Inter, Ausilio a sorpresa: “Cassano non tornerà”

Piero Ausilio è stato ospite della puntata settimanale di “Inter Nos”, programma di Inter Channel.

Ausilio e Thohir (Fonte immagine: inter.it)
Ausilio e Thohir (Fonte immagine: inter.it)

Il ds nerazzurro ha risposto così, tra le tante domande, anche a quelle pervenutegli tramite i social dai tifosi. Tanti, dunque, i temi toccati da Ausilio, che spaziano dal mercato appena conclusosi al momento della squadra di Mancini in campionato. Ecco dunque cosa ha dichiarato il ds, come riportato da Fcinternews.it:
“Dal mio punto di vista non c’è mai stato un problema a parlare, bisogna essere chiari e onesti, avere la serenità di aver fatto il meglio possibile. So di aver lavorato duramente con la mia equipe, ci siamo confrontati e abbiamo deciso questo tipo di mercato sapendo le difficoltà finanziarie imposte. Sappiamo di aver fatto un buon lavoro. Due allenatori sono una difficoltà in più, in estate sono state fatte cose per una squadra costruita sul 3-5-2 con mister Mazzarri. Con Mancini sarebbe stato più facile continuare su quella strada, avrebbe trovato più certezze e giocatori utili per quel tipo di progetto. Abbiamo cercato di portare da subito qualcosa di diverso e i risultati si vedranno più avanti. Mancini porta una mentalità diversa e l’ha trasmessa a noi e alla squadra. oggi i risultati sono negativi ma i conti si fanno alla fine. Penseremo di aver costruito qualcosa di importante che durerà negli anni. Napoli? Noi avremmo preferito vincere, ci siamo andati vicini. Normale ci sia l’amarezza, non si andrà avanti in una competizione a cui si teneva. ma nelle analisi del giorno dopo noti che in campo c’erano 6 ragazzi nati dopo il ’91, compreso Santon che non si era mai allenato. Una prestazione autoritaria, con una ripresa che ci ha visti protagonisti. Abbiamo perso ma ci portiamo a casa cose positive che ci danno fiducia per il futuro”.

Dopo quante presenza scatta il riscatto di Schelottto del Chievo?
“Ci sono due condizioni: salvezza del Chievo e 25 presenze. Sta giocando bene e lì sono contenti. Questi contratti sono sempre più pieni di clausole, per il Chievo conta salvarsi e legare il riscatto alla continuità di rendimento. Per un addetto ai lavori è difficile mandare ragazzi altrove. Quando uno si abitua all’Inter è difficile fargli capire che per lui sarebbe meglio trovare continuità altrove, perché così potremmo prendere in considerazione il suo ritorno. Con Santon è andata così, era stato ceduto a titolo definitivo, ha accettato di fare un’esperienza all’estero e ora è tornato”.

Ti piace Schaer del Basilea? Con Murillo sarebbe una coppia interessante.
“Mi piace di più Murillo. Chiaro che Schaer è un buon giocatore, nazionale svizzero, ma ci serviva un giocatore diverso in difesa”.
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Speranze di prendere Cassano?
“Penso di no, in attacco siamo a posto così. Con Antonio ci siamo lasciati bene, sono rimasti rapporti splendidi ma non significa che a livello professionale tornerà. Abbiamo deciso di puntare sui nostri giovani in attacco”.

Senza gli introiti della Champions è possibile una cessione pesante?
“Non dobbiamo nasconderci, normale che in tal caso mancherebbero risorse per il nuovo mercato. Non ci sono indiziati maggiori, però per alcuni giocatori che arrivano è normale che qualcuno possa partire. A gennaio abbiamo fatto dei sacrifici, qualcuno come Bonazzoli è partito per una somma importante ma grazie a un gentleman agreement con la Sampdoria possiamo controllarne la crescita”.

