Bravo Trap, the cat is in the sac!

Strunz! Che fine ha fatto Thomas Strunz, ex centrocampista del Bayern, vittima per eccellenza di una delle innumerevoli epiche uscite del Trap?

fonte immagine: flickr.com - Autore PanARMENIAN_Photo

E soprattutto, cosa pensa oggi, Thomas Strunz, dell’ennesima conquista di Giovanni Trapattoni? Lui, che nel 1998 lo accusò di eccessivo difensivismo, cosa direbbe dinanzi all’ennesimo successo del suo ex allenatore? Difficile saperlo. Ma in caso di pensieri ancora una volta non troppo positivi, siamo sicuri che tutta l’Italia calcistica e non sarebbe dalla parte del Trap, perchè lui come nessun altro è nel cuore dei pallonari italiani, inutile nasconderlo. Poco importa ai milanisti, se dopo una importante parentesi da giocatore in rossonero decise di allenare qualche decennio dopo gli odiati cugini; poco importa agli juventini se dopo una prima parentesi in bianconero colorò la sua vita di nerazzurro; poco importa agli interisti, se dopo lo scudetto record dell’88-89 ripassò sulla panchina bianconera; poco importa all’Italia intera, se in quel mondiale in Corea l’acqua benedetta versata sul terreno di gioco non produsse i risultati sperati. L’acqua benedetta, una delle sue tante trovate, che l’hanno reso famoso non solo sul campo, ma anche fuori, soprattutto dietro ai microfoni. L’ultima “massima” che ci ha regalato non più di una settimana fa, una versione in un inglese un pò bizarro del celebre “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco“, che nella sua personalissima traduzione oltremanica è diventato “Not say the cat is in the sac“. Ci ha messo poco il popolo irlandese, ad innamorarsi del nostro Trap. Ma si sa, sono in tanti ad amare l’Italia per i suoi monumenti, e il Trap è un monumento italiano, una istituzione, un emblema. Per il resto del mondo oggi il “Bel Paese” è pizza, spaghetti, mandolino e Trapattoni. Simbolo di un calcio che fu, fatto di immagini in bianco e nero, di palloni a pezze bianche e nere; filo sottilissimo fra quel calcio antico che sa di polvere e l’odierno mondo pallonaro, lontano anni luce dall’autenticità di quei tempi. Siamo sicuri, lui ricambia l’affetto che l’Italia prova per nei suoi confronti, nonostante qualche mese fa parlò non proprio bene del panorama calcistico italiano, regalandoci un’altra delle sue massime: “In Italia si vuole l’uovo, il c… caldo e la gallina”. Come dagli torto, e soprattutto come non sorridere davanti al suo modo così particolare ma allo stesso tempo genuino di esprimersi. Il “Trapattoniano“, potremmo definirlo. Lingua di radici italiane, ma famosa in tutto il mondo. Perchè il Trap di conquiste ne ha fatte, girando in lungo e in largo il continente. Giusto citarle allora, partendo dagli scudetti e dalle Coppe Campioni vinte da giocatore con il Milan di Nereo Rocco, passando per gli innumerevoli scudetti e coppe vinte con Juventus, Inter, Benfica e Salisburgo, e finendo con l’impresa più fresca: qualificazione agli Europei raggiunta con l’Irlanda. Un girone non difficilissimo, ma se si pensa che il punto forte della sua rosa è un certo Robbie Keane (per info chiedere agli interisti), allora sì che la sua impresa riacquista la giusta dimensione. Due anni fa solo la mano di Henry non permise alla sua Nazionale di staccare il biglietto per il Sud Africa, non permise al gatto di entrare nel sacco. Il 15 novembre 2011 invece l’obiettivo Europei è stato raggiunto. Bravo Trap, per l’ennesima volta the cat is in the sac.

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