“Where the Hell is Quagliarell?”

JOHANNESBURG – 24 Giugno 2010: E’ il 90′: non c’è più niente da fare. O forse sì. Come nel cambio di scena di un film thriller, il coltello, o forse la pistola, si ritrova in mano alle vittime, e Quagliarella lo utilizza nel migliore dei modi sparando un pallone soft, un vero e proprio lob, verso Mucha, che da dentro la porta, dove era rimasto a sedere ingiustificatamente per diversi minuti, stavolta si fa trovare un pò troppo fuori. E’ goal!

Fonte immagine: ViolaChannel
Tutta Italia torna incredibilmente a sperare. I ragazzi sanno che basterebbe un altro solo goal per superare la Nuova Zelanda in classifica e qualificarsi. Gli azzurri sanno che si può andare avanti. E allora ecco che il destino pone di fronte ai nostri la prova del 9, l’occasione autentica per dimostrare di essere campioni del mondo: siamo al 97′, e ci ritroviamo in attacco, c’è un fallo laterale a nostro favore. Chiellini lancia lungo. Qualcuno spizza in area. L’arbitro sta per fischiare. La palla arriva a Pepe…e l’indecisione costa cara.
JOHANNESBURG – 24 Giugno 2010, ore 18:05: gli azzurri danno l’ultimo calcio allo Jabulani. I campioni del mondo uscenti si arrendono di fronte alla realtà: il triplice fiscio di Webb era quasi atteso, sperato, come fosse la soluzione all’agonia. E quando arriva, il Mondiale è finito.
Ci ritroviamo a centrocampo. Gli occhi di Cannavaro vogliono nascondere le lacrime. Qualcun altro, invece, no: Fabio Quagliarella si lascia andare e chino su se stesso ingoia la delusione che prende il posto del suo più grande sogno; un tiro sulla linea, un goal annullato, una perla tirata fuori all’ultimo che sembrava voler significare la rinascita dell’Italia: se fosse una canzone di Ligabue, sarebbe “Piccola stella senza cielo”.
“Avrà un’altra possibilità”, dicevano. Da quel giorno Fabio, oggi campione d’Italia con la Juventus, aspetta di iniziare il capitolo successivo della storia, quella storia che gli era stata negata già in Sudafrica. Ma quel capitolo non sarà scritto: in Polonia ed Ucraina Quagliarella non giocherà. Non ci sarà la rivincita dell’unico azzurro che due anni fa era stato veramente “mondiale”.
D’altro canto, per certi versi forse è più giusto così. Il grave infortunio che ha colpito il giocatore nel Gennaio 2011 l’ha portato ad una lenta riabilitazione, tanto che anche nel finale dell’ultimo campionato il napoletano non veniva ancora schierato regolarmente da Conte, ma a singhiozzo. Probabilmente un Lippi avrebbe comunque convocato Quagliarella per questi Europei, ma il rispetto di un programma tecnico va al di sopra di ogni cosa, specie per competizioni tanto importanti, e se quello di Prandelli è diverso, allora era destino che la favola non trovasse continuità. E la vittoria di uno scudetto, il primo trofeo di una carriera, non basterà in ogni caso a consolare Fabio.
I grandi eventi che coinvolgono la Nazionale azzurra attirano sempre grande parte della popolazione, anche coloro che non si interessano mai di calcio. Saranno invece quelli che se ne intendono a dover rispondere alle classiche mamme, zie e nonnine di casa che non mancano mai di fronte alle partite dell’Italia e che si chiederanno con stupore, scrutando gli omini azzurri sulla tv, dove sia quel ragazzo dalla carnagione scura tanto bravo che ai Mondiali (o “alla Coppa Rimet”, dirà qualche nonna) aveva giocato così bene risultando essere “il più bravo di tutti”. Speriamo che questi Europei non vengano ricordati per un altro mancato salvatore della patria, comunque. Ma mentre il pallone rotolerà sui campi polacchi, ed in tanti torneranno ad osservare il nostro calcio, un interrogativo interesserà puntualmente il Vecchio Continente: “Where the Hell is Quagliarell?”.

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