L’Arbitro e la lotta per la sopravvivenza: l’ennesima caduta del nostro calcio

È ormai chiaro a tutti che il calcio italiano sta attraversando uno dei momenti più bui di sempre.

Arbitro Orsato - Fonte ACF Fiorentina
Arbitro Orsato – Fonte ACF Fiorentina

Il livello tecnico/tattico è sceso vertiginosamente, le società hanno un potere d’acquisto molto inferiore rispetto alle altre Big d’Europa, e le squadre italiane nelle competizioni europee, fanno solo da spettatrici. Tuttavia, ad aggravare ulteriormente la situazione, si è da poco aggiunta un’altra vera e propria piaga: la violenza sempre più frequente nei confronti degli arbitri. Ebbene si, se ancora non avevamo toccato il fondo, adesso, ci siamo quasi.

In quest’ultimo periodo, l’inveire verbale e fisico nei confronti degli arbitri, in italia, è ormai diventato un problema non da poco, impossibile da ignorare. È sotto gli occhi di tutti infatti, il recente aumento vertiginoso delle aggressioni non più solo verbali, ma fisiche, nei confronti degli arbitri delle serie minori. Non ultimo, il giovane fischietto aggredito durante una gara di eccellenza sarda, tra Sanluri e Tortolì, addirittura da parte del presidente della società di casa. Insomma una situazione non da poco, alla quale la FIGC e l’AIA, stanno cercando una soluzione drastica.

Ma il problema è reale? Sono davvero così tante le aggressioni, o è solo l’argomento giornalistico del momento? La redazione de “L’Arbitro“, ha dato una risposta a queste domande, analizzando alcuni dati inerenti il numero di aggressioni nelle ultime 5 stagioni, evidenziando numeri a dir poco sconcertanti. Si evince, infatti, che dal 2009 ad oggi le aggressioni siano state in totale 2323, di cui 630 nella stagione 2010/2011 (picco più alto), fino a scendere a 375 nella stagione 2013/2014, dove 303 risultano aggressioni gravi con prognosi.

Storico aggressioni 2009/2014 - Fonte: L'Arbitro
Storico aggressioni 2009/2014 – Fonte: L’Arbitro

Dati a dir poco allarmanti, che evidenziano quanto sia reale e grave questo “nuovo” fenomeno del calcio italiano. I fischietti italiani, sono stufi, come si nota anche dalle dichiarazioni di Marcello Nicchi, rilasciate per la rivista “L’Arbitro”, in cui il presidente nazionale dell’AIA ha detto: “Gli arbitri non si sono mai fermati, neppure durante la guerra. Oggi potrebbero dire basta non soltanto a parole?  tengo ancora una volta a ribadire che la misura è colma, i giovani arbitri del mondo dilettantistico non sono più disposti a subire atti di brutale violenza, al punto che non mi sento di escludere questa ipotesi. Se la violenza avviene da parte di un presidente, come a Sanluri, non dovrebbe scattare la radiazione delle squadra dal campionato, invece del DASPO per qualche anno? Questo ultimo episodio è talmente grave che mi trova del tutto d’accordo sui più drastici provvedimenti. Quale esempio può dare ai giovani d’oggi un fatto simile? specialmente di questi tempi. Il giocatore dell’Inter Vidic, dopo due giornate ha denunciato il cattivo gioco che si svolge in Italia, tra simulazioni e scorrettezze. Possibile che non ci sia un rimedio a tutto questo?  Ho ripetuto più volte che il problema viene sottovalutato. In Italia spesso vengono comminate giornate di squalifica che poi in appello vengono sempre ridotte o annullate. In paesi culturalmente avanti a livello sportivo, addirittura chi simula viene fischiato e preso in giro, immaginate se venisse picchiato un arbitro! In questi paesi non si preoccupano neanche di conoscerne il nome, perché sono del tutto indifferenti. Da noi si rivendica anche l’errore più banale avvenuto cinque anni prima. L’arbitro in campo rappresenta la legge e l’istituzione: ritiene appropriate le sanzioni previste, in caso di aggressione ad un arbitro? Assolutamente no, il Consiglio Federale dovrebbe iniziare subito ad utilizzare le norme in suo possesso ma mai applicate: non concedere più la gratuità del servizio arbitrale alle società incriminate di tale reato; versare nelle casse dell’AIA le somme provenienti da sanzioni pecuniarie, utili per la crescita delle sezioni e per la formazioni dei giovani arbitri. Inoltre, quando accade una violenza fisica e l’arbitro è costretto a rivolgersi al pronto soccorso, ricevendo dei giorni di prognosi, si squalifichi subito quel campo, per un numero di turni pari a quelli di prognosi dati all’arbitro”. 

Parole chiare, ricche di rabbia, che lasciano intendere che le soluzioni al problema ci sono, e che basta solo applicarle. Il perché non avvenga però, non è facile da comprendere, ma una cosa è certa, gli arbitri sono stufi, e determinati a cambiare questa situazione una volta per tutte. Non sarà facile, e neanche celere come cambiamento. Per il momento, i nostri cari fischietti italiani, dovranno continuare a lottare nelle giungle dei campi di periferia, e riuscire a correre più veloci di tutti, non solo per seguire l’azione di gioco, ma anche per salvarsi la pelle in caso le cose si mettano male.

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