Juventus, Tévez ci mette la faccia: “Nella vita l’apparenza conta ben poco”

Il neo numero 10 della Juventus Carlos Tévez ha rilasciato un’intervista esclusiva al programma televisivo Tiki Taka andato in onda ieri sera su Italia 1.

Fonte: Tommaso Naccari
Fonte: Tommaso Naccari

Il giornalista domanda innanzitutto al giocatore qual è il suo primo ricordo di un pallone“Era di stracci. Mi ricorderò sempre che non aveva il cuoio era solo fatto con la parte interna, si giocava con questo, non aveva la consistenza del cuoio, non avevamo un vero pallone, ma era come se lo fosse. Ci riunivamo con i miei amici a giocare a calcio e tutto il resto, la povertà o altre cose brutte, rimanevano fuori. Quando un bambino gioca a calcio pensa solo a divertirsi e non a quello che lo circonda, la povertà o le altre cose brutte che succedevano nel mio ‘Barrio’. Credo di aver avuto la fortuna o un Dio personale per essere oggi quello che sono”. Poi gli viene fatto presente che tanti non ce l’hanno fatta, come ad esempio il suo amico Dario Coronel: “Sono storie di vita. Era il mio migliore amico, eravamo sempre insieme, giocavamo a calcio tutto il tempo e poi verso i 13-14 anni lui ha scelto un’altra vita mentre io ho continuato a giocare a calcio. Sì, era uno dei più forti tra noi ragazzi che giocavamo nel ‘Barrio’. Lui ha deciso così, o forse è stato il destino che lo ha spinto a rubare e a drogarsi, mentre io ho seguito il calcio, perché il mio sogno era quello di giocare a football e diventare quello che sono oggi. Credo che la famiglia sia fondamentale. Mio padre e mia madre credo che per me lo siano stati per l’educazione che mi hanno dato”. Poi sulla presunta marcia in più che hanno i giocatori che arrivano dalla strada ha risposto: “Io credo di sì. Perché ho vissuto tantissime cose brutte nella mia vita. Sono cresciuto in un ‘Barrio’ che mi ha insegnato com’è la vita. Oggi grazie al calcio economicamente non posso chiedere di più, ho tutto, ma mi manca il mio ‘Barrio’ perché è l’essenza di quello che sono. Sono cresciuto lì e anche oggi sono quello che ero nel mio ‘Barrio’, non sono cambiato”. La domanda finale riguarda la cicatrice presente sul volto di Tévez: “Potrei fare qualsiasi cosa, mettermi la faccia di chi voglio. Però voglio far capire che l’essere umano, l’uomo, è bello per quello che ha dentro e non per quello che è fuori. Non mi interessa l’apparenza, l’importante sono i sentimenti, quello che ho nel cuore. Solo questo è importante, non mi interessa la parte esteriore”. 

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Alessandro Davani

Amo cucinare, ascoltare musica ed il calcio. Seguo anche il Motomondiale, la F1 ed i Lakers (e l'NBA in generale).

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