Fiorentina, presentato il nuovo tecnico Paulo Sousa: voglio vincere insieme a tutta la “famiglia” viola

Sala stampa “Manuela Righini” dello Stadio Artemio Franchi di Firenze, inizia un nuovo ciclo per la Fiorentina, inizia l’era di Paulo Sousa nuovo allenatore della squadra viola.

Accompagnato dal Direttore Generale, Rogg, e dal DS Pradè, Sousa si presenta in maniera semplice e determinata.

Fonte: Federico Berni
Fonte: Federico Berni

Il Direttore Rogg, lo introduce come elemento scelto per “dare continuità al lavoro svolto fino ad adesso” e giustificando il “ritardo” nell’arrivo del nuovo tecnico come “segno di serietà di Paulo e della società stessa”.

Poi interviene riguardo a Mohamed Salah: “E’ in programma un incontro dopo-domani. Noi abbiamo esercitato l’opzione per il rinnovo del prestito, non è un segreto che ci sia una previa accettazione del giocatore. Abbiamo stabilito un contratto con il giocatore per gli anni a seguire, è ferma priorità della Fiorentina sedersi con i rappresentanti del giocatore e far valere tutti i contratti stipulati: con il Chelsea, e con il giocatore”.

Daniele Pradè: “C’è una canzone che dice: “Gli amori fanno dei giri immensi e poi ritornano“. Questa è una storia che era iniziata già 3 anni fa, poi le strade diverse. Perché Paulo Sousa? Perché è l’allenatore più adatto alla Fiorentina. E’ un allenatore voluto. Cercheremo di mettere in campo la nostra identità, quella della Fiorentina. Lo staff di mister Paulo Sousa è uno staff di altissimo livello, che a me ha colpito tantissimo per la metodologia di lavoro molto all’avanguardia. E’ quello che ci serviva. Dobbiamo fare le cose con passione, con pazienza e razionalità. Mentre gli altri fanno dei colpi che possono sembrare colpi di chissà cosa, noi dobbiamo fare cose che siano utili al nostro allenatore e alla nostra società. Siamo qui per dire che possiamo fare un lavoro nella maniera giusta”.

Il nuovo tecnico, dopo aver ringraziato la società ha dichiarato: “Voglio cercare di onorare il passato di questa società. Voglio che la mia ambizione, il mio coraggio, la mia passione, insieme a quella di tutta la “famiglia” viola, riescano a portare la squadra a raggiungere traguardi veramente importanti. Dalla mia parte molto lavoro, molta onestà, sperando anche ad un po’ di fortuna per arrivare a quello che vogliamo. Noi vogliamo far divertire, divertirci e godere tutta l’emozione che si ha nel vincere le partite“.

Che sensazione prova a tornare in Italia? “La sensazione è veramente buonissima. Io come calciatore sono diventato migliore e anche come persona. Diventerò migliore anche come allenatore. Mi vado a confrontare con colleghi di altissimo livello. Certamente aumenterò il mio livello. Consapevole di questa qualità, sono anche consapevole che questa sfida è bellissima e sono molto contento di arrivarci adesso”.

Lei ha vinto il Campionato in Svizzera e sostituisce un allenatore che non ha vinto il campionato ma ha fatto molto bene. Pensa sia difficile fare meglio di Montella o è sicuro di farcela? “Io sono stato un grandissimo fan di Vincenzo Montella e mi sento onorato di essere qui a questa società che ha gli stessi miei valori e che ha avuto come precedente Vincenzo che ha portato un calcio bellissimo e propositivo. Sono super onorato”.

Come immagina la sua Fiorentina? “Vogliamo essere consapevoli della nostra capacità, coinvolgere con grandissimo entusiasmo i nostri tifosi, cercare di fare gol e vincere le partite. Il calcio è fatto di risultati, ma non basta per me. Voglio vivere queste vittorie, con molto lavoro ma principalmente consapevoli delle nostre qualità per tutte le volte che andiamo in campo, coinvolgere tutti quelli che amano questa società e questa famiglia viola”.

Salah: “Io lo conosco abbastanza bene e l’ho analizzato già diverse volte, è un giocatore che ha fatto benissimo per questa piazza e è un giocatore da considerare assolutamente”.

Ha parlato con i Della Valle, qual è il traguardo della proprietà e quale quello che lei sente di individuare? “Il traguardo è sempre la conseguenza di un lavoro fatto, tutti insieme con la società dove non è importante solo il risultato oggi ma anche domani. Valorizzare il giocatore e farlo crescere porta di conseguenza a risultati sul campo. Il risultato finale è sempre conseguenza di un lavoro di qualità e noi siamo sicuri che insieme lo faremo“.

Come vede la società della Fiorentina? “Ho visto la società vicina come caratteristiche alle mie. Valori umani importanti. Ambiziosa. Consapevoli che la loro posizione è importante”.

Cosa ha pensato in questi 15 giorni, ha mai pensato che l’accordo potesse saltare?  Ha fatto anche sacrifici economici pur di arrivare alla Fiorentina? “Io non potevo prima parlare con il Basilea. Dovevo risolvere con loro. E sono grato alla Fiorentina, mi ha fatto sempre capire che ero l’allenatore giusto per il progetto. Ancor di più per questo cercherò di onorare il mio posto”.

