La storia del calcio, i grandi campioni: l’intramontabile Baggio

Un grande campione, un grande uomo dentro e fuori il rettangolo di gioco.

Roberto Baggio
Roberto Baggio

L’asso nella manica di ogni squadra, l’uomo spogliatoio, il punto di riferimento al quale tutti guardavano nei momenti di difficoltà, l’ispirazione, la giocata vincente che si tramuta in gol e fa esplodere i tifosi in un grido di gioia proprio quando ormai tutto sembrava essere già scritto. Questo è Roberto Baggio, un fuoriclasse di altri tempi, perno del calcio italiano e mondiale, stella che brilla ancora oggi nel firmamento della storia di chi questo sport l’ha scritto e vissuto in prima persona, sulla propria pelle. La leggenda del “Raffaello”, come è stato ribattezzato da Giovanni Agnelli, nasce in quel 18 febbraio del 1967: sullo sfondo un piccolo paesino veneto, Caldogno, che non sapeva ancora di aver dato i natali ad un grande talento.

La sua storia calcistica inizia proprio in quel piccolo paese di poco più di 11 mila anime: con il Caldogno si mette subito in mostra e a 13 anni passi nel Vicenza, a quel tempo militante in C1, per circa 500.000 lire. Una cifra “astronomica” per un adolescente ma la Lanerossi aveva visto bene: segna 110 goal in 120 presenze nelle formazioni giovanili ed il suo esordio in prima squadra avviene a 16 anni, il 5 giugno 1983 nella partita contro il Piacenza, persa per 1-0.

Tecnica, raffinatezza, eccellente capacità di impostazione, precisa visione di gioco, innato fiuto del gol, duttilità che gli permetteva di trovarsi a suo agio sia come trequartista che come seconda punta: queste solo alcune delle peculiarità che hanno contraddistinto la sua carriera. Dopo Vicenza Roberto approda infatti alla Fiorentina, grazie alla quale esordì in Serie A il 21 Settembre 1986 formando una coppia d’attacco formidabile con Stefano Borgonovo, insieme al quale nella stagione 88-89 mette a segno 29 goal nel meraviglioso binomio offensivo “B2”.

Il 1990 si rivela essere un anno magico per il “Divin Codino” data l’agognata convocazione in nazionale: indimenticabile nella storia di questo sport la spettacolare rete siglata durante il mondiale del 1990 contro la Cecoslovacchia, alla sua prima presenza partendo dal centrocampo e sgretolando letteralmente la barriera difensiva avversaria in quel che verrà considerato uno dei gol più belli di sempre. Inoltre, sarà l’unico calciatore italiano ad aver segnato in tre diverse edizioni dei mondiali.

 

Fonte: http://www.storiedicalcio.altervista.org/images/Italia_Cecoslovacchia_Baggio2.jpg - wikipedia.org - Whatnwas
Fonte: http://www.storiedicalcio.altervista.org/images/Italia_Cecoslovacchia_Baggio2.jpg – wikipedia.org – Whatnwas

Nello stesso anno, però, Baggio passa alla Juventus dove culminerà la sua consacrazione: l’idillio del capitano bianconero si protrarrà per cinque anni (200 presenze e 115 reti messi a segno) e regalò a Baggio uno splendido triplete tra scudetto, coppa Italia e Coppa Uefa nel 1993, anno che si concluse con la conquista del Pallone d’oro (è uno dei cinque italiani che l’hanno vinto insieme a Sivori, Rivera, Rossi e Cannavaro) e l’elezione di FIFA World Player.

La sua invidiabile carriera proseguirà a grandi ritmi tra Milan, Bologna, Inter e Brescia dove non gli riuscirà affatto impossibile lasciare il segno (con i rossoneri vinse lo scudetto nel 95-96 diventando uno dei sei giocatori della storia del calcio italiano ad aver vinto due campionati consecutivi con due squadre diverse) ma sarà anche perseguitato da numerosi infortuni al ginocchio destro, che lo costringerà a frequenti stop.

Il 28 aprile 2004 Baggio, in una pagina della nostra storia calcistica che si tinge di rammarico, all’età di 37 anni, decide di dire addio alla nazionale azzurra allora allenata dal ct Trapattoni: la sua ultima partita verrà disputata a Genova in occasione dell’amichevole Italia-Spagna, durante la quale, per l’ennesima volta, propiziò il gol dell’1-1 guadagnando un calcio di punizione finalizzato poi da Vieri.

Il 2004, però, è anche l’anno del suo definitivo ritiro dal calcio e per un fuoriclasse della sua levatura non ci si può che attendere un epilogo da campione: 16 maggio 2004, siamo alla “Scala del Calcio”, stadio Giuseppe Meazza in San Siro, si gioca Milan-Brescia. I rossoneri festeggiano lo scudetto conquistato quell’ anno con Ancelotti in panchina, quello stesso Ancelotti che anni prima non volle Baggio al Parma perché ritenuto una “copia” di Zola, ma gli occhi sono tutti puntati su lui, il “Divin Codino” che ha fatto innamorare tutta Italia. Il match si concluderà con il punteggio di 4-2 con Baggio che servirà un assist a Matuzalem per uno dei due goal delle rondinelle, ma poco conta: cinque minuti prima della fine del match, Mazzone decide di inserire Colucci proprio al posto del “Raffaello” ed inizia una vera e propria standing ovation. Tutta San Siro si alza in piedi per tributare uno dei più grandi della storia del calcio italiano, il tutto condito dall’abbraccio di Paolo Maldini ad un emozionatissimo Baggio, riassumendo in un interminabile battito di mani la carriera di una vera e propria leggenda.

Ad ampliare la soddisfazione di una vita vissuta sempre a cento all’ora, colma di successi e trionfi vi è anche l’impegno sociale e l’altruismo che Baggio ha sempre dimostrato in qualunque situazione, come testimonia la fondazione di un centro di cura e la sua nomina ad ambasciatore della FAO.

La sua personalità eclettica e talvolta difficile da interpretare, che molto spesso gli costò dissapori e rapporti conflittuali con gli allenatori, è però espressione di una grande umanità, un’intensa passione che da sempre lo spinge come fosse il vero e proprio motore della sua esistenza: “L’atteggiamento di fondo della mia vita è stata la passione. Per realizzare i miei sogni ho agito sempre spinto solo dalla passione. La passione muove ogni cosa, è una forza davvero straordinaria. Coloro che fanno sforzi continui sono sempre pieni di speranza. Abbracciate i vostri sogni e inseguiteli. Gli eroi quotidiani sono quelli che danno sempre il massimo nella vita”.

Un modello da imitare, l’emblema del Calciatore, un uomo di solidi principi: questo è Roberto Baggio.

                                                                                                                                                  Giovanni Mazzola & Valeria Cardarano

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