Lazio, quando la trasferta diventa un incubo…

Una sola vittoria in trasferta in tutto il 2013 non può e non deve passare inosservata, per giunta contro un’Inter già abbandonata da Stramaccioni. E’ questo il dato più preoccupante che emerge dalla Lazio di oggi: l’incapacità di fare bottino anche fuori dall’Olimpico è ormai diventata una realtà e Petkovic e tutto lo staff biancoceleste sembrano piuttosto confusi sul da farsi.

Petkovic
Fonte: calciocatania (flickr.com)

Ogni partita, al riguardo, sembra dover essere per forza quella della svolta, che però non arriva mai: con Petkovic, in campionato, la Lazio ha vinto solo 5 volte in trasferta contro le 26 partite giocate (vale a dire nemmeno una partita su cinque), pareggiando 9 volte e perdendone 12. In poche parole, 24 punti conquistati che vanno a comporre una media di 0.92 punti a match. Davvero, davvero, troppo pochi.
Le colpe, dunque, dove stanno? Sono di Petkovic o dei giocatori? Di Lotito o del D.S. Tare? Ma soprattutto, quali sono?

MANCANZA DI GIOCO 50% – Che la Lazio non abbia un gioco ben strutturato, è sotto gli occhi di tutti. Per questo motivo, Petkovic è sicuramente il maggiore responsabile di questa crisi: la squadra non dispone di una vera, salda impronta di gioco e i giocatori ne risentono. Eppure il suo cammino in biancoceleste non era iniziato per niente male, con la seconda posizione raggiunta nel Gennaio 2013 a solo 3 punti dalla Juve capolista dopo la vittoria contro l’Atalanta. Fino ad allora, la Lazio giocava decisamente un buon calcio, nel quale si vedeva il tocco dell’allenatore: il pressing alto e le incursioni frequenti di Hernanes, spostato da mezz’ala, caratterizzavano le azioni biancocelesti e mandavano in porta i palloni. Fondamentali, erano anche i tiri dalla distanza e gli inserimenti di tutti i centrocampisti, che partecipavano spesso al gol; la palla, infatti, era regolarmente allargata sulle fasce e messa dentro in modo tale da trovare un mediano e da mandarlo in rete. Klose poi, era solo la ciliegina sulla torta che completava un’ottimo lavoro di tutta la Lazio.
Ed ora? E’ presto detto: i giocatori prendono palla senza sapere cosa fare. L’involuzione, al riguardo, di un giocatore come Ledesma, è da prender come esempio: l’argentino, da sette anni a questa parte, ha sempre mantenuto una buona precisione nei passaggi, mentre oggi sbaglia anche quelli più semplici con il compagno a due-tre metri da lui. L’attacco invece è statico e non incide, tant’è che la Lazio arriva al gol solo grazie alle invenzioni sporadiche dei difensori, che sono ormai i veri goleador di questa squadra.  Occorrono provvedimenti.

ASSENZA DI UN LEADER E DI GIOCATORI DI PERSONALITA’ 30% – La Lazio non ha un trascinatore, non ha un’anima pulsante in campo. Dove sono finiti i vari Lovati, Wilson, Chinaglia, Giordano, Signori, Casiraghi, Nesta, Mihajlovic, Simeone? Dov’è finito mister Fascetti con tutti i ragazzi del -9? Dov’è finita la gente che per la Lazio lottava e combatteva?

Calciomercato
Fonte immagine: Danilo Rossetti

Manca gente con personalità, mancano giocatori che dialogano con l’arbitro e, perché no, che protestano. Si accetta ogni decisione del direttore di gara senza fiatare, giusta o sbagliata che sia. Per carità, la correttezza prima di tutto… Purché però non si sconfini nell’ingenuità: l’Olimpico ormai, è un campo che potrebbe essere terra di conquista di chiunque. I giocatori stessi, inoltre, non avvertono più il senso di appartenenza alla squadra, basti pensare che Konko avverte ogni giorno fastidi muscolari che poi gli esami approfonditi negano.
E’ solo un esempio, ma non va trascurato. La situazione oggi è questa… Gli undici che scendono in campo in trasferta, sono più che timidi e vengono risucchiati dal calore degli stadi avversari. Non c’è una figura che li possa “tranquillizzare” e poi “caricare”, e questo si avverte.

ERRORI SOCIETARI 20% – Se non c’è impronta di gioco, la società, tranne licenziare il tecnico, non può fare di più. Può invece intervenire sulla mancanza di appeal che caratterizza i giocatori; in questo senso però, Lotito e Tare hanno erroneamente operato al contrario, allontanando qualsiasi giocatore o membro dello staff che possa aver manifestato segni di lazialità. Il perché è tuttora ignoto, ma può ricercarsi nel fatto che Lotito vuole rappresentare in tutto e per tutto la figura portante della S.S. Lazio: non avendo “rivali” tra i giocatori, pertanto, questo compito rimane decisamente più alla portata.
Le mancanze mostrate nel calciomercato infine, sono note a tutti: la società fa sempre meno per rinforzare la squadra, perché “è già competitiva così”. Ma quando si fa male Klose, i problemi in attacco sono palesi e ancora non si è posto rimedio; la difesa invece, è stata “puntellata” con Novaretti e Vinicius, che si sono rivelati veri e propri oggetti misteriosi fino ad ora.
La vittoria in Coppa Italia ha gettato fumo negli occhi di tanti, e la società ne ha approfittato per arrogarsi meriti e trastullarsi durante il mercato estivo, convinta che la squadra fosse ampiamente competitiva.

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