Attendiamo le risposte della squadra.
“Noi siamo convinti che questa sia una buona squadra, non inferiore alle primissime. Ne ho avuto conferma 2-3 giorni fa. Se vai a Napoli con quella personalità e perdi per un infortunio di squadra, non individuale, vuol dire che quello che pensiamo è vero. La squadra ha valori, giovani di talento e può fare molto meglio”.

Soddisfatto degli acquisti?
“Sì, abbiamo fatto il massimo. Portare a Milano Shaqiri, Podolski e Brozovic, ma anche Murillo per cui c’è parecchio di concreto è stato importante. Siamo stati bravi ad anticipare la concorrenza, nel caso di Shaqiri a convincerlo del nostro progetto a medio-lungo termine. Poi io penso sempre che si poteva far meglio ma c’è soddisfazione”.

Nel comprare giocatori considerate l’aspetto mentale?
“Non ci sono schemi, bisogna sempre contestualizzare, cercare giocatori di qualità è importanti ma alla qualità vanno aggiunti personalità e carisma. Senza è difficile indossare la maglia dell’Inter e scendere in campo a San Siro. A volte ci si riesce, a volte quelle qualità i giovani le hanno ma hanno bisogno di fare esperienza. Serve pazienza, un ’94 non può avere il carisma di un Luis Figo. Il discorso è anche anagrafico, ma la personalità è una caratteristica di cui non si può fare a meno. Podolski? Non si può discutere, contro la Juve è venuto fuori il suo livello, ora sta pagando la scarsa continuità all’Arsenal. Gli serve tempo per avere una condizione che lo faccia esprimere, lui ha anche potenza e corsa, non solo carattere. Nel momento in cui si rimette in gioco all’Inter dimostra di avere carattere, lasciando Londra e l’Arsenal”.

Tre big e siamo a posto. Mancini sarà accontentato in estate?
“Con tre big siamo a posto tutti. Ma c’è una realtà diversa. Ma io ho il massimo rispetto verso i tifosi, non credo che l’Inter possa migliorare solo attraverso big da 30 milioni. Si possono trovare buone idee a costi inferiori e poi diventano big nell’Inter”.

Il contratto di Ranocchia verrà rinnovato?
“C’è una stretta di mano, per una serie di situazioni burocratiche non è stato ancora formalizzato ma a tutti gli effetti è prorogato e prolungato. Prima ho detto che non c’è mai un errore del singolo. Andrea l’ha fatto, ma il gol subito nasce prima. Dietro a ogni rete che si subisce c’è responsabilità comune. Andrea non deve dimostrare nulla, è serio e ha l’Inter nel cuore, sta giocando pur non essendo al meglio. A napoli più volte sembrava dovesse uscire perché era in difficoltà, invece ha stretto i denti. All’esterno certe cose non si vedono, ma per noi valgono tanto. L’errore va dimenticato, conta solo domenica prossima e lui sta ragionando in questi termini”.

I giocatori presi ora avranno impatto immediato?
“Normale che per Brozovic e Santon si pensi al futuro, ma crediamo possano migliorare l’Inter anche in questa stagione. Sono arrivati pensando però che possano essere importanti anche per il futuro, non mi piace lavorare per 4-5 mesi. Podolski è un caso diverso, ha 30 anni ed è di proprietà dell’Arsenal. Brozovic, Shaqiri e Santon sono futuribili”.

Shaer, Konoplyanka e Khedira in scadenza a giugno, un pensierino?
“Sono tre ottimi giocatori, un po’ esosi. Konoplyanka è un’opportunità, ma arriva da una situazione particolare, strana, ha un contratto in scadenza ma non sa se andar via. E’ un’opportunità. La Roma? Sabatini è bravo a interessarsi a tre o quattro ma ne poteva prendere solo uno. Lui è bravo”.

