Editoriale: Roma-Lazio, mai sconfitta fu più dolce per i biancocelesti

In principio era il 26 Maggio.
Questa frase, di religiosa ispirazione, contiene tante, troppe verità.

Fonte: Giorgio Catani
Fonte: Giorgio Catani

E’ fine, ma anche inizio; è ricordo, ma anche attualità; è euforia, ma anche torpore. Fatto sta che da quel giorno, la vita di ogni laziale è cambiata. Eccome se è cambiata…
Prima di ogni derby le notti sono insonni, l’umore è nervoso e l’ansia la fa da padrone. Invece questa volta no, questa volta non è stato così, perché il 26 Maggio ha definitivamente mutato il modo di affrontare un derby: niente più batticuore, trepidazione, niente di niente per i tifosi biancocelesti… Ma perché? Perché la stracittadina da vincere è stata vinta e tutto il resto non conta più.
Il 26 Maggio è stato un vero e proprio giro di boa, per tutta la storia della Lazio. E’ stata la quiete dopo tanti anni di tempeste. In 113 anni non s’era mai vissuto un periodo del genere: niente più sfottò dei lupetti romanisti, niente più “Ma se sete nati 27 anni prima perché nun ve sete chiamati Roma?”, niente più spiegazioni attinenti, del tipo: “Guarda che nel 1900 non ci si poteva chiamare col nome della propria città!”
Niente.
Per quattro mesi Roma è vissuta placida e tranquilla, ma solo apparentemente: i lupi nelle tane progettavano la propria vendetta, pregustando il momento in cui sarebbero tornati a scorrazzare liberi. Hanno tramato per giorni e giorni, di nascosto, ed ora hanno concluso la propria vendetta.

 

Tralasciando per un attimo i sentimenti e passando ai dettami tattici, c’è poco da dire: la Roma aveva più fame ed ha portato a casa la vittoria. La squadra di Rudi Garcia ha manifestato una buona compattezza difensiva ed è stata superiore rispetto a una Lazio intorpidita e sonnolente. Petkovic ha gestito male la squadra, soprattutto nel secondo tempo quando, già sotto 1-0, ha sostituito l’infortunato Ciani con un altro difensore (Dias), per giunta freddo e fuori condizione. Sarebbe stato il caso di rischiare, magari mettendo un altro attaccante e spostando Ledesma in difesa, visto che da perdere c’era ormai ben poco. I giocatori, dalla loro, avevano ancora negli occhi la Coppa alzata quattro mesi prima: una coppa indimenticabile, per tutti i romani. Ora però è giunto il tempo di tornare alla realtà e di scrivere altre pagine di storia.

 

A questo punto, per concludere, il pensiero va a tutti i romanisti in festa. I tifosi della Lazio li guardano gioire così, con il sorriso stampato sulle labbra e con la consapevolezza di poter pensare: “Festeggiate, festeggiate pure… Ma la storia l’abbiamo scritta noi.”
Dall’altra parte però, nella testa dei romanisti felici, forse un pensiero sarà balenato… Quel pensiero che dice: “Ma non potevamo vincere l’altro, di derby?”.

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