Inter, la rinascita di Hernanes: “Ho svoltato quando ho capito che dovevo essere più istintivo”

Il centrocampista dell’Inter, Hernanes, ha parlato a lungo della sua storia e della sua stagione, intervistato dalla Gazzetta dello Sport.

Hernanes dopo il gol alla Lazio. Fonte: screen Youtube
Hernanes dopo il gol alla Lazio. Fonte: screen Youtube

 

La mia stagione è svoltata quando ho capito che dovevo essere più istintivo e meno razionale. Prima ero tutto cervello, pensavo troppo. E mi trascinavo dietro il corpo come fosse un trolley”.

Hernanes spiega infatti come è riuscito a raddrizzare la sua stagione: “Quando, grazie al mental coach Sandro Corapi, ho capito che bisogna pensare meno e agire più d’istinto. Prima puntavo molto sulla tecnica. La mia evoluzione è stata lenta, ma pian piano arrivo sempre. Non mi riconoscevo nel mio corpo. Sembrava che fossi un oggetto da portare avanti, un trolley. Ho imparato gli esercizi giusti e nella gara d’andata al Meazza contro il Napoli ho capito che stavo venendo fuori. Peccato per l’immediato infortunio. Ho comunque ritrovato l’equilibrio giusto conoscendo me stesso”. 

Chi invece ha faticato a dare una svolta alla propria stagione è stata senza dubbio l’Inter stessa: “Non credo sia un problema di personalità. Quando sono arrivato all’Inter ho capito che i nostri avversari diventano più aggressivi, più cattivi, vanno al 200%. Per questi noi dobbiamo essere sempre al top, non basta stare al 70-80%. Abbiamo peccato nella sensibilità e nella percezione che ogni squadra vada affrontata con rabbia sportiva. Si deve andare d’istinto negli ultimi metri”. 

Hernanes commenta poi le tante critiche ricevute nel tempo riguardo il suo effettivo valore: Cosa provavo quando dicevano che non valeva 20 milioni? Ero infastidito. Non ho mai fallito in vita mia. Quando lasciai Recife volevo diventare un calciatore. E non ho mai accettato l’idea del fallimento. L’ho dimostrato. Infatti non ho alcuna intenzione di andarmene da qui fino a quando non avrò una mia foto appesa qui alla Pinetina mentre sollevo un trofeo. Se invece non mi vorranno più qui…Se arrivasse un’altra grande squadra? Non riesco a rispondere, è tutto troppo vago. Non riesco a immaginarlo…”. 

Conosciuto ormai come “il Profeta” Heranes spiega la nascita di questo soprannome: “Il soprannome me lo diede una giornalista in Brasile, quando giocavo con il San Paolo. Ogni tanto citavo la Bibbia e profetizzavo la vittoria del campionato. Il San Paolo ne vincemmo tre di fila, in due c’ero anche io… Cosa profetizzi per l’Inter? Ho fatto la profezia e la custodisco scritta in casa, in una busta sigillata”. 

Centrocampista famoso anche per la sua esultanza, Hernanes racconta della sua capriola con il NapoliÈ la più bella della mia carriera, sono volato, è stata una capriola di liberazione. Quando ho iniziato? In casa, con le mani, a 6 anni. La prima senza avevo circa 9 anni. Cadevo sulla sabbia, ma all’inizio uscivo con i lividi”. 

C’è stata però una capriola che tanti guai gli ha causato, quella contro la Lazio in questa stagione:  “Scherzando potrei dire che pensavo che i tifosi laziali volessero rivederla, ma io come ho già detto avevo preso male la battuta di Lotito col quale mi sono abbastanza chiarito. Mi spiace che i laziali abbiano capito male”.  Sempre in tema Lazio, Hernanes torna sul giorno dell’addio: “Era il giorno della partenza, ero molto emozionato. Avevo pianto anche prima, nello spogliatoio. Mi stavo facendo forza, non volevo farlo davanti ai tifosi…invece… Qualcuno in famiglia mi prende anche in giro perché non ho pianto per i miei figli…”.

Si torna però a parlare di Inter, del rapporto con il mister Mancini e del ritorno tra i titolari: “Lui è stato un gran giocatore, ha visto grandi campioni, lui per primo lo è stato e per questo gradisce i giocatori tecnici. Quando ero infortunato e non in forma forse l’ho deluso, ma mi ha fatto piacere che la sua idea sia rimasta sempre quella di un calcio di qualità. L’essenza del suo calcio è la qualità della giocata. Per me si è trattato di una vittoria rientrare nel suo indice di gradimento. Mi parlava sempre anche quando non giocavo, ci confrontavamo”. 

Prima di salutarsi c’è tempo per parlare anche di Europa League, ancora possibile a due giornate dalla fine: “Dobbiamo concentrarci per vincere contro Genoa ed Empoli senza pensare a cosa può succedere e a quello che fanno gli altri. Se tutto va bene ci saremo, l’aritmetica ancora ce lo consente. Un mio gol che valga l’Europa League: Sono bravissimo a cucinare: risotto e crostate. Ma se arriviamo in Europa, churrasco per tutti!”.

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