Cosa pensi di Murillo per la prossima stagione?
“Se ne pensassi male sarebbe grave (ride, ndr). Non è ancora un acquisto, è un po’ più che un interesse. Se non fossimo convinti non saremmo qui a parlarne. Ricordam Cordobaa, è aggressivo, veloce e ha un buon piede. Può giocare in una difesa a 4 o a 3, non è altissimo ma molto esplosivo. In tante cose ricorda Ivan, ma ognuno ha le sue caratteristiche che lo contraddistinguono. Anche per lui Cordoba è un punto di riferimento, gli auguro di fare la metà di Ivan”.

Qual è il giocatore più forte che hai portato all’Inter?
“Al singolare posso parlare di questo mercato, preferisco riferirmi al gruppo di lavoro, non c’è mai una paternità quando si acquista qualcuno. C’è confronto, una società, una struttura, un presidente e decisioni condivise. Per restare agli ultimi, sono soddisfatto di questi ragazzi. Sono tutti ragazzi che possono dare un contributo importante. Brozovic? Lo seguiamo da più di un anno, poteva arrivare in estate ma non abbiamo potuto chiudere. Il Mondiale da protagonista poteva complicare le cose ma siamo partiti prima e questo ha pagato. Quando ha scelto con chi sposarsi ha deciso per la prima fidanzata”.

Ma l’Inter a giugno potrebbe tentare l’assalto a Dybala?
“Penso sia un’operazione difficilissima, perché il Palermo vende bene i propri gioielli. Non sarà per chi la volsse fare un’operazione facile. Ottimo giocatore, lo conosco da tempo, l’avevo cercato ma non aveva il passaporto. Anche al Palermo è stato tesserato da extra UE. All’epoca giocava in B, era extra comunitario, non era pronto per essere titolare e sacrificare uno slot per un ragazzi di grandi potenzialità non era facile. Poi speravamo in certe condizioni e quando è stato definito il suo passaggio al Palermo i numeri erano cambiati”.

Che caratteristiche deve avere un giocatore per essere da Inter?
“Sicuramente il talento deve esserci, perché la qualità tecnica è alla base di qualsiasi scelta, o così dovrebbe. Quando poi pensi all’Inter devi pensare anche agli aspetti caratteriali e senza personalità il talento non basta. Se manca la voglia di migliorare con il talento non fai nulla”.

Meglio portare un campione all’Inter o vincere una scommessa facendo diventare titolare un giocatore?
“Portare campioni all’Inter si può fare se tante componenti ti sostengono. Oggi per i campioni non ti serve scouting o un diesse bravo, il campione lo vede chiunque. La soddisfazione è più grande quando vedi un giovane diventare un giocatore importante nella tua squadra”.

Com’è nata la trattativa Shaqiri?
“Con il Bayern verso la fine dell’anno, con l’entourage del giocatore, stessa famiglia, tre anni fa. Il fratello era stato qui, poi si è ricordato dei discorsi che abbiamo fatto prima che Shaqiri andasse al Bayern, non era ancora un giocatore affermato. Abbiamo mantenuto i rapporti, così è stato più facile riprendere i discorsi. A novembre ne abbiamo parlato un po’, più o meno quando è arrivato Mancini. Lui mi aveva fatto capire che voleva un certo tipo di giocatore e abbiamo messo un po’ di nomi sul tavolo. Il mister mi ha detto che gli piaceva ed è iniziato l’approccio”.

