Esclusiva-Mikaela Calcagno: “Juve meno continua dell’anno scorso. Convocherei Paolo Cannavaro in Nazionale. Sarei andata avanti con Zeman”

Giornalista affermata da anni e volto femminile principale di Mediaset Premium, Mikaela Calcagno ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Soccermagazine.it. Mikaela ha parlato con noi di diversi temi d’attualità del calcio italiano, discorrendo della Serie A e non solo.

Fonte immagine: @mikymali - Twitter
Fonte immagine: @mikymali – Twitter
Secondo lei qual è la differenza tra la Juventus di quest’anno e quella perfetta dell’anno scorso, a parte la Champions?
Beh, non si può dire “a parte la Champions” perché io credo che la Champions sia una cosa determinante nel campionato della Juventus, come lo è stata per il Napoli. Oggi, se guardiamo la classifica del Napoli, vediamo che ha 15 punti in più rispetto all’anno scorso e penso che quei punti derivino proprio dal fatto che l’anno scorso faceva la Champions League. Tra l’altro al Napoli era capitato un girone davvero impegnativo, per cui io penso che comunque chi fa la Champions League inevitabilmente qualcosa perda in campionato, perché ci sono più partite, perché c’è meno tempo per recuperare, perché comunque inevitabilmente si deve pensare anche ad un po’ di turnover, quindi credo che sia la Champions l’ago della bilancia. Poi è vero che forse la Juventus è meno continua rispetto a quella dell’anno scorso; l’anno scorso aveva una marcia inarrestabile, quest’anno invece ha perso delle partite e soprattutto ha sofferto in due partite: all’andata con la Fiorentina e in casa contro l’Inter, però credo che la Champions sia quel qualcosa che in questo momento può distogliere un po’ sia psicologicamente sia fisicamente i giocatori bianconeri, perché penso che dopo ci sia un dispendio di energie maggiori rispetto a quello che c’è stato l’anno scorso, quando c’era una Juventus che pensava sì anche alla Coppa Italia, ma soprattutto allo scudetto come primo obiettivo.
 
Lei crede che Cavani rimarrà a Napoli ancora per tanti anni o dipenderà tutto da un’eventuale vittoria dello scudetto nei prossimi campionati?
Io credo che in questo momento l’obiettivo principale di Cavani sia vincere con la maglia del Napoli. Perché è arrivato a Napoli, sta facendo benissimo, è un beniamino del pubblico perché si è conquistato tutto quello che ha a suon di goal. Inevitabilmente quando un giocatore segna così tanto, quando un giocatore fa così reparto da solo, poi si tira addosso l’attenzione di tutta Europa, quindi io credo che sia anche poi difficile resistere alle tentazioni come il Barcellona, il Real Madrid, al fatto di poter giocare con Messi oppure con Cristiano Ronaldo. Però io credo che in questo momento, davvero, poiché lui oltre ad essere un bravo calciatore è anche una persona molto seria, abbia in testa solo il Napoli e credo che se il Napoli dovesse vincere qualcosa di importante, comunque lui potrebbe rimanere a dire la sua per far qualcosa di importante anche in Champions League. Quindi penso che l’obiettivo del Napoli, il raggiungimento del traguardo – lui ha più volte parlato di scudetto – sia qualcosa che poi potrà far decidere a Cavani il suo futuro. Anche perché se dovesse vincere si parlerebbe di un ciclo all’inizio ed è difficile andar via quando un ciclo inizia, è più facile andar via quando un ciclo si chiude.
 
A Napoli molti si interrogano sulla mancata convocazione di Paolo Cannavaro da parte di Prandelli, che in 3 anni ha chiamato moltissimi centrali anche non giovani tranne lui. Lei come lo spiega?
In Italia siamo un po’ tutti commissari tecnici, ognuno ha la sua formazione ideale, ognuno avrebbe convocato altri giocatori. Lui ha puntato su un pacchetto di difensori: è vero che fa esperimenti, è vero che comunque ha sempre aperto a nuove convocazioni, al momento non ha ancora convocato Cannavaro e probabilmente per il suo gioco, per quello che pensa Prandelli, in questo momento ci sono tanti elementi che possono essere più utili. Io personalmente lo convocherei Paolo Cannavaro, però poi, insomma, non sono io il commissario tecnico della Nazionale, sta a Prandelli scegliere, il campionato dice che comunque ci sono tanti difensori forti e fare delle scelte non è mai facile.
 
Qual è il suo pensiero su Balotelli? Crede che il personaggio sia troppo gonfiato o che comunque il giocatore abbia qualche macchia?
Io credo che sia un ragazzo di 20 anni, con un carattere senza dubbio particolare, con una storia particolare, ma io credo che ci sia anche troppa attenzione addosso, perché poi ogni cosa che fa Balotelli è elevata all’ennesima potenza, lui ha i fari puntati fissati da anni e pertanto ovviamente si dovrebbe cercare di fare anche attenzione, però io credo che, insomma, siamo sempre lì a vedere cosa ha fatto Balotelli, cosa ha detto Balotelli. Cioè, lasciamogli fare quello che vuole fare, lasciamolo giocare a calcio, io credo che il calcio ed il rettangolo verde siano casa sua, il suo posto ideale, il suo ambiente ideale, là dove si esprime meglio. Io credo che sia un campione e che possa diventare uno dei più grandi campioni come spesso i suoi allenatori hanno detto. Certo, lasciamolo maturare e poi vediamo. Lui ci deve mettere del suo, però sarebbe anche giusto, quindi non può essere detto solo quello è Balotelli fuori dal campo.
 
