La Champions di tutti: sette nazioni ai quarti di finale

Grazie al passaggio del turno di Apoel Nicosia, Benfica e Marsiglia, sono ben sette le nazioni rappresentate ai quarti di finale della Champions League: non accadeva dal 1998; la prima volta con la formula odierna.

George M. Groutas - flickr.com

Alla luce degli esiti degli ottavi di finale, in molti si chiedono quale sia il senso di leggere “Apoel Nicosia” e non “Manchester United” nel tabellone delle qualificate ai quarti della Champions League. Sarebbe troppo facile ricoprire il ruolo di “tiratori franchi” ai danni della bistrattata presidenza di Michel Platini, tanto in discussione, quanto comunque in grado di perseguire una linea sempre coerente con i propri obiettivi. Meglio quindi approfondire la situazione della Champions in corso.

Il novero delle escluse dalle migliori otto d’Europa comprende alcuni top club di livello assoluto: Manchester United, Manchester City, Arsenal, Inter, Napoli, Lione, Valencia, Porto. Milioni di tifosi costretti a concentrarsi su Europa League, campionato o coppe nazionali, anzichè essere ricoprire il consueto e più consono ruolo da protagonisti nella più grande vetrina del calcio continentale.

La verità è che le vittorie devono essere guadagnate e conquistate sul campo. Chi raggiunge i quarti può solo averlo fatto con merito, dopo aver versato “lacrime e sangue”, meritando quindi di giocarsi le proprie chances di vittoria finale (minime che siano).
Il Manchester United è stato eliminato in un girone con Basilea e Benfica; gli sceicchi del City non hanno avuto ragione del cuore di Napoli durante la fase a gironi; l’Inter, qualificata da prima del proprio girone, non è riuscita a sconfiggere l’OM; i francesi del Lione si sono dovuti inchinare alla bolgia cipriota nel match di ritorno degli ottavi.

Se è vero che possiamo rammaricarci del modesto livello di alcune delle squadre qualificate ai quarti, è altrettanto vero che dovremmo essere entusiasti dell’internazionalità raggiunta da questa competizione e guardare con ammirazione alle formazioni che sono riuscite a sovvertire i pronostici che le vedevano ampiamente sfavorite.
Spagna, Italia, Inghilterra, Germania, Francia, Portogallo, Cipro: ogni nazione ha il proprio alfiere da supportare con orgoglio, portatore degli interessi non solo del club, ma anche di un paese intero. Il ranking Uefa è infatti la spada di Damocle sopra la testa dei paesi in bilico per l’ottenimento di posti per l’accesso alle competizioni europee e l’edizione 2011/2012 della Champions sarà sicuramente ricordata a lungo per il record delle sette nazioni rappresentate ai quarti di finale. Era dall’edizione 1997/1998 che che non sventolavano sette bandiere tra le prime otto d’Europa e, naturalmente, è la prima volta che succede con la formula attualmente in vigore.

Ad oggi sono ancora molti i fautori di una Champions formato “Super League”, che assomigli ad una sorta di mini-campionato tra le squadre più titolate del Vecchio Continente. Il bello del calcio, tuttavia, risiede proprio nell’imprevedibilità di questo sport, che fornisce a tutti una possibilità di mettersi in mostra: una grande organizzazione tattica in grado di arginare le individualità stellari delle superpotenza; una rete di scouting in grado di scovare giovani talenti anzichè investire milioni per trasferimenti infruttuosi; stadi all’avanguardia, dove il tifo assordante può davvero creare un vantaggio significativo.

La cultura e la geografia del calcio stanno cambiando velocemente. Così velocemente da sorprendere gli addetti ai lavori e i protagonisti dell’elite del calcio europeo, ora insidiati dall’ascesa di realtà emergenti, in grado di ridurre sempre più il gap che le separa dalle big.

Delle sette nazioni (otto, se volessimo considerare anche la non riconosciuta Catalogna), ognuna attende con trepidazione il sorteggio di domani, che potrebbe regalare scenari molto interessanti per le outsider: provate ad immaginare un quarto di finale che vedrebbe opposte Apoel Nicosia e Marsiglia, con Benfica e Chelsea dalla stessa parte del tabellone. Oppure l’ennsima impresa di “Davide contro Golia”, in un Apoel Nicosia – Chelsea…

A cosa serve in fondo il calcio, se non a regalare sogni ed emozioni?

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