Mancini lancerà Camara?
“Mancini ha il record assoluto per giovani lanciati in prima squadra dalla Primavera. Molti sono diventati giocatori importanti, come Bonucci o Siqueira. Avrà fatto esordire una trentina di ragazzi, qualcuno legato alla situazione del momento. Ricordo Slavkovski sembrava un campione poi si è un po’ perso. In Cagliari-Inter esordì Bonucci, poi entrò anche Meggiorini che ha giocato per anni in A. Davide era stato notato, si allenava in prima squadra ma di fatto era negli Allievi. Mancini è molto attento ai giovani, gli ultimi due presi, Italo e Correia, li ha voluti agli allenamenti con la scusa che non possono essere inseriti al Viareggio li fa allenare in prima squadra. Puscas non sarà l’ultimo che esordirà. Casiraghi? Lo conosco da 25 anni, ci lavoro da 25 anni. Sono stato anche un suo giocatore, per me è un secondo padre e per tempo passato insieme ho visto più lui della mia famiglia. So cosa può dare ancora all’Inter, vive di passioni e si muove solo per la gioia di scoprire giocatori. Italo lo aveva visto 4 anni fa nel Vasco, è un ’96, poi lo abbiamo seguito ma il primo a notarlo è stato Casiraghi. Quando c’è stata l’opportunità lo abbiamo preso. Casiraghi resterà ancora a lungo e sarà un punto di riferimento”.

Gente come te deve far capire il peso della maglia che indossano.
“Tutte le componenti della società sono allineate a quello che deve essere l’obiettivo, che è far bene partita dopo partita. Si deve capir el’impirtante di questi coloro, non è sempre facile quando cambi tanto, certe cose non si trasmettono in modo automatico ma le componenti della società non smettono mai di ricordarlo. Ma loro hanno voglia di lavorare, sono i primi a essere dispiaciuti. Le spiegazioni sono giustificabili, altre cose vanno al di là della logica come quando si perde in modo casuale. Tutto quersto un giorno sarà ricompensato”.

In estate potrebbe arrivare il figlio di Simeone?
“Buon giocatore ma non è una priorità, abbiamo altre cose da sistemare prima”.

Dopo un anno da solo da diesse qual è il tuo bilancio?
“Il bilancio della stagione puoi farlo a maggio. Sono consapevole di aver fatto il massimo, sono stati due marcati diversi dipendenti da condizionamenti finanziari e direttive tecniche. Mi sento sereno, ho fatto il possibile. Il mercato di gennaio mi è piaciuto di più perché ho lavorato su cose più brillanti. Murillo e Brozovic sono stati seguiti a lungo e sono arrivati in sintonia con le esigenze dell’allenatore. Va chiesto a Mancini se è soddisfatto, consapevole che c’era poco margine di scelta. A gennaio c’è la cattiva abitudine di dover fare tutto nell’arco di un mese. Aver fatto quasi tutto per temp oe dare la possibilità al mister di lavorare subito con i nuovi acquisti per me è una cosa buona. Fare un colpo all’ultimo giorno non mi interessa. Un mercato più corto in estate mi vedrebbe favorevole. Inizierei anche la stagione prima, due cose che viaggiano insieme. Normale che finire il mercato tra agosto e settembre porti a speculazioni, ma è vero che un allenatore avrebbe il diritto a luglio di lavorare con il numero maggiore possibile di giocatori a sua disposizione. A inizio agosto potrebbe partire il campionato dopo la chiusura del mercato. Se il mercato chiudesse prima tutti si adeguerebbero”.

Quanto siamo stati vicini a Cristiano?
“Niente Cristiano Ronaldo (ride, ndr). Parecchio costoso…”.

Si dice che Lavezzi sia stato bloccato per giugno, è vero?
“Non è vero, è un giocatore che è sempre piaciuto, in passato prima del PSG c’è stata la possibilità che arrivasse. Non si può discutere, ma so che gioca per una squadra importante e la realtà mi porta a dire che è molto difficile. Poi, l’impossibile nel calcio esiste solo per Cristiano e per Messi”.

Ha mai osservato Aaron Mooy?
“Non lo conosco”.

Può ufficializzare entro sabato la cessione di Osvaldo?
“I tempi non li conosco, c’è stato questo interesse del Boca ma è una cosa che sta portando avanti il calciatore. Se avrà piacere di andare lì per questi 5 mesi, visto che non è di proprietà dell’Inter e l’ultima parola spetta al Southampton, potrà farlo. Gli abbiamo dato disponibilità di trovare la sistemazione che ritiene migliore, in piena armonia. Se tornare a Buenos Aires lo rende felice mi fa piacere. Non tornerà dopo 4 mesi in Argentina perché non è nostro, è tesserato con noi fino al 30 di giugno e dal 1° luglio tornerà a essere un calciatore dei Saints”.

