Bayern, Jerome Boateng: “Dalla finale dello scorso anno, ne nasce un’altra…”

Jerome Boateng ha 24 anni e per tutti, o quasi, è il fratellino di Boateng.

Fonte immagine: Danilo Rossetti
Fonte immagine: Danilo Rossetti

Il fratellino, però, ha vinto un Europeo Under 21, è arrivato terzo con la Germania a Mondiale e Europeo, ha appena festeggiato la Bundesliga col Bayern e sabato sera giocherà la sua seconda finale di Champions in carriera. Roba che a molti non riesce in 40 anni. La seconda finale deve essere quella del riscatto: non solo per come il Bayern ha perso la scorsa col Chelsea, ma anche a livello personale. Se riguardate il gol di Drogba del pareggio di un anno fa, troverete un difensore che finisce su un blocco (di Lampard) e non riesce a contrastarlo. Quel difensore è Jerome Boateng. Lo abbiamo incontrato a Berlino, dove coi fratelli presentava una nuova linea da Street soccer di Nike.

 

Jerome, da un anno si sogna Drogba la notte?
“Ma no, nessun incubo. In quella partita abbiamo avuto così tante occasioni di segnare e vincere che quel gol non può essere considerato il punto di svolta. Però è vero che per mesi non ho voluto rivedere quella partita. E io lo faccio sempre, per migliorarmi. Poi l’ho rivista una volta, ricordi troppo dolorosi”.

 

Però in molti dicono che da quella sconfitta è nata questa grande stagione. D’accordo?
“Sì, questa finale è nata lì. Dal primo giorno di ritiro abbiamo iniziato a lavorare duro come non mai. Avete visto quanto corrono Robben e Ribery in questo periodo? Basta quello per spiegare…”.

 

La finale sarà un derby tedesco. La Bundesliga è diventato il miglior campionato d’Europa? E come ci è riuscito?
“Sì, anche perché possono vincere tante squadre, anche se quest’anno abbiamo fatto il vuoto. La chiave della crescita è stato credere nei giovani. E lanciarli, smettendo di comprare trentenni dall’estero. E poi le “squadre B”: per me è stata un’esperienza utile. Giocare contro uomini, quando sei ragazzino, può essere la molla che ti fa crescere, molto più che giocare nelle squadre giovanili”.

 

E’ vero che da piccolo era un bomber?
“Alla mia prima partita ho segnato sei gol, al tempo facevo l’attaccante e vincemmo 12-0. Avevo 8-9 anni, sono diventato difensore a 12-13 anni. Poi a lungo la porta avversaria me la sono dimenticata. Ultimamente sto segnando di più, anche perché il tecnico mi ha detto che devo concentrarmi, e allenarmi, sulle situazioni di corner, e sul momento in cui mi trovo davanti alla porta. A fine allenamento resto di più sul campo, quando escono gli altri”.

 

Il tuo modello di difensore e l’attaccante più forte contro cui hai giocato?
“Il primo è Maldini, senza dubbi. L’attaccante più forte contro cui abbia giocato: probabilmente Balotelli, quando vuole può essere fortissimo. E poi anche Ibrahimovic“.

 

Con Mario ricordiamo rapporti tesi e botte in allenamento al City, però.
“Mario è un bravo ragazzo, ha talento, è divertente, sembra sempre di buon umore, è uno scherzo continuo. Semplicemente non capisce che altri possono avere un carattere diverso, che alcuni per lavorare e allenarsi hanno bisogno di concentrarsi. Quindi a volte è difficile averci a che fare giorno per giorno. Ma non ho più problemi con lui”.

 

Balotelli e suo fratello stanno diventando simboli della lotta al razzismo. Lei ha mai avuto problemi del genere?
“Quando ero piccolo ero il solo nero della squadra. Quando andavamo a giocare capitava che ci fosse gente che mi insultava con epiteti razzisti. All’inizio non capivo perché succedeva, ci restavo male. Poi ho parlato con i miei genitori, che mi hanno detto di non curarmi di loro, che erano solo invidiosi. Oggi sono orgoglioso di far parte della nazionale tedesca più multietnica di sempre. Khedira, Ozil, Podolski: speriamo di essere un simbolo e un esempio per i giovani”.

 

Elettrizzato dalla prospettiva di essere allenato da Guardiola, il prossimo anno?
“Non ci pensiamo, e non è una frase fatta. Ora è il momento di Heynckes: abbiamo un tale rispetto di lui da non pensare a nient’altro. E poi possiamo ancora vincere tutto”.

 

La Juve è stato uno degli avversari più tosti?
“Mi è piaciuta davvero tanto: noi abbiamo trovato il gol subito all’andata, eravamo molto concentrati. Al ritorno per 20′ non abbiamo giocato bene, poi ci siamo ripresi. Comunque la squadra di Conte ha tante potenzialità”.

 

Come vede un futuro in Italia? Magari al Milan con Kevin Prince?
“E’ una proposta interessante… Scherzo, al Bayern sto bene. Ma in futuro chissà”.

 

 

Fonte: gazzetta.it.

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