Lazio, Klose è carico: “Io non sono ancora finito”

Complice l’infortunio di Djordjevic, Klose sta dimostrando che nonostante l’età ancora può essere decisivo.

Miroslav Klose. Fonte: Paul Blank (Wikipedia.org)
Miroslav Klose. Fonte: Paul Blank (Wikipedia.org)

Fatemi giocare con più continuità, vi dimostrerò che posso ancora dare tanto”. Questo l’auspicio e la realtà del tedesco, diventato ormai leader in campo e fuori, punto di riferimento sopratutto per i più giovani del gruppo. L’ipotesi ritiro sembra essere rimandata, cosi Klose, che si è raccontato nel corso di un’intervista rilasciata a “So Foot”. “Quando non vorrò più giocare a calcio mi prenderò il tempo per bere una birra o del vino e ripenserò a tutti i momenti che ho vissuto. Ma io non sono ancora finito, soltanto in Nazionale non alleno più il mio vecchio ‘cadavere’ “.

Klose, che mercoledì contro il Napoli ha raggiunto i 301 gol, ha raccontato: “Ho iniziato a giocare al Kaiserslautern. Quando ci allenavamo e i più anziani tiravano alto o fuori, io dovevo andare a cercare i palloni, raccoglierli e, alla fine, riportarli nello spogliatoio. Oggi il calciatore non impara a fare le piccole cose che erano importanti per me. Quando facevo un tunnel a un giocatore più anziano mi malmenava al punto che avevo quasi un velo nero davanti ai miei occhi. Oggi le cose sono cambiate, ti senti dire quando stai per fare un contrasto ‘fermo, che è costato 20 milioni di euro. L’addio alla Nazionale? Ho preso una barca per andare a pesca e sono rimasto da solo. Ho pensato al mio numero di partite giocate con la Germania, ossia 137. La somma dei singoli numeri fa l’11, il mio numero di maglia. Appena ci ho pensato ed ho capito sono andato a comunicarlo al mio allenatore. Sa che non tornerò indietro nella mia decisione, non l’ho mai fatto“.

A Miro Klose viene anche chiesto se i giovani calciatori di oggi siano più coccolati: “Quando i giocatori di 17-18 anni si allenano con i professionisti o viaggiano con loro, dormono nei migliori alberghi, mangiano il cibo più delizioso, sono trasportati in autobus, in treno o in aereo e tutto va liscio. Devono saper tenere i piedi per terra ed essere responsabili, e non tutti lo sono”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Su questo sito utilizziamo strumenti nostri o di terze parti che memorizzano piccoli file (cookie) sul tuo dispositivo. I cookie sono normalmente usati per permettere al sito di funzionare correttamente (cookie tecnici), per generare statistiche di uso/navigazione (cookie statistici) e per pubblicizzare opportunamente i nostri servizi/prodotti (cookie di profilazione). Possiamo usare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti ad offrirti una esperienza migliore con noi. Cookie policy