Pereira : ”Per me l’Inter è un grande premio. Un grande sogno che chiedo di vivere”.

E’ un fiume in piena il Pereira intervistato da Il Giornale.

Foto jikatu - Fonte Flickr/wikipedia.org
Foto jikatu – Fonte Flickr/wikipedia.org

Il laterale uruguaiano rivela che in questi primi mesi l’ambientamento “è stato tutto eccellente e fantastico,ma per me più difficile che per gli altri venuti da Genova o da Napoli. Lavoro per la squadra, non perchè il mondo parli di me. Se pensi solo a te stesso non arrivi molto lontano. Quando uno sbaglia deve fare autocritica e capirlo da solo”.  Lui ci ha provato a 14-15 anni, il fratello lo aveva soprannominato Palito.“Ero magro. Anzichè Alvarito,è venuto fuori Palito: palo magro”. Da bambino che si incantava davanti al calcio fantasia a dispetto di quel che gli avrebbe riservato il futuro: “Ho cominciato nel Miramar Misiones: terzino allora e terzino oggi”.  Come tutti conosce la storia calcistica e gloriosa del suo paese, ma nella classifica degli idoli non si scosta dal mondo d’oggi. Dice: Ruben Sosa, Recoba, Francescoli. “A me piacciono i trequartisti, quelli del calcio più vistoso, amo la classe del calciatore”. Poco gli importa di essere un terzino faticatore: “Nella vita e sul campo ciascuno di noi è destinato a ruoli diversi”. Su Alvaro Recoba afferma: “Era un fenomeno, calcia come pochi. Da Recoba ho visto il più bel gol della mia vita: nello stadio Centenario, giocava con la nazionale. Prima di venire all’Inter”. Si parla anche di Francescoli e lo immortala con un tocco estetico.”É Milito vecchio”. Filosofo nella testa. Essenziale nei piedi. Alvaro ha girato l’Europa, dopo aver giocato anche in Argentina. “In Romania ho preso contatto con il calcio europeo. Al Porto ho vinto tanto: sono cresciuto come calciatore e come persona. Qui all’Inter sogno di vincere tanto e di entrare nella sua storia. Ma il campionato portoghese non è tanto equilibrato come quello italiano. Qui è tatticamente diverso: nelle squadre è più diffusa la qualità tecnica”. Una vita da mediano incantata dallo sport formato champagne. Ed allora, quando pensa al pallone d’oro, ha un solo favorito: Messi. E non accetta alternative: Iniesta,Cristiano Ronaldo. “Messi ha segnato 91 gol in un anno, cosa c’è di meglio?”. Al mondo, dopo di lui, vede “Iniesta e Suarez”. Racconta che porta il numero 31 sulla maglia per una storia di famiglia “ma non la voglio raccontare”, invece il codino è nato in Portogallo:“Tanti giocatori africani portavano la coda di cavallo. Io avevo i capelli corti, me li sono fatti crescere. Ma, poi, perdevo troppo tempo per lavarli e pettinarli. E allora mi sono fatto il codino: più pratico”. Promette: “Se vinciamo lo scudetto, lo taglio”. Tutto per la squadra. Oggi la sua squadra è l’Inter e Palito è concentrato solo sulla causa nerazzurra: “L’Inter mi sta nel cuore: ha avuto fiducia. Per me l’Inter è un grande premio. Un grande sogno che chiedo di vivere”.

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