Inter, l’addio di Samuel: “Finisco al momento giusto, vado via felice”

Ha salutato l’Inter da soli due giorni, Walter Samuel, The Wall, uno degli ultimi protagonisti del triplete, e ha voluto raccontare tutta la sua esperienza in neroazzurro in una lunga intervista a La Repubblica.

Samuel - Fonte: soccer.ru
Samuel – Fonte: soccer.ru

 “La Bombonera era lo stadio dei sogni di bambino, e col Boca ho vinto tutto. Nei derby col River sentivi il campo tremare, ma sul serio, l’emozione prendeva alla gola. Poi lo scudetto a Roma, il Real, infine nove indimenticabili anni in nerazzurro: col passare del tempo vedevo che negli occhi degli avversari cresceva il rispetto, il timore, perché arrivavamo noi. Che orgoglio. E le vittorie, tutte, di una squadra matta, ogni partita era sempre aperta fino all’ultimo: mai stati capaci di chiuderne davvero una, noi. E l’atmosfera di San Siro non me la scorderò finché campo. È stato bello. Anche finire adesso, al momento giusto“.

Insieme a Samuel anche altri tre connazionali hanno concluso la loro esperienza all’Inter, Cambiasso, Milito e Zanetti, lasciando l’Inter priva dei suoi tanti argentini, ma Samuel non vuol sentir parlare di tristezza: “Ma no, solo molta emozione. Prima di Inter-Lazio l’ho sentita. Si è chiusa una parentesi di vita. Da mesi dicevo ai compagni e al mister che volevo lasciare l’Inter in Europa: vado via felice. È anche giusto che il nuovo presidente porti idee nuove, manager e giocatori nuovi: fa bene”.

Inevitabile però la nostalgia: Mi mancherà la famiglia della Pinetina. E il rito del mate, che per noi argentini è un momento di condivisione: io ho sempre preparato l’infuso, sono il “cebador”, fin da ragazzo è la mia specialità e i compagni mi hanno preso per il loro cameriere… Ma mi piace così. È stata una grande storia di vita ed è durata tanto, forse siamo stati qui troppo, almeno per le abitudini dei calciatori. Lascio una squadra solida in difesa: Rolando, Juan Jesus e Ranocchia sono bravissimi, Vidic anche”.

Grande difensore, uno dei migliori in europa grazie al carattere e ai grandi maestri: “Ho sempre odiato prendere gol, anche in allenamento. Mai abituato all’idea, non ci riesco. Detesto vedere la palla che entra nella mia porta. Me lo ha insegnato Carlos Bianchi, il mio primo maestro. Poi Marcelo Bielsa, che ci allenava sui movimenti difensivi come nessuno”.

Difensore duro, lo sanno bene molti attaccanti: “So che ho questa fama, ah ah. Ma giuro che era casuale. Magari negli ultimi tempi, da vecchietto, arrivavo un po’ più tardi e zac, facevo fallo…”.

Interrogato poi sui migliori difensori, Samuel spiega: “Godin dell’Atletico e Pepe del Real“. Quello che però lo ha maggiormente impressionato è stato: Paolo Maldini. Impressionante, in tutti i ruoli difensivi. E veloce come un ragazzino anche da anziano. Era proprio bello da veder giocare, Paolo”.

Tanto è cambiato nelle difese della Serie A in tutti questi anni: “Anche le piccole vogliono attaccare e si sbilanciano, per i difensori è dura. Bisogna fare attenzione, sì. Se guardi la palla perdi di vista il centravanti e addio, è capitato anche a me con Denis e ho sbagliato. In area si marca a uomo e basta. Perché la palla non entra mica in porta da sola, cari miei”.

Tornando poi alla  sua lunga carriera, il difensore ritiene la sua miglior partita: “A Barcellona, semifinale Champions 2010: meglio della finale”.

Questi invece i suoi programmi futuri: “Vorrei giocare un altro anno, anche non in Italia, perché mi sento bene. Poi capire se posso diventare un allenatore, iniziando dai ragazzini. Modulo preferito il 4-2-3-1, con le ali e il gioco rapido. Odio prendere gol, ma mi è sempre piaciuto vederli segnare. Dalla mia squadra, però”.

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