Esclusiva-Davide Chinellato: “Nesta fuoriclasse per la MLS. Salary cap possibile in Europa”

Per fare il punto sulla Major League Soccer e il calcio americano, che sta prendendo sempre più piede anche in Italia, abbiamo contattato Davide Chinellato, giornalista di Gazzetta.it ed esperto del campionato a stelle e strisce. Davide si è concesso ad un’intervista esclusiva per Soccermagazine.it dove parla di Beckham, Nesta, Del Piero ed un possibile futuro per il calcio europeo.
Davide ChinellatoChe ne pensi dell’arrivo di Bradley alla Roma? Serve veramente a Zeman un uomo come lui o è solo un’operazione di marketing?

Penso che Bradley l’anno scorso abbia dimostrato di essere da Serie A nel Chievo. Non è una piazza facile e ha conquistato spazio giorno dopo giorno diventando titolare inamovibile. In queste prime amichevoli con la Roma si è già mosso bene in quelle che hano giocato negli Stati Uniti e ha già dimostrato di essersi integrato nella squadra. Per cui penso che possa continuare a far bene anche perchè è un giocatore con molto talento.

 

Le tre big italiane stanno facendo un mercato oculato, ma mancano ancora pedine importanti: c’è qualche giocatore americano o della MLS che potrebbe fare al caso loro?

E’ difficile: la MLS è sicuramente un campionato di livello inferiore rispetto alla Serie A. Di giocatori che possono avere un impatto nel campionato italiano a parte Donovan onestamente non ne vedo.

 

Del Piero non ha ancora scelto dove giocare, ma più volte ha detto che vorrebbe giocare nella MLS. Potrebbe seguire il suo amico cestista Steve Nash e trasferirsi a Los Angeles, quindi ai Galaxy?

Non è una cosa facile. Le regole della Major League per l’ingaggio sono un pò complicate: Del Piero dovrebbe essere un Designated Player, ce ne possono essere 3 per squadra e Los Angeles in questo momento è al completo.  Vorrebbe dire mandare via Beckham, abbastanza impossibile, o Donovan, abbastanza impossibile, o Robbie Keane, che è l’opzione più fattibile. Però è sotto contratto e onestamente la vedo difficile, ma se dovesse esserci un’unità d’intenti e Beckham mettesse una buona parola si potrebbe fare. Per lui sarebbe una grande soluzione perchè comunque gli LA Galaxy sono la squadra con più visibilità, aggiungere Del Piero vorrebbe dire fare un ulteriore salto di qualità.

 

Se invece finisse alla squadra di proprietà di Steve Nash, i Vancouver Whitecaps?

La vedo più difficile: Del Piero ha sempre parlato di voler fare un’esperienza a tutto tondo, muovendo la famiglia. E’ vero che Vancouver è una delle città più vivibili del mondo, però è anche vero che non dà le stesse opportunità che offre Los Angeles o che offre New York, più adatte forse ad un italiano immigrato come sarebbe appunto Del Piero.

 

L’ultima arrivata in MLS, i Montreal Impact, è molto “italiana”: prima sono arrivati Ferrari e Corradi, poi Di Vaio e Nesta. Questa manciata di azzurro può far bene nella franchigia canadese?

Nesta sicuramente tanto, perchè è ancora un giocatore validissimo a livello europeo, quindi al livello americano è assolutamente un fuoriclasse. In più può aiutare la crescita di una squadra giovane anche a livello organizzativo come sono gli Impact. Di Vaio può dare un ottimo contributo, Corradi è infortunato e starà fuori probabilmente per tutta la stagione americana, Ferrari può guadagnarsi spazio in una squadra dove lo spazio c’è, ma che deve prendersi. Anche a lui potrebbe dare una mano l’arrivo di Nesta, proprio per un discorso di conoscenza, di affinità con un giocatore con cui magari non ha giocato, che però conosce sicuramente.

 

Henry nei New York Red Bulls continua a regalare goal e prestazioni super. Non era meglio per lui rimanere in un campionato più competitivo?

