Esclusiva-Fulvio Collovati: “Juve meno temuta in Europa. Difficile trattenere Insigne in Italia”

Ex difensore di Milan, Inter, Udinese, Roma e Genoa, nonchè campione del mondo ’82 con gli azzurri guidati da Enzo Bearzot, Fulvio Collovati ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Soccermagazine.it, esprimendosi sulle big del calcio italiano e non solo.

Fonte immagine: Redazione Campionatodeicampioni
Secondo lei perché la Juventus appare invincibile in Italia e poi fa così tanta fatica in Europa?
Innanzitutto perchè in Italia è la più forte, però fa fatica perchè probabilmente le nostre squadre la temono più di quanto la temano le squadre in campo internazionale. E’ un problema anche loro, mi sembra che sia una Juve più arrembante in campionato di quanto non lo sia in Europa, al di là delle occasioni che ha avuto col Nordsjælland. Mi sembra molto più tonica, ha più fame, è più vogliosa. Tra le squadre che affronta sono sicuramente meno impaurite quelle in campo internazionale, che la affrontano a viso aperto, di quelle in Italia che sono anche timorose di doverla affrontare.
 
Da ex difensore, come giudica il reparto arretrato della Roma, che appare un po’ eterogeneo tra buoni elementi e giovani ancora inesperti come Piris e Marquinhos?
Per giudicare il reparto difensivo della Roma bisogna giudicare come giocano le squadre di Zeman. E’ sempre molto più attento alla fase offensiva che difensiva. Giocano molto alte, per cui al di là delle qualità dei singoli è sempre molto difficile giocare in fase difensiva quando giochi in una squadra allenata da Zeman, perchè c’è rischio. Però, insomma, ci sono dei giovani, per esempio Marquinhos, di valore, che non possono fare altro che crescere.
 
Il Milan non ha mai avuto un andamento così negativo nell’era Berlusconi: lei vede qualcosa in comune con quello dell’ ‘81/82 che finì per retrocedere?
Direi di no. Qualcuno vuole, soprattutto in virtù dei risultati negativi, associarlo, accomunarlo a quel Milan. No, innanzitutto i giocatori sono diversi, poi era un campionato a due punti, non a tre punti e con tre punti hai più possibilità di recuperare. E poi il calcio è cambiato, allora c’erano solo certi metodi di gioco, adesso ad esempio Allegri, che è sulla panchina del Milan, ha detto che sta cambiando, da difesa a 4 a difesa a 3. Stiam parlando di trent’anni fa che si giocava sempre nello stesso modo, tutto lì.
 
Trova delle similitudini tra la sua esperienza e quella di Cassano, come lei passato dal Milan all’Inter?
Mah, direi di no. Cassano è passato dal Milan all’Inter in un’epoca in cui probabilmente non fa più scalpore. Cassano forse ha fatto scalpore per come è venuto, per il modo. Io fui uno dei primi, fece scalpore proprio perchè fui uno dei primi ad andare dal Milan all’Inter, però, insomma, non trovo analogie, anche perchè ormai ci si è abituati a questi cambiamenti.
 
Da qualche anno i napoletani si interrogano sulle mancate convocazioni in Nazionale di Paolo Cannavaro: lei che è stato un grande difensore, come si esprime su questo argomento?
Mi esprimo solo per un fatto di età. Insomma, mi pare che non è più giovanissimo, e allora Prandelli vuole puntare soprattutto su, vabbè, il gruppo Juve e soprattutto poi sui giovanissimi tipo Ranocchia, tipo Ogbonna, per guardare al futuro, altrimenti sicuramente meriterebbe la convocazione pure lui.
 
Secondo lei il calcio italiano, che sembra non avere più nuovi Totti e Del Piero, sarà in grado di trattenere una giovane promessa come Insigne, che ha già gli occhi di mezza Europa addosso?
Se dovessi rispondere in questo momento direi di no. Bisogna chiaramente aspettare degli anni. Il calcio italiano adesso non è in grado di trattenere… o meglio, è in grado di trattenerlo adesso. Adesso, in questo momento. Perchè? Perchè probabilmente adesso verrà dato spazio a questi giovani, ma in prospettiva futura, se i guadagni scenderanno sempre, sicuramente sarà attirato dagli sceicchi, dagli arabi, dal campionato inglese, spagnolo e francese, ma questo è normale.
 
Qualche mese fa abbiamo intervistato Ciccio Graziani, che ci ha rivelato di non gradire oriundi in Nazionale (clicca qui per leggere). Lei come si pone sulla questione?
La penso un po’ come lui, ma non è questione di gradimento, è questione che parto sempre dal presupposto, forse per un fatto così, di amor proprio, che la nostra Nazionale, quella dell’82, era fatta di giocatori italiani. Io non ho nulla contro gli stranieri eh, vorrei chiarirlo, però per un fatto di amore per la maglia preferisco pensarla come Graziani.
 
C’è magari qualche giocatore italiano od anche oriundo passato sottotraccia che consiglierebbe alla Nazionale di oggi?
Oriundi adesso non mi vengono in mente, ormai fanno presto a naturalizzarli italiani. Tra gli italiani penso che in questo momento quelli in Nazionale siano i migliori, non è il caso di fare altri nomi, sono il meglio che c’è nel nostro campionato.
 
Per concludere: nell’ ‘82 lei ha vinto un Mondiale. Al di là delle emozioni, può dirci qual è il primo pensiero che attraversa la mente di un atleta che sale sul tetto del mondo?
Quando sono uscito dal Bernabeu ho pensato alla mia famiglia, ai miei genitori. Ho detto: “Chissà che soddisfazione avranno adesso!”. Poi dopo, vabbè, ti rendi conto che la cosa non si limitava lì, tutto il mondo a distanza di 30 anni ti celebra ancora, per cui, insomma, descrivere le emozioni interiori penso sia difficile.
 
Parte dell’audio dell’intervista sarà proposta Martedì 30 Ottobre su Capri Event alle 19:00, durante la trasmissione “Sorrisi e Palloni”.
 
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