Esclusiva-Massimo Palanca: “Sono molto legato a Napoli. Mazzone il più grande allenatore italiano”

Sandro Ciotti lo definì: “Uno dei migliori piedi sinistri d’Europa”. Massimo Palanca ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Soccermagazine.it, parlando della sua storia come giocatore e del futuro del calcio italiano. Palanca ha conosciuto la sua esplosione tra la metà degli anni settanta e gli anni ottanta, è stato la bandiera ed il calciatore più rappresentativo del Catanzaro, ha militato nel Napoli poco prima dell’approdo di Maradona e ha segnato ben 13 goal direttamente da calcio d’angolo.

Fonte immagine: wikipedia – autore: Emanuele1982

Sig. Palanca, Catanzaro ha rappresentato la tappa più importante della sua carriera, cosa le è rimasto di Catanzaro e dei catanzaresi?

Devo dire che il rapporto non si è mai interrotto, perché quando ho la possibilità torno a Catanzaro, ho i miei migliori amici a Catanzaro, mio figlio è nato li, perciò sono tutte cose che rimarranno per sempre con me, è stata una tappa lunga e importante della mia vita.

 

Qual è stato il momento più significativo della sua carriera?

Io ho giocato vent’anni, perciò momenti belli si sono succeduti a momenti brutti… Ricordo le promozioni, la mia presenza in nazionale, diciamo che questi sono alcuni dei momenti più belli. Ma non è facile indicarne uno.

 

Lei ha militato nel Napoli, come mai non è riuscito ad esprimere al meglio il suo potenziale?

A Napoli all’inizio ho sbagliato due rigori di fila, uno al martedì e uno al mercoledì, questo ha condizionato il mio rapporto con l’allenatore, perché nelle partite successive dopo avermi dato rassicurazioni sul mio ruolo di rigorista, ha fatto tirare ad un altro i rigori. Poi altre piccole incomprensioni e infine dei piccoli infortuni che mi hanno condizionato, non c’è stato quel rapporto che volevo instaurare.

 

Cosa ricorda dell’ambiente partenopeo? Pensa che il Napoli di oggi sia veramente una possibile anti-Juve, o crede che la squadra napoletana debba crescere ancora?

I napoletani mi hanno sempre voluto bene, e sono molto legato a loro, mi auguro che possano avere tantissime soddisfazioni, perché il pubblico napoletano se le merita.

Il Napoli adesso ha quasi tutto per poter competere con la Juventus, dal punto di vista ambientale e societario ha fatto dei passi da gigante con De Laurentiis, dal punto di vista tattico secondo me avrebbe bisogno di due difensori all’altezza.

 

Tornando al Catanzaro, si vedrebbe nello staff tecnico della squadra? Ha già avuto qualche proposta?

Da tanti anni viene fuori il mio nome, lo accostano sempre però non c’è mai stato un discorso serio, praticamente da quando ho smesso di giocare, il Catanzaro è andato sempre indietro, ha subito due fallimenti e non c’è mai stato un programma serio per il futuro della società. Tutta roba estemporanea, e non me la sono sentita di lasciare la famiglia la casa, per dei discorsi campati in aria.

 

Qual è l’allenatore che le ha insegnato di più?

Ho avuto tanti allenatori bravi, tutti mi hanno lasciato qualcosa. L’allenatore più bravo direi Carlo Mazzone, secondo me il più grande allenatore che abbiamo avuto in Italia, dal punto di vista tecnico tattico non aveva eguali, e avesse avuto la possibilità di allenare una grande squadre avrebbe avuto grandi soddisfazioni.

 

Sig. Palanca, lei ha realizzato 13 goal direttamente da calcio d’angolo, è stata una sua idea o si ispirava a qualcuno?

Era una mia caratteristica quella di tirare in quel modo, ci tiravo anche le punizioni, il calcio d’angolo è come una punizione da 20, 25 metri si tira alla stessa maniera e lo provavo molto in allenamento. Ora nessuno ci prova più.

 

A Catanzaro si racconta un aneddoto per cui lei stava attento al meteo, e non veniva impiegato nei campi pesanti, cosa c’è di vero?

Era Di Marzio ad avere questa teoria, diciamo che essendo leggero riuscivo meglio su campi non pesanti, però non c’erano altri motivi particolari.

 

Il mondo del calcio è sempre più in crisi, qual è secondo lei la ricetta per rilanciare il calcio italiano?

È talmente messo male che non basta una sola ricetta, cè ne vorrebbero diverse, però secondo me la cosa principale è quella di creare meno interessi intorno al calcio questo dal punto di vista generale. Dal punto di vista tecnico bisogna puntare sui giovani, non a parole ma nei fatti, ora con questa crisi le squadre stanno puntando a sviluppare i settori giovanili, ma mancano le strutture soprattutto al sud, ci vorrebbero più investimenti per la crescita dei giovani.
 
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