Vale lo stesso discorso di Beckham ai tempi: Beckham scelse la Major League più per un discorso di mantenersi un giocatore di altissimo livello anche in un campionato inferiore. Henry quest’inverno ha giocato con l’Arsenal e ha segnato. Sicuramente poteva dare ancora qualcosa, ma non sarebbe più stato nè titolare nè il fuoriclasse che è a New York, quindi credo sia stata solo una scelta di ruolo e di possibilità.

 

Beckham avrebbe potuto dare un contributo importante alla squadra britannica alle Olimpiadi o sarebbe stato solo un uomo immagine?

Avrebbe sicuramente potuto dare un gran contributo. L’esclusione infatti non è stata molto ben digerita dalla stampa britannica per tutto quello che Beckham aveva fatto al momento dell’assegnazione e negli anni che hanno preceduto le Olimpiadi. Beckham è ancora un signor giocatore a livello olimpico dove la qualità è alta, ma non altissima come può essere una Champions League e proprio per questo poteva fare la differenza. Quindi penso sia stata un’esclusione ingiusta per certi versi, ma sono scelte decisive alle quali si può dare un giudizio solo alla fine.

 

E’ vero che, dato il sistema di ingaggi, le squadre della MLS possono permettersi un solo top player?

In realtà sono tre. Il sistema della Major League Soccer è molto simile a quello degli altri grandi sport americani. Loro hanno un monte ingaggi molto basso, intorno ai 2 milioni e mezzo di dollari, e con tre giocatori possono sfondare questa cifra. Possono dargli un salario a piacere che conta solo per una determinata quantità nel salary cap (monte ingaggi, n.d.r.), una quantità molto bassa. Per cui con la voglia di investire puoi avere fino a tre così detti “designated players”. E’ un sistema che da un lato aiuta la crescita del calcio nord americano visto che l’ingaggio pesa solo in parte, e dall’altro lato invece limita l’importazione di stranieri. Prendiamo i casi di Beckham e Henry: sono due fuoriclasse che sono venuti a giocare in America e che danno un qualcosa in più, se ci fosse un’importazione di massa, come sta succedendo per esempio nel campionato italiano, a livello di crescita del calcio nord americano sarebbe sicuramente una limitazione.

 

Gli sport americani (basket, baseball, football ecc.) usano un sistema di gestione dei contratti (sign and trade, restricted free agent ecc.) in cui sono le squadre, tramite il salary cap, a decidere cosa fare dei giocatori: se restano, se ne vanno, o altro. In poche parole sono le squadre che hanno in pugno i giocatori. Un sistema del genere potrebbe funzionare per il calcio europeo?

No! Sicuramente no, perchè è un sistema figlio di una cultura che va avanti almeno da 50-60 anni. Portare quella stessa cultura in Europa sarebbe impossibile per lo stesso motivo, perchè qui c’è un sistema che va avanti da 100 anni, dove i giocatori hanno sempre potuto dire la loro, dove i procuratori si stanno ritagliando sempre più spazio. Per cui importare di netto il sistema statunitense in Europa  sarebbe improduttivo. Prendere i lati positivi invece sì. Il salary cap sicuramente è un sistema che rientra molto nel progetto di quel fair play finanziario di cui parla molto Platini. Quella potrebbe essere una soluzione, però portare in blocco il sistema americano no.

 

I TESTI E I CONTENUTI PRESENTI SU SOCCERMAGAZINE.IT POSSONO ESSERE RIPORTATI SU ALTRI SITI SOLO PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE. OGNI VIOLAZIONE VERRA’ PUNITA.
Per rimanere aggiornati sulle nostre altre esclusive, vi consigliamo di seguire la pagina fan di Soccermagazine su Facebook.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Su questo sito utilizziamo strumenti nostri o di terze parti che memorizzano piccoli file (cookie) sul tuo dispositivo. I cookie sono normalmente usati per permettere al sito di funzionare correttamente (cookie tecnici), per generare statistiche di uso/navigazione (cookie statistici) e per pubblicizzare opportunamente i nostri servizi/prodotti (cookie di profilazione). Possiamo usare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti ad offrirti una esperienza migliore con noi. Cookie policy