Da Kakà a Chevanton, a volte ritornano: un bene o un male?

Un’idea comune, che quasi tutti condividono: la “minestra riscaldata” non va mai bene. Nelle ultime, frenetiche, ore di mercato il popolo italiano che segue assiduamente il campionato di Serie A, ha assistito al ritorno in maglia rossonera di Ricardo Izecson Dos Santos Leite (meglio conosciuto come Kakà).

Autore Roberto Vicario (wikipedia)
Autore Roberto Vicario (wikipedia)

Un ritorno di cuore, e forse anche per una strategia di marketing, come quello di Andriy Shevchenko, preso praticamente a zero dagli inglesi del Chelsea. In quel caso, il ritorno del forte attaccante ucraino, non fu molto positivo: quando tornò nel 2008 collezionò solo 18 presenze senza andare mai a segno. Un ritorno alle origini c’è stato anche per Ernesto Chevanton, seppur in categorie inferiori, con la maglia del Lecce. L’attaccante uruguaiano, legatissimo alla piazza pugliese, nel 2012 è il vero e proprio colpo del mercato giallorosso: torna nella piazza che l’ha consacrato definitivamente e che ha sempre avuto un posto nel suo cuore. In questo caso, la minestra, non è niente male: 11 presenze siglando 5 gol. Ma qui il caso si fa più “affettivo”, visto che l’attaccante rinunciò al suo stipendio per approdare, di nuovo, dopo 102 presenze e 47 gol alla squadra italiana. Altra operazione, seppur sulla panchina, quella che ha visto lo scorso anno il ritorno di Zdenek Zeman sulla panchina della Roma. Il tecnico boemo è tornato nella sponda giallorossa della capitale dopo le stagioni dal 97′ al 99′, dove la Roma si qualificò 4° e 5°, e dove vennero valorizzati gli allora giovanissimi Delvecchio e Totti. Nella scorsa stagione, però, il tecnico boemo non ha avuto i favori dei pronostici: viene esonerato il 2 febbraio, dopo la sconfitta interna per 2-4 contro il Cagliari. Ora, ai posteri l’ardua sentenza, ma a voi una domanda: la minestra riscaldata, è buona oppure no?

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