La storia del calcio: il gioco che ha rivoluzionato il mondo

Il calcio è anche un fenomeno sociale. Quando miliardi di persone si preoccupano di un gioco, esso cessa di essere tale”, direbbe lo scrittore Simon Kuper.

Fonte: it.wikipedia.org
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Ma quando questo gioco si è trasformato in fenomeno sociale? Quando si è potuto parlare di calcio nel senso che diamo noi oggi a questo termine? Tanto affascinante quanto difficile risalire alla nascita di questo sport, di questa passione, di questo fuoco che fa ardere i cuori. Lento e graduale il processo che ha dato vita al calcio per come noi lo intendiamo. Dallo Tsu-Chu, praticato dall’esercito dell’imperatore cinese Xeng Ti già nel XXV secolo a.c., alla versione giapponese un millennio più tardi, il Kemari, non più ai fini di addestramento militare bensì come semplice svago delle classi nobili, e dove la gentilezza e gli scambi di scuse e complimenti tra giocatori la facevano da padrona. Un prototipo lontano dalle forme che questo gioco assume poi in Occidente con Greci e Romani. In terra ellenica trova l’apice nel 1000 a.c. l’epískyros, esportato poi a Roma, dove viene chiamato harpastum. Qui ritorna a diffondersi in ambiente militare e ad assumere forme meno gentili rispetto a quelle dei nobili giapponesi. Sono con ogni probabilità le stesse legioni romane che, grazie all’espansione dell’impero diffondono il gioco nella Britannia che diventerà, nella credenza comune, patria del calcio moderno. Ma una battuta d’arresto per questa sorta di protocalcio si ha nel Medioevo, quando la pratica di attività ludiche viene vietata perché considerata causa di violenze e tumulti. Nel Rinascimento, poi, torna in auge con la Firenze medicea. Un punto focale della città, Piazza Santa Croce, diventa lo scenario in cui si evolve il calcio fiorentino a quei tempi metafora di scontro politico tra partiti. Firenze, dunque, considerata da alcuni cultori dello sport, in particolare nel ventennio fascista, la vera patria del calcio, a scapito, invece, degli inglesi cui si riconduce il merito di aver dato i natali nel 19° secolo al calcio moderno, quello più simile per spirito e regole al “nostro”. Una data, il 26 ottobre 1863, un rione londinese, quello di Holborn, e 11 club dell’area di Londra che si riuniscono alla Freemason’s Tavern di Great Queen Street, al fine di uniformare i loro regolamenti. Nasce così il calcio moderno. Diverse le tendenze messe in discussione: prevarrà quella che prevede il solo uso dei piedi (non più anche di mani) e di impostazione meno brutale. È la nascita della FA (Football Association), la prima federazione calcistica nazionale. Ma il calcio, che affonda le proprie radici in terre ormai lontane, continua a far discutere di sé: i binari sui quali la sua storia si muove seguono traiettorie impervie e tutt’altro che rettilinee ma, nel giro di pochi decenni, questo sport rivelazione finirà per imporsi prepotentemente e consacrarsi indiscusso protagonista della scena mondiale.

Fonte: www.wikipedia.org
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Il seme del football, di chiara matrice britannica, viene presto esportato intorno al 1870 in Europa e Sud America, dalle navi di quegli stessi marinai e funzionari inglesi che esploravano il mondo alla ricerca di fortuna in porti commerciali e lidi incontaminati. Fu così che, quasi per gioco, il caso volle che schiere sempre più folte di ragazzi subissero il fascino di questo sport e cominciassero a divertirsi correndo dietro ad un pallone e lasciando da parte pensieri e difficoltà dando vita ad uno splendido momento di aggregazione. La reale entità del fascino riscosso in questa parte del mondo da un semplice pallone, si percepì ancor più chiaramente agli albori del 1899, quando prese avvio quello che possiamo senza dubbio definire il primo match di respiro internazionale: Argentina e Uruguay si preparano allo scontro e, in una data storica per i due paesi, il Buenos Aires finì per imporsi 3-0 contro il Montevideo che ospitava il match. Una parte di mondo, il Sud America, che sebbene non abbia avuto il merito di inventare il calcio, ha però insegnato al mondo come giocarlo sulla base di un sorprendente connubio di passione, tattica, qualità ed estro individuale, di cui l’Europa e soprattutto l’Inghilterra, persa nei suoi schemi tattici e nelle sue regole serrate appariva deficitaria. Se anche il Brasile conobbe il calcio, trapiantato dal pioniere Charles Miller, un giovane studente di San Paolo, l’Europa non rimase certo a guardare impassibile il fenomeno che stava facendo il giro del mondo: Francia, Italia, Germania, Portogallo, Svizzera e Olanda si convertirono subito alla nuova moda e il dischetto rotondo che fa impazzire tutti finì per fare la propria, eclatante comparsa anche in occasione dell’Esposizione di Budapest del 1896, quando Loweransen coinvolse tutti nel primo match ungherese della storia. Con il trascorrere degli anni, come un vero e proprio virus, il “nuovo” sport annovera un numero sempre maggiore di proseliti, rendendo necessario relegarlo all’interno di un organo più vasto ma al contempo unitario e diversificato e soggetto alle medesime regole. 21 maggio 1904: siamo alle soglie di una data che cambierà per sempre il volto del calcio, tingendolo di internazionalità, spirito agonistico, disciplina e apertura d’orizzonti. E’ un francese, Guerin, che può fregiarsi del titolo di “padre della FIFA”(Federation Internationale Football Association), invitando i delegati di 8 nazioni dopo aver assurto il pretesto di un match Francia-Belgio per scongiurare le reticenze inglesi, poco disposti a misurarsi con le neonate realtà calcistiche provenienti da altri contesti.

Tifosi USA Fonte: File Upload Bot (Magnus Manske)  (Wikipedia)
Tifosi USA
Fonte: File Upload Bot (Magnus Manske) (Wikipedia)

Chi ha puntato sul calcio dimostra sempre più di esser dotato di lungimiranza: la palla si è ormai trasformata in un ottovolante impazzito che non arresta la propria, frenetica corsa e continua a macinare in ogni angolo del mondo successi e consensi. L’esigenza associativa trova la sua chiave di lettura perfetta nell’istituzione del primo torneo continentale, il Campionato Sudamericano (1916), antenato dell’odierna Coppa America, della Coppa dei Campioni, che coinvolge ogni anno le più forti squadre del continente e della Coppa delle Fiere, oggi conosciuta con l’acronimo di UEFA. Il calcio si rivela essere un ottimo investimento,ma manca ancora un riconoscimento definitivo di natura mediatica che lo consacri all’Olimpo dello Sport. Per giungere al vero e proprio salto di qualità bisogna attendere il 1954, anno in cui il Campionato del mondo viene finalmente trasmesso in televisione. Ci si rende conto, a ragione, che il calcio, nonostante tutto, non è solo un gioco, ma puro divertimento, comunicazione, evasione, aggregazione e passione che unisce i popoli da un capo all’altro del mondo in pochi, semplici gesti. E molto, molto di più…

                                                              Martina Manta & Valeria Cardarano

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