Juventus ieri ha vinto senza grossi problemi. Rispetto alla prima giornata europea, è stata un po’ più “piccola” in Italia e più determinante in Europa. Cosa ne pensa dei bianconeri in questa stagione?
Devo dire che i bianconeri hanno nel DNA la caratteristica di squadra vincente che punta sia a livello d’Europa che a livello nazionale. La Juve non è abituata a fare una scelta tra campionato o le coppe. Credo che sicuramente continuerà su questa strada perché lo è sempre stata anche quando ero io al comando di questa squadra e lo sarà ancora.

Massimiliano Allegri ha un compito importante: gestire tanti campioni. Come lui, De Boer: è d’accordo con quanto ha fatto nei confronti di Kondogbia?
L’allenatore ha il dovere di usare la serietà comportamentale e allo stesso tempo deve dare delle dimostrazioni al gruppo che è comunque sensibile. L’altro aspetto è saper di nuovo riportare i giocatori ai valori tecnici e di convivenza del gruppo. L’allenatore è anche un pedagogo che non insegna solo tecnica, ma anche il comportamento generale di chi allena.

Milan e Inter, tra problemi dirigenziali e un futuro tutto da scrivere. Cosa pensa delle situazioni delle due milanesi?
Il calcio ha avuto delle tradizioni nel passato. Adesso per costi eccessivi e il tempo che vola si ha la necessità di avere queste nuove formule, grandi stranieri con grande potenziale economico che aiutano a far parte del giro europeo e mondiale. Questa è la conseguenza normale di quella che ormai è l’evoluzione mondiale del tempo. Prima per andare in Asia ci volevano 48 ore, ora basta poco.

Ranieri ha vinto la seconda sfida di Champions League. Un po’ meno incisivo in campionato, ma il suo Leicester sta stupendo ancora. Cosa potrà dire questa squadra in questa stagione?
L’appetito vien mangiando. Io immagino già le parole che Ranieri dirà ai suoi ragazzi: “Nulla ci è proibito e perché non puntare al massimo risultato?”. Io ero abituato a dire: “Quanti cuori hanno gli avversari? E noi?” La riposta era sempre “undici”. “Vediamoci di mettere lo stesso cuore e di riuscire a vincere”. Ranieri viene da questa scuola e saprà convincere i giocatori che può arrivare anche fino in fondo.

Tra le tante esperienze, ha allenato anche il Benfica, avversaria questa sera del Napoli. Come vede questa sfida?
Io credo che prevarrà il Napoli anche se il Benfica ha una tradizione storica. Prima che gli azzurri diventassero una squadra forte sul piano tecnico, i portoghesi vincevano già le coppe in Europa. Oggi però il Napoli è ben allenato con giocatori internazionali, ha un allenatore saggio e credo che davvero possano prevalere.

Al Bayern ha avuto modo di allenare Matthaus: crede che in Italia un giocatore come De Rossi possa concludere la carriera da difensore come lui?
Io credo che possa succedere. Poi dipende dall’allenatore, se arriveranno nuovi giovani, dal progetto societario. Sul piano della qualità dico di sì, sul resto si tratta di un programma futuro di cui io sono all’oscuro e non posso sapere.

Infine una domanda su Atletico Madrid-Bayern Monaco. Il Bayern è sempre il solito schiacciasassi, ma negli ultimi anni sono stati gli spagnoli ad arrivare sempre in fondo alla Champions League: come potrebbe finire la sfida di questa sera?
Una partita sola può avere tanti risvolti: occasionali, casuali e di mentalità. Per arrivare in fondo ci sono ancora mesi di campionato che queste società non possono abbandonare e dovranno lottare su più fronti. Ci vuole una rosa ricca di molti giocatori, considerando gli eventuali infortuni e il tempo di attività di 10-12 mesi. Dipenderà anche da un momento favorevole di condizione psicofisica.
 
Con la collaborazione di Emanuele Celeste
 
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