Sky,il regista Carosi si difende: “Riprendiamo tutto in campo”

Angelo Carosi, regista per i big match di Sky, è stato intervistato dai colleghi di La Repubblica dove ha dato alcune spiegazioni sul come viene svolto il lavoro di chi è dietro le telecamere. Troppe le accuse secondo lui di manipolazione, loro riprendono e mostrano tutto consapevoli che ogni fotogramma in più potrebbe essere un dubbio in meno.

Fonte: Alessandra Lo Monaco
Fonte: Alessandra Lo Monaco

 

La prova tv torna a puntare l’attenzione della Serie A sul ruolo delle televisioni. Il calcio italiano è diventato un reality come il Grande Fratello?

No, non è un vero Grande Fratello, tutto quello che vede la gente da casa succede davanti a 50 mila persone. Noi di Sky in più diamo la possibilità di apprezzare meglio il gesto atletico, l’espressione tecnica individuale che magari non potresti vedere a occhio nudo grazie a telecamere dedicate ai dettagli del gioco come la Hi-Motion, che rallenta l’azione per far apprezzare il gesto, lo sforzo muscolare, la giocata tecnica”.

 

Ma spesso il replay smaschera anche l’atteggiamento antisportivo, o violento. Un occhio esperto sa dove e quando andarli a cercare?

In questo contesto può capitare di documentare un gesto che implica qualcosa di diverso. Ci rendiamo conto che riprendendo l’azione ci imbattiamo in un episodio che farà discutere, ma non lo andiamo a cercare: siamo super partes e ciò che riprendiamo è tutto ciò che succede sul rettangolo di gioco”.

 

Come è cambiato il lavoro e in cosa è determinante il regista?

Il regista deve conoscere le tempistiche della tv: dietro ogni telecamera ci sono due occhi e il lavoro di un cameraman. Impossibile celare qualcosa anche volendolo con 50 persone a lavoro che vedo quello che succede in campo. Il regista deve dare però continuità televisiva a questo lavoro. Oggi tra l’altro il replay è più veloce, basta schiacciare un tasto, si potrebbe addirittura fare il live in slow motion. Si cerca di rendere l’esperienza più bella”.

 

Solo che tra un big match e una partita meno interessante c’è una netta differenza di telecamere al lavoro. Più facile scovare questi episodi nelle gare di cartello?

In Serie A la differenza è tra 10 e 15 telecamere, tutto sommato minima, c’è stata una grande equiparazione. La differenza vera è con la Serie B, dove a volte ce ne sono soltanto 3. Invece in una finale di Champions ne ho gestite anche 32, tutte contemporaneamente al lavoro. Serve sapere dove guardare, farsi sfuggire qualcosa sarebbe stato da fessi”.

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