Atalanta, Colantuono: “Prima la salvezza, poi si può puntare in alto. I giovani sono il futuro della squadra”

Stefano Colantuono, mister dell’Atalanta rivelazione di questo campionato, concede un’intervista in esclusiva a La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole.

Fonte immagine: Roberto Vicario

 

Stefano Colantuono, tra penalizzazioni e infortuni non è stato un anno facile. Ma la stagione volge al bello.
«Finora è stata un’ottima stagione, soprattutto per come si prospettava. Ma non esaltiamoci troppo e non celebriamo cose che non abbiamo ancora raggiunto».

 

I 37 punti (43 sul campo) però valgono quasi la salvezza. E forse altri obiettivi.
«La classifica virtuale ci indurrebbe a pensare a qualcosa di diverso, ma quella reale ci dice che la salvezza, a quota 40, è un’opera ancora da completare. Le sorprese sono dietro l’angolo, non dobbiamo abbassare la guardia».

 

Questa Atalanta però ha qualcosa in più.
«La grande unità di intenti. Termini di cui si abusa, ma qui è realmente così. Qui la polemica è abolita. Per dire, chi non gioca di solito è scontento. Non all’Atalanta. Dall’inizio tutta la squadra ha dimostrato una grande voglia di votarsi alla causa. Poi i risultati ci hanno dato una mano, ma li abbiamo ottenuti grazie a quello spirito. E non è solo perché siamo partiti penalizzati: la verità è che una penalizzazione porta solo problemi».

 

Poi serve il gioco, forse l’aspetto più sottovalutato di questa Atalanta.
«Buttare il cuore oltre l’ostacolo non basta. Serve organizzazione di gioco, fare le cose per bene. E noi ci siamo riusciti».

 

Tifosi e società hanno contribuito.
«Abbiamo fatto blocco tutti insieme. Fuori dallo stadio c’è una scritta: “la maglia sudata sempre”. Ecco, noi l’abbiamo sempre fatto. E così abbiamo conquistato i nostri tifosi».

 

Nel 2006-07 ha stabilito con l’Atalanta il record di punti in A: 50. Somiglianze con la squadra attuale?
«Tante: dalla voglia di fare al 4-4-1-1 come sistema di partenza. Ma quest’anno forse a livello difensivo abbiamo fatto qualcosa di più».

 

In cosa potete migliorare?
«Tutto è perfettibile. Diciamo che in qualche partita avremmo potuto sfruttare meglio le ripartenze. Ma chiedere di più a questi ragazzi sarebbe ingeneroso».

 

Denis è stato un fattore decisivo con i suoi 15 gol. Lo conosceva?
«Mi è sempre piaciuto molto. Ad aprile-maggio 2011, quando si cominciava a pensare alla Serie A, si parlava di rinforzi e io spesi il nome di Germán. Ma sapevo che sarebbe stato difficile averlo. Poi arrivò Pierpaolo Marino, e per l’Atalanta è stata una grande fortuna. Ha concluso l’affare Denis e ha fatto crescere l’intero staff. È un dirigente accorto, esperto, che dà serenità».

 

Consigli, Cigarini e Schelotto sono da Nazionale?
«Non mi permetto di dare consigli a un grandissimo allenatore come Prandelli. Di certo stanno facendo una grande stagione».

 

Paura che ve li portino via?
«Ma la filosofia dell’Atalanta è questa. Padoin è andato alla Juve perché era una grande opportunità ed era giusto dargliela. Lo faremo anche per loro, se arriveranno offerte da squadre di un gradino superiore all’Atalanta. E sono poche, perché l’Atalanta potrebbe diventare presto come l’Udinese e sistemarsi alle spalle delle big».

 

Si parla tanto di Montella, ora Stramaccioni, lo stesso Conte. Poco di Colantuono.
«Non vivo di queste cose, mi creda. E poi, per l’età, io non rientro più nella categoria degli emergenti. Gli addetti ai lavori però sanno la storia di un allenatore».

 

A proposito di giovani, l’Atalanta è famosa per lanciarne parecchi.
«E infatti Bonaventura ha giocato tanto, anche se nella seconda parte ha avuto un appannamento. Ora c’è Gabbiadini, magari presto toccherà a Minotti, che è fortissimo: ho insistito per tenerlo con noi e farlo crescere invece di mandarlo in Lega Pro».

 

Ha ancora qualche timore sul fronte giustizia sportiva?
«In A, finora l’Atalanta è stata l’unica a pagare e a convivere con questo problema fin da luglio. Abbiamo già dato. Ora aspettiamo fiduciosi, non abbiamo nulla da temere. Anzi, magari mi aspetto di riavere qualcosa dal Tnas…».

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