Mauro Zarate: “Con il Velez voglio vincere la Coppa!”

L’ex giocatore di Inter e Lazio è tornato quest’anno tra le braccia della sua gente in Argentina, al club in cui aveva esordito da ragazzo, il Velez Sarsfield, e mercoledì scorso ha segnato il gol della vittoria contro la Equidad, squadra colombiana, raggiungendo la qualificazione ai quarti di finale di Coppa Sudamericana.

Zarate Fonte: simple.wikipedia.org Autore: Andrew
Zarate
Fonte: simple.wikipedia.org Autore: Andrew

Intervistato ai microfoni di telam.com.ar Zarate si è detto fiducioso nella vittoria finale della sua squadra, che, dopo il turbinio di polemiche che lo aveva coinvolto durante la sua permanenza nella Lazio, sembra avergli restituito le soddisfazioni e la serenità che stava cercando: “Sono tornato al club per cercare di vincere un titolo. Significherebbe molto per vincere qualcosa con il Velez, e preferirei  fosse la Coppa.

Due giorni fa  l’argentino aveva concesso un’intervista a Goal Argentina, ripercorrendo la sua storia calcistica italiana. I primi due anni alla Lazio sono stati molto belli, poi dal terzo si è tutto complicato“, e alla fine del terzo anno arriva il prestito all’Inter: “Era un gran gruppo, ma ho avuto la sfortuna di firmare con un club così grande senza poter vincere niente. Vorrei andare in una squadra importante, ma per vincere, per stare bene ed essere protagonista. Troppa differenza con la Lazio? Forse, ma stando a Roma la Lazio è molto importante, è la capitale e si vive in modo molto intenso. Il derby è una partita diversa, è interessante l’attesa e la settimana successiva”.

All’Inter: “All’inizio le cose mi andavano bene, poi è cambiato tutto. Con Stramaccioni ho ripreso fiducia con il campo, giocando le ultime partite senza raggiungere l’obiettivo Champions. Cosa mi ha colpito dell’Italia? Ammiravo Zanetti e Maldini, oltre all’Inter di Mourinho”. Poi l’ultimo travagliato anno alla Lazio: “Quando sono tornato ho parlato con Lotito per andare via, ma mi disse che voleva cedermi in Russia. Io non ero interessato, quindi sono rimasto sei mesi fuori. Il tecnico mi ha fatto giocare due partite, poi mi ha detto ‘Fai quello che vuoi’. Così ho parlato con i dirigenti di una squadra (la Dinamo Kiev, ndr) ucraina, era tutto perfetto”.

Ma all’ultimo minuto cambia tutto: “Ho dovuto organizzare diverse cose con la Lazio, ci sono stati diversi disaccordi ed è saltato tutto. Era una bella sfida, giocavano in Champions. Non vedevo l’ora di giocare. Insistevo ogni giorno di voler andare via, ma cadevano tutte le possibilità. Quindi sono andato a processo, quello che mi hanno fatto era illegale. Così con il permesso della FIFA ho potuto continuare a lavorare. Ma è stato un anno durissimo, mi sono allenato sei mesi senza giocare. E altri sei mesi senza nemmeno allenarmi. E’ stato orribile. La mia famiglia mi ha fatto riprendere, invece di rinchiudermi in casa mi sono allenato da solo”.

Infine torna sul suo rapporto con Lotito e si divide tra accuse e pentimenti: “Mi rendo conto che avrei dovuto gestire differentemente i primi due anni alla Lazio. Ma c’è da dire che il presidente fece sì che gli ultras mi contestassero. C’erano degli striscioni che costavano una fortuna, i soldi non li mettevano loro. C’erano anche fuori dal nostro campo allenamento. Altri cartelli venivano rimossi, i miei rimanevano sempre intatti…”.

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