Pesoli del Siena si incatena di fronte alla Federcalcio: “Voglio un confronto con Carobbio e Gervasoni”

Singolare la protesta contro le sentenze sportive del processo-calcioscommesse da parte del difensore del Siena Emanuele Pesoli, squalificato per tre anni a causa della tentata combine di Siena-Varese del 21 maggio 2011, quando militiava con i lombardi.

Fonte immagine: Danilo Rossetti
In mattinata il calciatore si è infatti incatenato davanti alla sede della Federcalcio di via Allegri a Roma, così come fece Renzo Ulivieri un anno fa. Pesoli ha annunciato che inizierà anche uno sciopero della fame.
“Mi sento ferito per la condanna – ha dichiarato il giocatore – e vorrei un confronto con chi mi accusa, e cioè con Carobbio e Gervasoni. Non sto mettendo in discussione il lavoro dei magistrati e di Palazzi ma mi vorrei difendere in maniera giusta. E’ una protesta forte ma mi stanno rovinando la vita per una cosa che non ho fatto. Prima di smettere di giocare vorrei lottare con tutte le mie forze. Attendo qualcuno, il presidente della Figc, Giancarlo Abete, resterò qui fino a quando non ce la faccio più.
Il direttore generale della Figc Antonello Valentini è dunque intervenuto: “Il problema del confronto che lei chiede con i suoi accusatori non è un problema degli organi politici della Federazione, ma una competenza dei giudici sportivi. Dopo averle espresso la mia umana solidarietà, la invito a rifletterci. Prendo l’impegno per un suo incontro con il presidente che non avrà nessun problema ad incontrarla al suo ritorno dalle ferie. Fermo restando che garantirle un confronto con chi l’accusa non è una competenza né del presidente Abete, né mia, né della Federazione, ma della Procura federale: un organo totalmente autonomo. La invito a rifletterci, mi dispiaceva vederla qui e non venire a salutarla. Capiamo il suo dispiacere e la sua rabbia perché si ritiene innocente e in secondo grado avrà la possibilità di far valere le sue ragioni”.

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