Inter, Mancini sicuro: “Scudetto? La tradizione impone di provarci e sognare è bellissimo”

Intervista a tutto campo per il tecnico dell‘Inter, Roberto Mancini che al Corriere dello Sport a toccato tanti temi, neroazzurri e non solo.

Roberto Mancini (fonte: www.inter.it)
Roberto Mancini (fonte: www.inter.it)

 

Si parte dalle possibilità di scudetto: I ragazzi lavorano tanto, la tradizione del club impone di provarci. Non abbiamo coppe. E sognare è bellissimo. La sconfitta di Napoli? Il dispiacere per il risultato subito dopo la partita è forte, ma poi uno metabolizza e cerca di pensare solo alle cose positive”. 

Mancini si sofferma poi a lungo sulla garra contro il Napoli, in tutti i suoi aspetti; tecnici: “Solo una occasione al 90′? Non mi risulta che sia andata così. Il Napoli è stato bravo e Higuain ha fatto la differenza con un gol straordinario dopo un minuto. Passare subito in svantaggio ci ha messo in difficoltà nel primo quarto d’ora, poi la partita è stata normale ed equilibrata. Credo che la nostra sia stata una delle migliori prestazioni di questo campionato e le cose positive sono state parecchie“. E poi ampio spazio all’arbitraggio: “La penso esattamente come prima. Il primo di Nagatomo non era assolutamente un fallo da ammonizione e anche il secondo era un mezzo fallo perché Yuto non va diretto sull’uomo. Ritorsioni per quanto detto? Che gli arbitri sono permalosi lo dite voi. Se un ex arbitro (De Marco, ndr) va in tv, non deve difendere gli ex colleghi, ma spiegare il regolamento e le dinamiche che portano a un fischio. Un avvocato difensore della categoria arbitrale non serve a nessuno, come non servono gli ex calciatori che fanno i commentatori e cercano di tenere sempre il piede in due scarpe“.

L’Inter è la squadra meno fallosa della Serie A ma ha già subito 4 espulsioni in 14 giornate: “Dobbiamo imparare… a simulare, ma non ne siamo capaci perché ho una squadra composta da bravi ragazzi, calciatori che non fanno le cose che non vanno fatte. Più a rischio perché fisici? Forse, ma le statistiche dicono che facciamo meno falli di tutti e non abbiamo né giocatori che simulano né che picchianoFelipe Melo? Sì, è aggressivo e ci sta che faccia qualche fallo, ma non è cattivo. Assolutamente”. E, sulla simulazioni in Italia, Mancini spiega: C’è chi è predisposto a simulare. E non solo in area… Questa è la patria dei simulatori perché da noi fischiano al primo contatto, mentre in Inghilterra, in un campionato più duro, anche se non ho con me le statistiche credo ci siano meno espulsioni. In Italia si fischia e si ammonisce per niente. Tutto questo è sbagliato e gli arbitri dovrebbero imparare a fischiare di meno, senza farsi condizionare dal pubblico. Purtroppo questo è sempre stato un problema della Serie A”. 

Restando in casa Napoli, Mancini parla del numero 9 azzurro: “Higuain in Italia è come Messi nel mondo. Sta dando al Napoli quello che le altre squadre non hanno“. 

Si torna poi a parlare di Inter: “Per costruire una squadra ci vuole tempo, ma se nel frattempo arrivano anche i risultati…Firmare per il secondo posto finale? No. É difficile firmare per il secondo posto per uno sportivo. Voto? 6. Una sufficienza piena. Con 6 a scuola si viene promossi” 

E si torna quindi a parlare di scudetto: “Perché crederci non costa niente e sognare è la cosa più bella che si può fare. Perché l’Inter ha una grande storia e una tradizione che le consente di giocarsela fino in fondo. Perché penso che i nostri giocatori stiano facendo un grande lavoro e non si fermeranno fino alla fine. E perché non avremo le coppe europee: a marzo questo potrebbe essere un vantaggio, a livello fisico e mentale, se le altre saranno ancora in corsa. Detto questo, il nostro obiettivo è qualificarci per la prossima Champions League, meglio con il secondo posto che con il terzo almeno evitiamo i playoff”. 

Si passa poi alle tante critiche, soprattutto da parte di Sacchi, al gioco dell’Inter a cui Mancini risponde così: Meglio giocare male e vincere che perdere dando spettacolo. Non mi danno fastidio. Ognuno vede le partite a suo modo e la pensa come vuole. Non mi interessa fare polemica. Non c’è un depositario della verità nel calcio: non lo è Sacchi e non lo sono neppure io… Ognuno dà la sua opinione e tutte sono da rispettare. Come tecnico sono uno che guarda la realtà: se avessi Gullit, Van Basten, Maldini, Baresi, Donadoni e tutti gli altri campioni di quel grande Milan giocherei un certo calcio, ma a disposizione ho un’altra rosa e quando affronto una formazione più forte che non posso mettere sotto perché ha più certezze ed è insieme da più anni, mi adatto. Sarebbe da fessi comportarsi in un altro modo. Una squadra cresce se fa i risultati anche all’inizio, quando non è al 100%. Rimanere attaccati alle prime può essere importante in vista della crescita futura”. 

Mancini si sofferma poi sull’attacco dei neroazzurri: “Mauro è giovane ed è il classico attaccante da area di rigore che fa sempre 20 gol. Ha un tipo di gioco che necessita dell’aiuto della squadra, ma ha margini di miglioramento importanti. Icardi e Jovetic hanno bisogno di giocare insieme 6 mesi e non è detto che bastino per trovare un’intesa. A Ljajic avevamo pensato anche a giugno, ma non sapevamo se la Roma lo avrebbe ceduto. Appena si è presentata l’occasione l’abbiamo colta al volo“. 

Spazio poi al mercato: (Sorride) “Acquisti? Dovete chiederlo a Michael (Williamson, il corporate director nerazzurro presente al nostro forum, ndr)… Ora dobbiamo fare del nostro meglio per conquistare più punti possibili fino al 20 dicembre, poi valuteremo se sul mercato c’è qualcosa che può aiutarci. Cambiare volto alla squadra a gennaio non è semplice: servono elementi che si adattino subito e che facciano la differenza. Mica facile…”. 

I nomi che circolano sono comunque tanti e Mancini commenta: “Pirlo? É forte, ma con lui non abbiamo mai parlato. E non abbiamo pensato a un rinforzo lì in mezzo. Biglia? Non credo. Potremmo avere bisogno in altri ruoli. Bellarabi è un bravo giocatore, gioca in Champions con il Bayer ed è difficile da prendere a gennaio”.

Infine l’intervista a Mancini si conclude con una battuta sul rapporto con il presidente Thohir: “Per me non è un problema. In Inghilterra i presidenti non si vedono mai, il proprietario del City, Sheik Mansour Byn Zayd, lo avrò visto 2-3 volte in 4 anni. Thohir viene in Italia spesso e ci sentiamo al telefono 1-2 volte a settimana“. 

 

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