Juventus, Tevez si racconta: “Ho avuto un’infanzia difficile, tra droga e omicidi”

Carlitos Tevez, attaccante della Juventus, intervistato da ‘FIFA.com’ ha raccontato la sua infanzia difficile in Argentina, prima di diventare un campione: 

Tevez Juventus
Carlos Tevez (Fonte: Tommaso Naccari

“E’ dura far capire alla gente cosa sia vivere a Fuerte Apache se non hanno vissuto le stesse cose che ho vissuto io, non puoi entrare nella testa della gente e spiegare loro cosa mi ha insegnato la strada. E mi ha insegnato tanto. La mia infanzia è stata difficile, ho vissuto in un posto dove droghe e omicidi facevano parte della vita di ogni giorno. Vivere in quel modo, anche se sei un ragazzino, ti fa crescere in fretta e ti mette nelle condizioni di scegliere da solo la tua strada. Io l’ho fatto, non ho mai tollerato le droghe o gli omicidi e fortunatamente ho potuto fare la mia scelta. Non so se essere cresciuto in quell’ambiente ha fatto di me un calciatore più battagliero, ho sempre giocato a modo mio ma è possibile. Dobbiamo però mostrare alla gente che ci sono anche bravi ragazzi a Fuerte Apache e nella Ciudad Oculta come in tutte le città argentine. Io ne sono venuto fuori e come me anche altri. Non è facile ma ognuno ha il proprio destino nelle sue mani”. L’Apache parla poi della sua esperienza, finora ampiamente positiva, a Torino dopo 8 anni di Premier League“Dopo otto anni a Manchester ho ricevuto un caldo benvenuto a Torino, la gente è molto alla mano, anche se meno passionale rispetto a posti come Roma o Napoli. Si vive bene qui ed è il posto dove è stato più facile per me ambientarmi, anche per la lingua, che capisco un po’ meglio, mentre in Inghilterra è stata più dura. Ma l’Argentina mi manca, mi sono sempre mancati amici e famiglia, sin dall’inizio. Per fortuna ricevo tante visite per cui non sono sempre solo”. Tevez infine dichiara di non sentire la pressione di indossare la maglia numero 10, che fu di un certo Alessandro Del Piero“Anche se è importante per me, non mi metto addosso altra pressione per sentirmi degno di questa maglia, altrimenti diventerei matto e non potrei fare il mio lavoro nel modo giusto”.

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