Chinaglia nel cielo dei laziali

Un grave lutto ha colpito la Roma biancoceleste. A soli 65 anni, nella sua casa in Florida, si è spento Giorgio Chinaglia, lo storico bomber del primo scudetto della Lazio. A tradire Long John proprio quel cuore che era la sua principale caratteristica in campo ed a detta di chi lo conosceva bene, anche nella vita. Arrivava dall’Internapoli quel lungagnone di origine gallese dalle movenze un po’ goffe. Impiegò novanta minuti a fare innamorare il popolo biancoceleste. Quelli del suo esordio all’Olimpico con la maglia della Lazio. Quelli in cui siglò il gol dell’uno a zero che valse la vittoria contro il Milan.

Fonte: Wikipedia-Gaspo87
Correva l’anno 1969 e quella sarebbe stata solo la prima di tante reti con le quali Long John, come amava chiamarlo la sua gente, avrebbe riscritto la storia della Lazio. Erano gli anni in cui una squadra di folli guidata da Tommaso Mestrelli, aveva deciso di mettere fine ai continui saliscendi tra la A e la B e lanciare la sua rincorsa all’olimpo del calcio. Erano gli anni dei Pulici, Oddi, Wilson, Re Cecconi, Garlaschelli, Frustalupi. E di Chianglia, per l’appunto. Erano gli anni di quella Lazio fatta di risse e calci in allenamento, di spogliatoi separati, di pistole in tasca nel centro sportivo di Tor di Quinto. Di quella Lazio che però, quando scendeva in campo, non ce n’era per nessuno. E Giorgione ne era il trascinatore. Il leader indiscusso. Il simbolo di quella leggenda che ogni padre biancoceleste tramanda al proprio figlio. Era ribelle, capriccioso e stravagante Long John. Arrogante anche. Indelebile nel cuore dei tifosi laziali quella corsa a braccia alzate sotto la curva sud dopo un gol nel derby. Gli costò quasi il linciaggio quando, qualche giorno dopo, un gruppo di ultras romanisti lo aspettò sotto l’albergo nel quale alloggiava. Ma lui colse la sfida, come sempre faceva sul campo, scendendo ed affrontandoli viso a viso, senza tirarsi indietro. Giorgio Chinaglia era il grido di battaglia a quei tempi. L’urlo di rivalsa sociale e sportiva di una tifoseria. Il bomber che a suon di gol regalò alla Lazio il primo scudetto della sua storia. Era un tipo particolare Long John. Lo amavi o lo odiavi. E questo è il sentimento che per anni ha pervaso i cuori dei tifosi biancocelesti pensando a Giorgio Chinaglia. Dapprima in delirio per le sue gesta sportive. Poi sentitisi traditi per la fuga in America per inseguire i soldi dei Cosmos. Sedotti e poi abbandonati sull’orlo del fallimento in occasione degli anni della sua presidenza. Illusi da quella cordata mai esistita che gli è costata l’esilio per sfuggire la legge. Ma tutto passa in secondo ordine davanti ad eventi tragici come quelli di oggi. E resta solo l’amore. Hai fatto un brutto scherzo alla tua gente andandotene via così. Senza darle il tempo di salutare. Di perdonarti in uno di quei bei confronti faccia a faccia che tanto ti piacevano. Da guascone quale sei sempre stato, non potevi che scegliere il primo aprile per dire addio. Da oggi in poi il popolo biancoceleste, oltre alle tue gesta, racconterà di quando una domenica d’aprile, di quelle belle di primavera, hai imboccato il viale degli spogliatoi con la tua borsa in mano. Che sulla porta c’era Tommaso Maestrelli, con la sua solita sigaretta tra le dita, che ti diceva: “Dai Giorgio, sei sempre l’ultimo”. Che quando sei entrato sul rettangolo verde, hai trovato Re Cecconi e Frustalupi che già correvano intorno al campo. E che ti sei unito a loro. E che tutti intorno applaudivano forte. Ciao Giorgio.

Un pensiero riguardo “Chinaglia nel cielo dei laziali

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    2 Apr 2012 in 13:19
    Permalink

    era latitante

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