Juve, Marchisio: “Al San Paolo per vincere”

Alla vigilia di una partita fondamentale, se non decisiva per lo scudetto, in casa Juve a parlare è Claudio Marchisio. Colui che è ormai diventato una vera e propria bandiera bianconera.

Fonte immagine: Flickr.com - Emanuela Tardocchi
Fonte immagine: Flickr.com – Emanuela Tardocchi

Il centrocampista , in un intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, si esprime sui temi calcistici e non che hanno alimentato la sfida con il Napoli, in programma domani sera. Parentesi anche sulla Champions League e la Nazionale:

Claudio Marchisio, lei è razzista?

“No”.

Però, si dice che i napoletani le siano poco simpatici…

“Assurdo, mai vista una strumentalizzazione simile. In quell’intervista a Style, di fatto, indicai il Napoli come avversaria più credibile e pericolosa della Juve. Da due anni ci giochiamo tutto in Italia, le nostre partite sono sempre state durissime, come la finale di Coppa Italia e la Supercoppa in particolare. E’ normale che oggi sia questa la sfida che fa scattare qualcosa in più dentro a un giocatore. Io parlavo del Napoli squadra, non dei napoletani o di Napoli città. Ai tempi di Mancini e Mourinho, per esempio, i giocatori dell’Inter nemmeno consideravano la Juve o il Milan, era infatti la Roma l’avversaria in assoluto, la rivale con la “erre” maiuscola. E lo stesso, probabilmente, valeva per i giallorossi. A volte la marea di internet diventa davvero incontrollabile, e meno male che più di un rappresentante del Napoli ha capito il mio pensiero”.

Chi per esempio?

“Beh, penso a Mazzarri, e anche a Maggio. Christian mi ha subito difeso, è stato carino, mi conosce bene. L’ho anche chiamato telefonicamente per ringraziarlo. Però, ripeto, è stato tutto assurdo, e pensare che a me Napoli mette sempre di buonumore…”.

Cioè?

“La trasferta di Napoli è una delle mie preferite, anche per l’albergo dove alloggiamo di solito: ti affacci e domini il Golfo, qualcosa di unico. Amo il clima e il modo di vivere di quelle parti. Ma ora basta, sembra quasi che voglia giustificarmi e invece non ce n’è bisogno, chi mi conosce lo sa bene. Ho il massimo rispetto per Napoli e il Napoli.

Juve a “più sei”, se domani vincete è fatta?

“Non scherziamo, dopo la gara di Napoli ci sono altre undici giornate, nelle quali ci attendono partite pericolosissime contro Inter, Milan e Lazio per esempio, e poi c’è sempre la variabile infortuni. Anche prima di Natale tutto sembrava chiuso, almeno così dicevate voi…”.

Vabbé, però è indubbio che la Juve sia nella posizione di poter gestire due risultati su tre.

“Finiremmo male se pensassimo una cosa simile. Abbiamo una mentalità ben precisa, che esalta al meglio lavoro e caratteristiche della squadra. Quindi, anche al San Paolo andremo per fare la partita, per vincere e basta, altro che calcoli”.

Il che, ce lo lasci ribadire, chiuderebbe i conti.

“Non sono d’accordo, ripeto, e comunque sarà durissima. Ci attende una battaglia, un ambiente caldissimo, uno stadio che sa trascinare i suoi ragazzi come pochi altri. Detto questo, nella Juve c’è gente abituata ad affrontare ogni situazione. Siamo pronti, ci sarà da divertirsi, sarà grande calcio fra le due squadre più forti d’Italia”.

Quali i pericoli maggiori?

Cavani su tutti, è naturale. Però, a me piace moltissimo il modo di giocare di Hamsik. In generale, comunque, il Napoli è una squadra organizzata, pericolosa e anche fisica. Non è lassù per caso”.

E la Juve?