Tra Milan ed Inter, quale società sembra vedere un futuro più roseo a Milano per i prossimi anni?
Sono due strategie diverse, anche se poi, insomma, ultimamente per certi versi si somigliano. Sono due squadre che stanno puntando sui giovani, sono due squadre che in qualche modo si stanno ricostruendo. Non è facile perché da una parte c’era un’Inter vincente, che vinceva tutto, con molti campioni del “triplete” che piano piano stanno andando via, quindi poi trovare nuovi giocatori, farli crescere, ci sono stati anche cambi di allenatore… per cui è un’Inter che ancora si deve trovare, ancora deve trovare una sua vera identità, ovviamente è un’Inter, insomma, rivoluzionata. Il Milan lo stesso, perché il Milan quest’estate ha detto addio a tanti senatori, che erano lì da tanti anni, mi riferisco a Nesta, mi riferisco a Gattuso, a Seedorf. Per vincere ci vuole anche tempo, per costruire un progetto vincente ci vuole tempo. Certo, il Milan in questo momento ha gli attaccanti della Nazionale, Balotelli ed El Shaarawy, e questo potrebbe essere un punto di forza, anche se comunque nel campionato si racconta di un certo equilibro, perché comunque al di là della partenza del Milan, che è partito un po’ in ritardo, adesso vediamo che domenica dopo domenica ci sono classifiche che dicono l’Inter ed il Milan a pari punti, poi l’Inter allunga, poi allunga il Milan, quindi, in questo momento, insomma, stanno rispecchiando un andamento di campionato. Devono ricostruire. Devono ricostruire quello che stavano facendo e per questo ci vuole tempo.
 
Secondo lei è stato giusto esonerare Zeman considerando anche che il suo andamento sia stato analogo a quello di Luis Enrique, che è rimasto fino a fine stagione?
Non me ne voglia Andreazzoli, ma io sarei andata avanti con Zeman, perché quando si decide di sposare un progetto poi il progetto si porta fino alla fine, anche perché l’anno scorso non c’era stata pazienza fino alla fine con Luis Enrique, anzi, poi alla fine è stato anche il tecnico a dire che non se la sentiva più di andare avanti, più volte la società aveva fatto capire che sarebbe andata avanti con Luis Enrique. Quello che sarebbe successo non lo sapremo mai, però si è deciso per Zeman ed è un esonero che sinceramente mi ha un po’ stupito: credevo che comunque ci potesse essere la pazienza di arrivare fino a fine anno, e poi di tirare le somme. Certo che guardando poi dal punto di vista dei dirigenti della Roma, pensare di nuovo ad un anno senza coppe – mi riferisco non solo alla Champions League, ma anche all’Europa League – è un danno economico, quindi avranno cercato sicuramente, con un cambio di allenatore, di dare un po’ una smossa. A volte i cambi di allenatore sono delle spinte emozionali che caricano un po’ il gruppo. Alla prima non è andata bene però auguriamoci di vedere una Roma protagonista, perché la Roma che si giocava gli scudetti, le Supercoppe e le Coppe Italia con l’Inter un po’ ci manca. Ha un grande pubblico, ha dei grandi giocatori, e quindi, insomma, merita di calcare palcoscenici importanti, come quelli europei.
 
Secondo lei il calcio italiano riuscirà mai a trovare una soluzione importante al problema degli errori arbitrali?
No. Non credo. Non credo perché io sono un po’ più per la tecnologia, si parla molto dell’esperimento degli arbitri e quindi non mi sembra che le cose siano migliorate, anzi, mi sembra a dire il vero che ci sia grande confusione perché vediamo partite in cui gli arbitri addizionali sono determinanti, e quasi i protagonisti della direzione, ci sono altre partite invece dove magari subiscono la presenza o comunque la conoscenza di un arbitro più esperto che dirige. C’è grande equilibrio perché a volte ci sono arbitri rinomati, altre volte ci sono giovani comunque appena promossi dalla Serie B, quindi non è facile trovare una situazione di equilibrio. Poi io credo, dall’altro punto di vista, che il fatto di contestare, il fatto di vedere sempre complotti ed il fatto di far polemica ce l’abbiamo un po’ nel dna, è parte del nostro costume calcistico italiano, perché gli errori arbitrali succedono in tutti i Paesi ma in nessun Paese, credo, vengono vissuti come in Italia. Fa parte un po’ della nostra cultura, al di là del fatto che comunque sia forse per certi problemi come il goal/non goal la tecnologia è indispensabile.
 
Per concludere, una curiosità: il mondo dell’informazione calcistica è costituito soprattutto da uomini. Può dirci se tra le donne c’è più rivalità o solidarietà?
Forse questo era vero una volta, che c’erano più uomini a fare il calcio. Probabilmente, numericamente in tutte le redazioni ci sono ancora più uomini, però viviamo di realtà televisive, e soprattutto anche di telegiornali con tanta presenza femminile, dunque non dico che le cose siano più in equilibrio, però, quantomeno, insomma, diciamo che stiamo recuperando. La rivalità io credo che esista tra uomini e donne, credo sia una cosa che fa parte del carattere, quando è una rivalità sana è giusta e deve esserci, quando non è una rivalità sana non fa bene a nessuno.
 
Una volta a Pardo abbiamo chiesto qual è il suo rapporto con Caressa (clicca qui per leggere). A lei possiamo chiedere qual è il suo rapporto con Ilaria D’Amico?
Ci conosciamo così, ci siamo viste qualche volta allo stadio, qualche volta in posti pubblici. Non ho una conoscenza approfondita, ci siamo sempre salutate. Lei è una persona che mi ispira, così, a pelle a vederla così, però non ho una conoscenza. Per me è una brava professionista, io la stimo, la ritengo una persona positiva, ma non posso aggiungere altro perché non abbiamo proprio una conoscenza diretta. Comunque a me piace come personaggio, per come fa il suo lavoro.
 
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