Di Natale a sorpresa: “Il Mondiale con Totti un sogno. A Prandelli consiglio anche Quagliarella”

Ci ho messo cinque anni. Un giorno vivremo qui”, dice parlando della sua nuova casa alla periferia di Empoli.

Fonte immagine: Илья Хохлов, Football.ua
Fonte immagine: Илья Хохлов, Football.ua

Totò è così, è un ragazzo semplice, che venera la famiglia e gli affetti anche più dei suoi scarpini, attaccato alla maglia come quasi nessun altro, anche quando le grandi squadre gli hanno proposto passerelle importanti, per finire la carriera in grande: “Non ci ho mai pensato. Per me c’è solo una maglia ed è quella bianconera dell’Udinese. Se in tanti anni fai così tanti gol non c’è Juve che tenga“. Dritto per la sua strada, Di Natale, fedele alla parola data e al suo carattere tranquillo.

Ma oggi, a ridosso del turno di qualificazione dell’Italia, è obbligatoria la classica domanda sul sogno mondiale, e Totò non può trattenersi dal sognare ancora l’azzurro: “Io è ovvio che lo sogni il Brasile. Ma non ci penso. Penso solo a far bene con l’Udinese. Prandelli sa benissimo cosa gli posso dare e sa bene chi sono. Se faccio un’altra volta 20 gol, magari ci penserà“, anche se in fila per il modiale ci son anche altre forze: “Assolutamente. E voglio spendere una parola anche per Fabio Quagliarella. Ha dei colpi pazzeschi, in qualunque altra squadra farebbe 20 gol“.

Quando gli si fa notare che quest’inizio stagione sta mostrando segnali più che positivi da una serie di vecchie glorie, su tutti Francesco Totti, Toni e Gilardino, che in tanti davano già per “bolliti, il capitano dell’Udinese risponde piccato:Bollito è quando uno non ce la fa più. Toni i gol li ha sempre fatti, Gila continua a farli, ma Totti è unico, il numero uno. E’ uno che si mette sempre in gioco. Oggi merita il Mondiale. Sa qual è il mio rammarico? Non averci mai giocato insieme“.

Infine una domanda sull’Udinese, che non investe più sui giocatori italiani: “Un po’ sì, qualche italiano in più servirebbe, anche se io sono dal 2004 a Udine e quasi tutti si sono integrati. Però il problema è un altro: è nei settori giovanili. Al posto di parlare bisogna far bene lì. Ora che gestisco una società, alla quale voglio dedicarmi sempre di più, vedo con più attenzione le cose. Roberto Baggio aveva ragione a dire che bisogna partire da zero. Siamo scarsi. Roberto diceva sempre la verità, infatti non c’è più. Un cartellino costa 17 euro, sono troppi. E con i ragazzi ci vuole pazienza: sbagliano due partite e non giocano più. Non va bene“.

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