“E’ una squadra nel vero senso della parola. Secondo me ancora più forte dell’anno scorso. Perdiamo di più, ma stiamo gestendo alla grande il doppio impegno campionato-Champions. E finora le gare senza ritorno non le abbiamo mai fallite. Vedi Chelsea, Shakhtar in Ucraina e il Celtic.

Marchisio, lei oggi è considerato uno dei centrocampisti più forti del mondo: quando, secondo lei, c’è stato il salto di qualità?

“Non si finisce mai di crescere, la piena maturità la conquisti solo col tempo. Di certo, comunque, lo scudetto e l’ottimo Europeo di tutta la Nazionale hanno aiutato non solo il sottoscritto, ma gran parte dei miei compagni a fare un salto di qualità importante: certi risultati danno sicurezza e consapevolezza nei propri mezzi”.

Se il Milan elimina il Barcellona cosa succede?

“Che in Europa tutto diventa possibile”.

Dunque tiferà Milan?

“In questo caso sì, e poi non mi dispiacerebbe un quarto di finale fra noi e loro. Fermo restando che nessuno, qui a Torino, dà per scontato il passaggio del turno con il Celtic.

Ma siete attrezzati per arrivare in fondo ovunque?

“Sì, a patto che non venga mai meno l’umiltà sul campo. Ha ragione Buffon: se gettiamo nella mischia organizzazione, carattere, cuore, orgoglio e corsa non dobbiamo temere nessuno; appena ci montiamo la testa diventiamo invece battibili da chiunque”.

Paura di perdere Conte?

“Perché?”.

Si dice che la Premier chiami…

“Io durante la settimana non vedo un allenatore con la valigia pronta. Poi è normale che in futuro il mister ambisca ad allenare all’estero. Anche a me non dispiacerebbe provare nuove esperienze fra qualche anno, anche se la mia priorità resterà sempre la Juve.

Nel caso quale campionato sceglierebbe?

“Più Bundesliga di Premier. Amo il calcio tedesco, i loro impianti modernissimi, sempre pieni, e apprezzo la mentalità di un tifoso che non lascia lo stadio nemmeno quando la propria squadra è sotto di quattro gol”.

Lo Juventus Stadium ha il fischio facile ultimamente, e Conte si è arrabbiato. Lei cosa ne pensa?

Mi spiace che spesso vengano beccati i nostri attaccanti. E’ grazie al loro “lavoro sporco” se questa Juve è diventata grande. E’ grazie ai loro movimenti se noi centrocampisti segniamo molto”.

Capitolo Nazionale: è vero che è stata la vecchia guardia a far fuori Cassano?

“Non mi risulta, in Polonia e Ucraina non è successo proprio nulla di ciò che ho sentito in qualche occasione”.

E allora perché Antonio non è più stato preso in considerazione?

“Ci sono giovani fortissimi che spingono, vedi El Shaarawy, Insigne, Destro e altri. Chiedete un rinnovamento e poi vi lamentate con Prandelli? Io credo che sia giusto testare i giovani, si tratta di un normale ricambio”.

La crisi economica ha fatto bene alla Nazionale?

“Sì, ma dispiace che a livello di club si punti sui giovani italiani solo in caso di emergenza totale. L’Italia è viva, lo dimostra anche in Coppa, con Juve, Milan, Inter e Lazio. Il nostro calcio resta all’avanguardia, con le idee dei tecnici e la bravura dei nostri giocatori”.

Vede già un erede di Marchisio?

“Direi che a centrocampo siamo messi bene per il futuro con Verratti e Florenzi per esempio: si sono dimostrati già pronti. E io scommetto pure su Poli, che gara dopo gara sta crescendo in maniera decisamente interessante”.

Che si fa in Brasile?

“Intanto qualifichiamoci, perché la strada è ancora da completare, poi col passaporto in mano si potrà anche sognare. Le prospettive sono davvero buone, e non c’è cosa più bella per un calciatore che alzare la Coppa del mondo. Resta per sempre nel cuore degli italiani tutti”.

 

Fonte: gazzetta.it.

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