Roma, parola d’ordine: vincere!

Torna il campionato ed in casa Roma si respira un clima di attesa, tutti i tasselli sono al loro posto: la rosa è competitiva, gli schemi di Luis Enrique iniziano ad essere compresi ed introiettati e l’affiatamento tra i nuovi elementi sembra essere in netto miglioramento. Tra tutte queste certezze, manca il fattore che porta una squadra ad essere competitiva, bisogna fare il risultato conquistando i primi tre punti della stagione.

Fonte: tmnews.it

Centrare l’obbiettivo, questo è quello che si aspettano tutti, dagli addetti ai lavori all’ultimo tifoso. Allo stesso modo la pensa il tecnico giallorosso Luis Enrique, che in conferenza stampa, alla vigilia dell’incontro con i toscani in programma domani sera alle 20.45, parla e descrive le potenzialità e le ambizioni della sua rosa. “Abbiamo bisogno di una vittoria, col Siena è un’occasione perfetta, i giocatori si sentono in debito coi tifosi. I gol non arrivano, ma non ho dubbi che arriveranno, stiamo lavorando bene e sono convinto che i miei giocatori segneranno molto. Supereremo questo momento”.
C’è ottimismo, questo è chiaro. Lo si evince anche dalle parole successive, mirate a sottolineare come la squadra prepara le partite in settimana, pensando solo alla vittoria, secondo lo spagnolo “questo è il modo migliore per raggiungere il risultato”. Infatti anche nella trasferta di Milano si sono visti segni maggiori d’intesa: De rossi giocando davanti alla difesa ha ritrovato finalmente la condizione e la determinazione di un tempo, essendo capace anche di impostare il gioco verso gli esterni, senza trascurare un’accurata fase di contenimento. Taddei e Perrotta terzini, una novità che ha portato riflessioni interessanti dal punto di vista tattico, ma non sembra poi ripagare dal punto di vista tecnico, dato che il brasiliano non riesce ad adattarsi al meglio in quel ruolo soffrendo parecchio la fase difensiva.
L’attacco, sembra essere questo il tallone d’Achille della nuova Roma. Bojan, dopo prestazioni esaltanti nel ritiro pre-campionato, contro il Cagliari ha convinto poco il buon Luis, rimpiazzato infatti dal giovane Borini. Nonostante questa scelta possa far pensare ad un’esclusione prematura dell’ex gioiellino catalano, il tecnico non drammatizza: “Ci sono ancora molte cose da migliorare anche i giocatori devono conoscersi meglio tra loro raggiungere una migliore intesa, negli ultimi giorni di mercato sono arrivati quattro giocatori nuovi. Bojan lo vedo sulla stessa linea di tutti gli attaccanti, da Borriello a Okaka. Sono molto contento di tutti gli attaccanti che ho. Una situazione perfetta, la concorrenza deve esserci sempre”.
Osvaldo: altro uomo al di sotto delle proprie potenzialità, presentatosi a Roma dicendo “penso di valere tutti i 18 milioni spesi dalla Roma”, ripaga il pubblico romanista con due prestazioni alquanto opache. Anche qui, massima fiducia dall’alto “Non è importante se i giocatori li ho scelti io o li ha scelti Walter, quando arrivano qui sono tutti giocatori della Roma. Per me non conta se sono argentini, brasiliani, spagnoli o italiani, per me indossano tutti la maglia della Roma. Per Osvaldo vale lo stesso discorso di Borini, Pjanic e altri: tranquillità sappiamo che è una piazza complicata, molto esigente, ma è uguale anche da altri parti. Sono sicuro che farà molti gol, come anche altri calciatori. A loro chiediamo solo di concentrarsi sul loro lavoro”.
Insomma, il progetto nella sua interezza sembra essere ben collaudato e in grado di sostenere anche il ritmo di un campionato, sempre più dislocato in mezzo alla settimana, portando a giocare una partita ogni tre giorni anche chi è “sollevato” da impegni europei. Quando gli chiedono del turn over, Enrique risponde:
Chiaramente influirà, tre partite in una settimana sono molte, non siamo neanche abituati a questo, sarà importante vedere la condizione fisica dei calciatori, in settimana la squadra si è allenata bene, ho visto giocatori che hanno fame. Non sono il tipo di allenatore che conta solo su 11 titolari, conto su tutti i giocatori a disposizione, poi ci sono calciatori che hanno un peso specifico all’Interno del gruppo”.
Il modus operandi sembra essere lo stesso delle prime due giornate, tutti sono utili, nessuno è indispensabile. Chiedere conferma a Francesco Totti, che dopo qualche screzio con il tecnico nella fase iniziale del ritiro giallorosso, dovuto alle sue frequenti esclusioni (n.d.r. la sostituzione in Roma- Slovan e la partenza dalla panchina in Slovan- Roma), ora in tempi in cui non c’è tempo per litigare, o meglio non serve, sembra aver riacquistato di diritto il posto al centro dell’attacco. Anche se :“Non giochiamo con tre attaccanti, ma con undici e giochiamo con undici difensori. È vero: attacchiamo tutti insieme, e lo stesso per difendere. Non è un lavoro di quattro o tre. Francesco può giocare in diverse posizioni. Totti può fare la punta il trequartista, il regista, è il giocatore che ha più libertà, anche perché è quello con più qualità”. quale può essere l’alternativa a Totti: “Ce ne sono tanti: Verre, Lamela, Bojan, Pizarro, Pjanic”.
Quindi, la probabile formazione anti-Siena dovrebbe essere la seguente: (4-3-3) Lobont; Cicinho, Kjaer, Burdisso, Josè Angel; Gago, De Rossi, Pizzarro; Borriello (al posto dell’acciaccato Osvaldo), Totti, Borini.
Il match vede contrapporsi ai capitolini, il Siena di Giuseppe Sannino che nutre profondo rispetto per Luis Enrique, queste le sue parole in vista della gara: “Andiamo a Roma con grande rispetto sapendo di giocare contro campioni veri, ma per noi affrontarli deve essere un motivo di orgoglio e uno stimolo in più per far contenti i nostri tifosi”. Il tecnico senese ha poi esposto il problema che la squadra ha in attacco, ammettendo di intravedere dei margini di miglioramento, in quanto è necessario – precisa l’ex tecnico del Varese- che tutti accompagnino la fase offensiva, “si deve giocare compatti e non essere sfilacciati come contro la Juve”.
Ora troviamo due compagini opposte, con diversi obbiettivi e diversi modi di vedere e vivere il calcio, ma entrambe cercano riscatto dopo due prestazioni al di sotto degli standard, e come hanno sottolineato in molti, dopo l’esonero del Gasp dalla panchina interista, gli allenatori dipendono dai risultati. Quindi, sebbene Sannino navighi in acque più tranquille, il tecnico spagnolo, anche se non lo ha dichiarato, anche lui sa benissimo che in gioco, oltre ai tre punti, c’è la permanenza sulla panchina capitolina che in caso di fallimento, sarebbe in bilico date le probabili perplessità che potrebbe esprimere la dirigenza accompagnata dall’impazienza e lo scetticismo (sempre in agguato) che i tifosi potrebbero far emergere. A quel punto, la pazienza chiesta da tutto l’ambiente potrebbe venir meno, e questo farebbe ripiombare i fantasmi del passato. Questo la Roma deve evitare, specchiarsi troppo a scapito della concretezza, sapendo poi che di fronte ha una squadra tutt’altro che sprovveduta.

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