La Storia del Calcio-77 anni e non sentirli: auguri Giacomo Losi, ‘Core de Roma’

Auguri a Giacomo Losi. Natio di Soncino, poi naturalizzato Core de Roma, fu bandiera e colonna della Roma anni ’60, vincendo la Coppa delle Fiere nel ’61 e ben due Coppe Italia.

Fonte: Wikipedia

“CORE DE ROMA” – Modesto e semplice fuori dal campo, quel giovane ceduto alla Roma nel 1955 per otto milioni dopo due stagioni trascorse alla Cremonese, sul campo da gioco si sarebbe dimostrato osso duro, tenace, ma allo stesso tempo esempio assoluto di correttezza. Mai espulso ed ammonito una sola volta, quel terzino soprannominato Core de Roma – dopo un goal alla Sampdoria, da infortunato – fece ben presto impazzire il tifo capitolino, conquistando la fascia da capitano nel 1961.

LE VITTORIE – Oltre alla Coppa Italia vinta nel ’64 in finale col Torino e a quella conquistata nel ’69, fu la Coppa delle Fiere il primo, vero trofeo dell’ex numero cinque giallorosso. La coppa – giunta a Roma nel ’61, quando Losi aveva appena 26 anni – portò entusiasmo non solo nella vita del giovane difensore, ma nell’intero ambiente romano. Per lui oltre ai trofei anche il record – ormai vinto da Francesco Totti – per il maggior numero di presenze con la maglia giallorossa (386, spalmate in quindici stagioni a Roma).

“PALLA DI GOMMA” – Soprannominato Palla di Gomma dal giornalista sportivo Maurizio Barendson, il romanista – già pilastro degli azzurri – fu convocato per i Mondiali del 1962 in Cile. Dopo l’esperienza da titolare nel Mondiale Losi chiuse con la Nazionale a soli ventisette anni, fuori dai piani del nuovo ct Edmondo Fabbri. Per lui quindici presenze totali ed una partita da capitano, all’Heysel di Bruxelles contro il Belgio.

LA COLLETTA DEL SISTINA  Ma come in ogni carriera che si rispetti, non saranno solo le soddisfazioni a farla da protagonista. Con la Colletta del Sistina la Roma – e Losi stesso – vissero quella che ad oggi è ricordata come la pagina più triste della storia giallorossa. Nel Natale del 1964 la gestione del conte Marini Dettina stava precipitando verso il fallimento. I mancati stipendi di Novembre spinsero i giocatori ad uno sciopero senza precedenti, bloccato solo dal tempestivo intervento della Lega Calcio. In mancanza di fondi, la trasferta di Vicenza divenne irrealizzabile per gli uomini di Juan Carlos Lorenzo, nuovo allenatore di questa Roma in caduta libera.  Il conte, dal canto suo, affezionato com’era alla sua Roma tentò il tutto per tutto. E proprio da un’idea del tecnico argentino (incentivata dal tifoso e commediografo Pietro Garinei) la Roma, con Losi in prima fila, chiese carità al teatro Sistina. Il capitano compì l’atto più arduo: afferrò un secchiello da ghiaccio e percorse i corridoi della sala, raccogliendo un milione e mezzo di lire (per la società si parlava di un deficit di qualche miliardo). Losi avrebbe poi confessato di aver provato il timore di morire di vergogna.

IL RITIRO – Tra la disperazione e la speranza dei sedili del Sistina Losi, nel suo momento più tragico, entrò definitivamente nel cuore del tifo romano. Fu l’arrivo di Helenio Herrera, però, a complicare i piani de “il Piccoletto, in pieno conflitto con il tecnico franco-argentino ed improvvisamente relegato ai margini della squadra. Decisiva fu, tra le altre cose, la morte di Giuliano Taccola, suo compagno alla Roma di Herrera, il quale accusò un malore negli spogliatoi e morì, al termine di una gara con il Cagliari, per un attacco cardiaco. A 34 anni Giacomino Losi non solo lasciò la Roma, ma anche il calcio giocato: con 386 presenze di cui 299 da capitano. La carriera da allenatore non gli rese giustizia quanto quella da giocatore; da evidenziare, però, una promozione in Serie B con il Bari.

Per il popolo della Capitale è e rimarrà sempre il Cuore della Roma. Quella Roma vincitrice della futura Coppa UEFA ed Europa League, quella Roma che mai aveva sfiorato il tricolore, ma tanto aveva fatto sognare i tifosi. Quella Roma dai valori che oggi, forse, in troppi non incarnano più.

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