De Laurentiis: “Non è un ritiro punitivo. Reina? Vi spiego”

Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis è intervenuto a Radio Kiss Kiss Napoli. Il numero uno azzurro ha parlato del ritiro, di Reina e di una novità in Lega Calcio.

Amedeo Iossa Foto di Danilo Rossetti
Amedeo Iossa
Foto di Danilo Rossetti
Ecco le parole di De Laurentiis:

L’Europa League? E’ un traguardo molto importante. Il campionato tedesco sta crescendo, il Wolfsburg è la seconda squadra della Bundesliga. I miei amici della Volkswagen ne sono proprietari e ricordo che sono stati nostri sponsor per un paio d’anni. Sarà divertente vederci contrapposti in questa sfida. Ritengo che sia meglio giocare la prima gara in trasferta e la seconda in casa: quando abbiamo giocato contro il Borussia Dortmund di Klopp vincemmo in casa ma perdemmo in Germania. Valutiamo bene il ritorno in casa per giocarcela in base a come si concluderà il match d’andata. Il Napoli oggi è il Napoli più forte da 26 anni? Questo non conta, la gente lo dimentica. Il vero tifoso vuole vincere sempre e vuole vincere subito, vuole vincere ora. Faccio un discorso di maggiore tranquillità: quando si parla a vanvera e si dice che quest’anno non si è investito, voglio ricordare agli altri che l’altro anno abbiamo investito 98 milioni di euro ed è una cosa che non si può fare ogni anno perchè altrimenti nel giro di tre anni il Napoli si ritroverebbe in Serie C di nuovo. Capisco che l’ambizione del tifoso è vincere ogni anno lo Scudetto, ma un conto è un sogno, altra storia è la realtà dei fatti. Partiamo tutti con le migliori intenzioni, poi durante la strada possono esserci vantaggi o svantaggi. Il fato è dietro l’angolo e le cose si possono prevedere fino ad un certo punto. Quando si dice: perchè non è stato trattenuto Reina? Ebbene, quando l’altro anno gli abbiamo offerto un compenso cospicuo, ha accettato un compenso maggiore dal Bayern Monaco ma noi non possiamo competere con il Bayern che fa un fatturato di tre volte e mezzo il Calcio Napoli. Poi, Reina aveva un problema legato ai familiari. La moglie non voleva stare infatti a Napoli. E poi se io compro un portiere brasiliano, nazionale, che è giovane e che deve crescere lo devo sperimentare per capire se vale o non vale. Adesso abbiamo un giovane e bravo calciatore, napoletano, che gioca nell’Empoli: mica dovrà aspettare 32 anni per arrivare al Napoli? Ci sono impostazioni mentalmente sbagliate, che rispetto, però bisogna anche costruire o è inutile costruire i vivai e i centri per tirar su i giovani. E poi, lo stadio: quest’anno abbiamo un grande investimento da dover fare nel San Paolo, con i miei soldi personali, per il quale dovrò rinunciare a fare un paio di film per dedicarmi un paio d’anni allo stadio. Le cose le devo gestire personalmente, magari sarà un difetto o un pregio, ai posteri l’ardua sentenza. La Fiorentina? E’ una bellissima squadra, come la nostra, e sarà un match al cardiopalma. Noi abbiamo un grande allenatore, loro anche e tra l’altro napoletano, Diego Della Valle ed il fratello sono miei soci nel parco a tema in Cinecittà. Ci vogliamo bene e sarà una gara all’insegna della massima sportività. Il ritiro? Non vado dietro ai pettegolezzi o alle false piste lanciate dagli altri. La mia non è stata una decisione punitiva, assolutamente. Non sono per punire mai, non è un mio concetto culturale. Il ritiro serve per creare concentrazione. Quando dico che Napoli è una città bellissima con Capri, Ischia, la Costiera Amalfitana, Sorrento, Pompei, la Reggia di Caserta, la migliore sartoria, il cibo migliore del mondo: guardate quante cose sto citando che possono creare appeal e distrazioni. Quando uno finisce un allenamento ed ha una giornata intera davanti, può distrarsi guardando una vetrina con la moglie o immergendosi in una partita ai videogames. Quello che ho voluto dire con questo ritiro è che d’ora in poi servirà la massima concentrazione, non ci si può più distrarre. Inoltre, la frequentazione forzata a fin di bene crea anche una solidarietà di gruppo. Non dobbiamo dimenticare che nelle squadre italiane alberga molta eterogeneità. Oltre a qualche napoletano e italiano ci sono belgi, svizzeri, sudamericani, francesi, spagnoli. Ai Mondiali abbiamo mandato 16 calciatori, la terza squadra al mondo che ha fornito più elementi. Che voglio dire: creare un collante, restando ognuno nella propria privacy non crea solidarietà di gruppo e quella compattezza che bisogna assolutamente avere quando si gioca ogni tre giorni. Bisogna essere tutti per uno, uno per tutti, pronti al sacrificio costante. Poi, ci può essere qualche mio collaboratore che dissente da questa mia mentalità, ma ad un certo punto le decisioni spettano a me e a nessun altro, soprattutto quando la decisione è arrivata nel momento in cui mi sono reso conto che pur avendo il miglior attacco in Italia avevamo delle dimenticanze in difesa e non segnavamo più. Siamo perdenti da troppe partite, qualcosa che non va c’è. Per ritrovare entusiasmo e unità di gruppo i calciatori devono stare insieme, confrontarsi, amarsi, stimarsi e appoggiarsi l’un l’altro. Vorrei che si smettesse, come ha detto qualche organo di stampa, di parlare di punizione. Ma quale punizione?! Non ho mai punito in vita mia uno dei miei figli! Non ho mai licenziato un mio dipendente, una mia segretaria ha 84 anni ed è in ufficio da me! Ma che scherziamo? Il dialogo ci vuole, ma non tra presidente e calciatori, bensì tra calciatori e calciatori. Loro devono capire di essere un corpus unicum. Sono tutti bravi e di livello, lo hanno sempre dimostrato. E allora perchè ci si sta perdendo? Bisogna ricompattare il gruppo e questo ricompattamento deve avvenire tra i calciatori stessi, lo devono desiderare come obbligo di attaccamento alla professione, alla maglia, alle proprie famiglie, nel rispetto della tifoseria. Per questo finale di stagione io ci credo ancora. Svelo quanto sta accadendo in Lega: stiamo verificando se la prima di campionato dell’anno prossimo, Sky permettendo, ce la possiamo giocare in 10 città del mondo diverse per portare l’Italia calcisticamente parlando fuori dalla miseria del provincialismo dove siamo stati relegati. Non è una mia idea, che però ho abbracciato subito. E’ un’intuizione di Silva, che ritengo straordinaria, per riappropriarci dell’importanza del nostro calcio che è in sofferenza da qualche anno”.

Fonte: kisskissnapoli.it

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