Le scritte sul suo passato bianconero, le hanno dato fastidio? “Mi sento di dire che sono una persona di calcio, sono una persona d. Sono onorato e amo il calcio e ringrazio Dio di fare questo lavoro. Capisco che ci sono diversi tifosi che pensano a me come un ex giocatore della Juve ma pensano anche a me come un giocatore che l’ha battuta in finale e anche con il Panathinaikos. Vorrei che fra qualche anno si ricordassero di me come per un buon lavoro che abbiamo fatto insieme e, se possibile, anche che siamo arrivati insieme a qualche traguardo”.

Ha sentito Rui Costa che qui è stato un grandissimo e ha lasciato un gran ricordo? “Non l’ho sentito, ma so bene quanto bene lui voglia a questa città e a questo club. Lo venni a trovare quando eravamo avversari, ricordo l’accoglienza che gli riservavano i tifosi. Spero che la stessa gioia che Rui ha portato a questa città, a questo club, la possa portare anch’io e casomai portare anche qualcosa di più“.

Si è già fatto un’idea, pensa che Mario Gomez sia importante per questa squadra o pensa ad altre soluzioni? “Tutti i giocatori sono importanti, se rimangono. Ora devo prendere le misure quelle che sono le mie idee e quelle della società, in confronto alle aspettative che si vogliono raggiungere”.

Cosa le ha insegnato un anno in Israele visto che ha vinto un campionato con il Maccabi Tel Aviv? “Ovunque vado cerco di capire le persone, per essere coinvolto nel quotidiano. Israele vive tantissimo il calcio, arrivare a traguardi insieme è bellissimo. Io come leader di una squadra voglio arrivarci ovunque, spero di farlo qui”.

La squadra: pensa di doverla rifondare o pensa di avere dei punti fermi e riparte da quello che ha lasciato Montella? “Io sono sempre ripartito dai giocatori che ho avuto. Sono estimatore di Montella, ha fatto un calcio propositivo. Quando entro in un progetto non lascio mai quello che è stato fatto prima, cerco di prenderne il meglio e dare il mio input. Sono sempre i giocatori a dettare la squadra. Io voglio migliorare la psicologia, la cultura tattica dei giocatori, per vincere insieme”.

In che cosa si ritiene simile a Montella e in che cosa diverso? “Il suo calcio propositivo, il suo calcio impositivo, imporre il gioco non aspettando. Per arrivare a traguardi importanti il gioco deve essere impositivo. Mi identifico in questo, ci credo. E’ rischioso, sì, ma per arrivare a traguardi importanti credo nel proporre, non nel subire. Sono ambizioso, voglio questo dai miei giocatori. Se riusciamo ad avere intensità e consapevolezza della nostra qualità, riusciremo a prenderci questi rischi e vincere di più. Detto questo, voglio dare una mia impronta. Dare grandissima aggressività anche senza pallone. Dare coraggio alla squadra, personalità, carisma in quello che facciamo. Coinvolgere i tifosi: è fondamentale avere alchimia“.

Nei suoi metodi di allenatore ama a fare allenamenti a porte chiuse o anche a porte aperte? “Vogliamo i tifosi più vicini, capire i loro bisogni. Interagire anche in campo, loro devono essere un braccio teso in campo. Vogliamo trovare spazi in certi momenti di averli anche negli allenamenti”.

Le sue squadre giocano a una punta. E poi le sue squadre sono molto più pratiche ma non spettacolari. E’ così? E’ un suo convincimento fermo? “Io per fare gol, non è importante avere 11 punte. L’anno scorso abbiamo fatto meno gol solo di Real e Barcellona. Noi dobbiamo essere capaci di variare. Io punto sulla ricchezza tattica del giocatore, sul capire gli spazi, i compagni, gli avversari.. tante cose da capire, poi il modulo secondo me è qualcosa di statico. Il dinamismo invece ti porta qualcosa in più. Dobbiamo dare ad ogni giocatore la possibilità di migliorare”.

La Fiorentina in questi ultimi anni è arrivata 4a consecutivamente, è un’estate in cui si parla d grandi nomi e grandi acquisti delle grandi squadre. Quale sarà la chiave per poter tenere il passo di queste grandi squadre? “Ambizione, coraggio, consapevolezza. Senza limite. Se diamo il massimo raggiungiamo alti traguardi”.

Che tipo di valore aggiunto può essere la città di Firenze e che tipo di ricordo ha dei tifosi della Fiorentina, da quando vbeniva qua a giocare con le squadre in cui ha militato? “Credo che siamo simili, io e i fiorentini. Esigenti, autocritici. Io sono il primo ad essere esigente con me stesso, con i collaboratori. Voglio raggiungere traguardi importanti. La città è città d’arte, intelligente. Per questo abbinare intelligenza ed arte, anche nel nostro calcio, ci può aiutare a raggiungere cose belle”.

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