Esclusiva-Di Vaio: “MLS 100 anni avanti. Conte si è ispirato a Lippi”

Marco Di Vaio è stato uno dei più apprezzati bomber della Serie A degli ultimi anni, vantando trascorsi anche nella Juventus e in azzurro e lasciando il segno soprattutto a Bologna. Dal 2012 attaccante del Montréal Impact, nella Major League Soccer, Marco si è concesso ad un’intervista in esclusiva per Soccermagazine ripercorrendo un po’ il proprio passato e pronunciandosi, con schiettezza ed accuratezza critica, sul calcio italiano di oggi, tra club e Nazionale.

Fonte immmagine: Montrealaholic - md.faisalzaman
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Come viene vissuto il calcio in Canada rispetto all’Italia e cosa può imparare la Serie A dalla MLS?
Sicuramente l’organizzazione, ci sono 100 anni di differenza fra il Canada, gli Stati Uniti, e l’Italia. C’è la storia dietro, per far capire qui per la prima volta sono partite le prime accademie per i bambini di 8/9/10 anni, in Italia anche le squadre amatoriali hanno la scuola calcio. Qui c’è ancora tanta strada da percorrere, però sono più avanti di noi rispetto all’organizzazione. Hanno gli stadi di proprietà, centri sportivi e l’organizzazione della Lega è quasi perfetta. Dunque è tutto direzionato al pubblico e direzionato al livellamento della Lega e del campionato. Questo fa bene anche al pubblico e alle persone che vogliono venire allo stadio a vedere le partite.
 
Quali analogie e differenze riscontri eventualmente tra la Juventus di Lippi, con la quale hai giocato, e quella di Conte?
Beh, sono due momenti differenti, ma con lo stesso stile. Lippi quando è arrivato alla Juventus ha preso una Juve che non vinceva da tanto tempo e ha improntato quasi tutto sulle motivazioni dei giocatori e sul lavoro e Antonio c’era, era lì in quel momento, penso che si sia ispirato un po’ a quella tipologia sicuramente impostando un gioco diverso. Ha idee molto chiare, fa giocare molto bene la squadra come del resto Lippi in quel momento, però Antonio sta facendo rendere tanto quasi tutti i giocatori. Il livello si è alzato moltissimo e gli manca solo lo step che ha fatto Lippi della Coppa Campioni e di fare bene anche in campionato, però sono molto simili i due modi di aver riportato la Juve a vincere.
 
La squadra che ti ha consacrato, il Parma, si è rivelata la sorpresa di questa Serie A. Le ambizioni europee possono durare nel tempo o per il futuro credi di più nelle risalite di Inter e Milan?
Sicuramente Inter e Milan hanno un potenziale economico diverso, quindi sicuramente torneranno a lottare per i primi posti. Il Parma però ha una buonissima base di giocatori, un gruppo compatto, una sicurezza e poi vanno a mettere come è giusto che sia ogni anno un pezzo quest’anno Cassano. Se hanno l’opportunità hanno anche la forza economica, non per lottare con le grandi, ma sicuramente per portare giocatori importanti e investire: l’anno scorso Parolo, tutta gente che è nel giro della Nazionale, dunque io penso che abbiano un bravissimo allenatore, una società organizzata, un grandissimo direttore generale che manda avanti la società. Penso che abbiano tutti i tasselli per continuare a lottare per l’Europa nel futuro, sicuramente non a tornare indietro nella lotta per non retrocedere.
 
Qualche anno fa sei stato cercato dal Napoli, oggi squadra che ambisce allo scudetto. È stato l’amore per il Bologna ad impedire il trasferimento?
Sì, sicuramente. Non avrei giocato in nessuna altra squadra in Italia se non a Bologna. Ero contento e negli anni a Bologna ho avuto altre richieste oltre al Napoli per andare a giocare altrove, ma ho sempre rifiutato. Non le ho mai ascoltate perché il mio desiderio era quello di terminare lì, poi dopo sono successe delle cose ed è arrivata questa opportunità di venire a giocare qua: un’esperienza completamente diversa di vita per me e per la mia famiglia e l’abbiamo presa in considerazione. Non fosse arrivata questa opportunità avrei finito sicuramente a Bologna la mia avventura e la mia carriera.
 
Considerando che diversi azzurri più in là con gli anni o meno prolifici di te sono sempre stati convocati, dopo tanto tempo che spiegazioni dai alle tue mancate chiamate in Nazionale?
Beh, però quando c’ero io la mia generazione aveva grandi giocatori, dunque è normale. E’ normale, va a periodi e va a generazioni e in quel momento c’erano dei campionissimi, da Vieri a Francesco Totti, Del Piero o Montella. Gente che ha fatto tantissimi gol in Serie A, dunque non era facile affermarsi con la Nazionale e trovare un posto, però sono contento di quello che ho fatto, probabilmente potevo fare di più come in tante situazioni. Però sono contento comunque di aver avuto l’opportunità di stare in Nazionale e andare a fare una competizione internazionale come l’Europeo. Mi sarebbe piaciuto tantissimo e forse mi meritavo di poter fare un Mondiale nel 2002 quando arrivavo da un buonissimo periodo, però ci sta e dunque va bene. L’importante è lavorare bene e stare a posto con la coscienza e con se stessi.
 
Viste le prestazioni di giocatori più in là con l’età come Cassano, Totti, Gilardino e Toni, pensi che restando in Italia avresti avuto chance per il Brasile?
No, assolutamente no perché nessuno di questi, tranne forse Cassano, va. Dunque assolutamente no, Toni quest’anno ha fatto 20 gol, ci sono giovani bravi che probabilmente questo Mondiale potrà preparare per il futuro come Immobile, Destro e Balotelli. Sicuramente queste esperienze, come dicevo prima ai grandi attaccanti nel ’98, Vieri, Del Piero, Totti sono servite per prepararsi per il futuro e tutti hanno bisogno comunque di fare esperienze e questo Mondiale per loro potrebbe essere una grande esperienza a livello internazionale però no, sicuramente io non avevo chance di potere andare.
 
Si era parlato di crisi di attaccanti italiani: con nuovi bomber come Immobile e Destro pensi che il movimento italiano possa rilanciarsi?
Sicuramente sono due grandi attaccanti, hanno il gol nel sangue. Quest’anno Immobile ha trovato la stagione perfetta, comunque si sta lanciando al grande pubblico e ha fatto molto molto bene. Destro anche in passato a Siena aveva fatto gol, si è riconfermato a Roma, non era facile in una piazza così dopo un infortunio lungo. Sono sicuramente due giocatori molto bravi, mi viene in mente anche Insigne, in avanti ce ne abbiamo, stanno crescendo giovani interessanti.
 
Con la collaborazione di Emanuele Celeste
 
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