A tutta tattica – Zeman, il ritorno dello Jedi

Si può essere d’accordo o no con le posizioni dell’allenatore di Praga; indiscutibile è il fascino della sua figura di uomo solo contro tutti, anche a costo di una carriera più avara di trofei di quella di un Carrera qualsiasi.

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Roma è una di quelle piazze in cui ci vuole poco per esaltare (o deprimere) l’umore dei tifosi. Il ritorno di Zeman vale quasi quanto l’acquisto di un Cristiano Ronaldo nelle valutazioni del tifoso vero, quello più romantico, che si rifugia nei ricordi per soffocare le tante delusioni (calcistiche, è ovvio).

In fondo della tattica di Zeman è già stato detto tutto. Il suo 4-3-3 è un dogma, né più, né meno. Il successo delle sue squadre è dipeso di volta in volta dall’entusiasmo, dalla condizione atletica, dai troppi gol concessi all’avversario.

Perché stavolta le cose dovrebbero andare diversamente? Davvero questa nuova Roma potrebbe essere in grado di vincere qualcosa di importante?

Il boemo è sempre lui, ma allo stesso tempo è cambiato. Naturale che sia così, il tempo passa non a caso. Lo scorso anno, il Pescara che ha trionfato in serie B ha dimostrato una maturità e una continuità notevole per tutto l’arco della stagione. Questa consapevolezza è l’x factor che caratterizza una squadra vincente. In un campionato in cui le milanesi limitano gli investimenti, la Roma potrebbe recitare un ruolo da protagonista. Magari in diretta competizione proprio con la Juve. Prepariamoci ad una partita lunga tutto il campionato e soprattutto non limitata al solo campo di gioco.

 

Sabatini, DS dei giallorossi, ha consegnato a Zeman una squadra completa sulla carta. In due anni l’organico è stato totalmente rivoluzionato, con i soli punti fermi Burdisso, De Rossi e Totti.

Difesa La difesa di Zeman è alta, per questo spesso rischia troppo.

Stekelemburg alla fine è stato confermato; di fatto è l’unico reduce della difesa dello scorso anno. Se riusciranno a coprirlo meglio magari quest’anno potrà evitare qualche cartellino rosso di troppo. Burdisso è tornato a guidare la linea difensiva; la scorsa stagione è mancato tantissimo uno come lui. Ora è affiancato da Balzaretti (una certezza), Castan (fresco vincitore della Libertadores) e Piris, pupillo di Sabatini, uno che i giocatori li sbaglia raramente. I terzini, in questo modulo, hanno il compito di dare ampiezza alla manovra e di arrivare in fondo per crossare (il mancano a sinistra e il destro a destra).

Centrocampo Il mediano centrale ricomincia l’azione. Gli intermedi collaborano con terzini e attaccanti esterni per dare velocità e profondità alla manovra; inoltre devono avere i tempi di inserimento in area per trovare il gol. De Rossi al centro non è in discussione. Pjanic merita fiducia. Bradley è apprezzatissimo dagli addetti ai lavori.

Attacco Il Boemo fa giocare sempre tre attaccanti mobili, che non danno MAI le spalle alla porta avversaria. Il mancino gioca a destra e il destro gioca a sinistra. Così possono rientrare per il tiro e possono lasciare lo spazio per il cross ai terzini.

Zeman ha riportato Totti sull’esterno, come 13 anni fa. Solo lui può permettersi di cambiargli la posizione senza incorrere nelle sue ire (e in quelle della Curva Sud). Non solo: udite udite, la cosa funziona anche abbastanza bene. Certo il Capitano dei giallorossi non brillerà per i suoi inserimenti, ma come butta dentro i palloni filtranti lui nessuno lo sa fare (a parte Pirlo forse). Osvaldo ha la possibilità di affermarsi definitivamente; Lamela, mancino naturale, può trovare quella continuità e concretezza che lo renderebbero un giocatore fortissimo. D’altronde il talento c’è, va strutturato.

Questa Roma promette bene. I tifosi della Sud sono autorizzati a sognare.

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