La buffonata del secondo extracomunitario

Si tenga presente per un attimo la formula 1. Ha fatto scalpore la poca serietà dei massimi dirigenti, che in una sola gara, hanno cambiato il regolamento per ben 4 volte. Troppi nemici si stavano creando, in un mondo dove la maschera di cordialità, stampata in faccia, è tutto. Della stessa pasta, anche se forse ha fatto meno scalpore, la decisione del Consiglio federale della F.I.G.C., presa all’unanimità, sul ripristino del secondo extracomunitario in Serie A a partire dalla prossima stagione, che stravolge quanto deciso l’anno scorso, l’anno del fallimento mondiale.

Fonte immagine: Abdullah AL-Naser

Il presidente Abete giustifica il passo indietro, rispetto al passato, come condizione importante per il recupero della competitività. E già, perchè le acque ormai si sono calmate, i tifosi cominciano a dimenticare, e poi perchè i club sono loro che dettano legge, tutti ad inseguire un sogno chiamato millions of Champions. Un mercato con continua vista sul florido, dal punto di vista calcistico, mondo dei giocatori tecnici, e molte volte anche a buon prezzo. Una boccata d’ossigeno per le società che possono continuare a rimpinguare i propri organici di stranieri. Questo è solo un primo aspetto della buffonata. Il secondo è un discorso che troppe volte è stato dibattuto in molte trasmissioni televisive, e sui più noti giornali, ma che mai ha veramente toccato i pensieri dei potenti del calcio italiano. Si pensi un attimo alle rose delle squadra italiane, a prescindere dalla fede calcistica, o dall’odio che trabocca le barriere del calcio, maledetta mancanza di cultura sportiva. Bene, si noterà che come extracomunitario si denota quel calciatore che non ha uno dei tanti passaporti della comunità europea. Già proprio tanti. Tanti quanti i giocatori non italiani che rinforzano le file delle squadre di Serie A. E gli italiani dove sono? Semplice vanno a giocare all’estero cercando fortuna, o fanno una lunga gavetta nelle giovanili, o nelle categorie inferiori, per poi semmai essere ingaggiati da qualche sveglia squadra straniera. Uno su mille ce la fa verrebbe da dire. D’altronde questo che importa alle società di calcio, dove l’unico obbiettivo è vincere per guadagnare? Il problema dovrebbero porselo di più la F.I.G.C, il C.O.N.I, o chi esso sia. Perchè poi non vengano a fare le morali in tv quando la nazionale perde perchè non ha ricambio generazionale. Di certo i giocatori delle altre nazionali non sono degli highlander, che il tempo passa, ma loro rimangono li imperturbabili. Forse sarebbe più semplice pensare che loro hanno la cultura dei giovani del loro paese, e non il padronato di chi si incolla alla poltrona, dispensando compiacimenti a destra e a manca. Si capirà allora quale è la buffonata. Chiudono o aprono a loro piacimento all’extracomunitario, ma agli europei, che comunque sono stranieri, nessuno ci pensa, e il nostro ormai è diventato un campionato che per vedere giocare qualche italiano, semmai anche di talento, sempre se non ce lo portano via, bisogna ricorrere alla fantasia dei ricordi, quando sfornavamo fior fiori di giocatori, quali Mazzola, Ferrara, Cannavaro, Rivera, Rossi, Baggio,Macini, Vialli, Buffon, Totti, Del Piero, Maldini, e chi più ne ha più ne metta. Bisognerebbe allora limitare anche il numero dei non italiani, o almeno mettere l’obbligo di schierare metà formazione in campo composta da italiani, o cose di questo tipo. Si rimetta in moto la giostra made in Italy.

 

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