Ci riassumi la tua carriera?
“Sono arrivato all’Inter nel gennaio ’98, segretario del settore giovanile, poi responsabile organizzativo del settore giovanile con Baresi. Poi sono stato a La Spezia per un anno prendendo l’abilitazione da direttore sportivo, bella esperienza. Sono tornato come direttore del settore giovanile e adesso sono direttore sportivo in modo ufficiale. in realtà quello che faccio ora da solo l’ho sempre fatto da supporto per i direttori dell’area tecnica che si sono alternati qui. Nel ’98 il primo mercato l’ho fatto con Mazzola, quindi Branca, terraneo. Con Branca negli ultimi anni sono stato una sorta di  vice. Quando mi sono trovato qui da solo non ho avvertito la differenza”.

La miglior trattativa di mercato dell’Inter di sempre?
“Quella con la vendita di Ibrahimovic per Eto’o e tanti soldi. Operazione perfetta chiusa da Moratti e Branca. Ronaldo? A livello personale per me è il migliore mai visto all’Inter, ma paarlando di operazione economica dico ancora Eto’o per Ibrahimovic, visto che poi abbiamo vinto tutto”.

A quale giocatore cresciuto nell’Inter sei più affezionato?
“Tanti e per fortuna alcuni li vedo ancora qui. Rivedere Davide è stata una gioia grande, ha ricevuto tantissimo ma si era perso, ha trovato una strada diversa ma coraggiosa. L’ho trovato più sereno, più uomo, ha una famiglia e certe cose influiscono sul tuo lavoro. E’ andato via bambino ed è tornato uomo. Gli ho detto che se ha umiltà e voglia di fare può tornare in nazionale”.

Ci sono contatti concreti con giocatori per giugno?
“Non smettiamo mai di lavorare, perché le cose vanno programmate e quando arriva il momento vedere se puoi chiudere. Se non lavori in questi mesi non trovi opportunità ad agosto. Con il mister ci siamo confrontati su quello che andrà fatto per la prossima stagione per migliorare. Cercheremo di farci trovare pronti”.

Ci sono possibilità che Touré venga all’Inter?
“Yaya Touré è una cosa veramente grande, non impossibile ma quasi. Ma abbiamo la fortuna di avere un allenatore che è stato con lui qualche anno, se c’è una possibilità attraverso Mancini cercheremo di giocarcela, ad oggi è quasi impossibile. Giocatore che non si può discutere, ma credo lo sappiano anche al City. Possiamo solo limitarci a dire che piace, siamo ai limiti dell’impossibile e per noi rappresenterebbe qualcosa di straordinario. Non dico no perché non mi piace farlo”.

Qual è la tua ambizione personale?
“L’obiettivo era fare quello che sto facendo oggi, il sogno ora è tornare a vincere. Con altri ruoli sono stato orgogliosamente parte di un’Inter che ha vinto, ora vorrei tornare a farlo”.

Quali sono i giocatori più in forma dell’Inter?
“Ma l’Inter è in salute, a livello di forma non ci sono cali particolari. Normale che qualche calciatore abbia bisogno di più tempo per tornare alle sue performance abituali, l’ultima partita non la giochi così se non hai una condizione di squadra buona. Andreolli? Giocatore che ha grande importanza in campo e fuori, ha quel senso di appartenenza ai nostri colori che attraverso la quotidianità del lavoro e la serenità nell’accettare le decisioni del mister vuole trasmettere ai compagni. E se ha l’opportunità di giocare difficilmente la sbaglia. Ha capito che se anche hai poche opportunità di giocare devi sfruttarle al massimo”.

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