I bidoni della storia: la peggiore formazione della Lazio dal 2000 ad oggi

Dall’epopea Cragnotti alla gestione Lotito. Ne è passata di acqua sotto i ponti.
Dalla gloria ed i trofei di inizio millennio passando per l’orlo del fallimento fino alla rifondazione ed il ritorno, seppur graduale, ai fasti di un tempo. La storia recente della Lazio è stata un continuo alternarsi di gioie e dolori. Di campioni che hanno vestito la casacca della prima squadra della capitale e di presunti tali che con le loro discutibili prestazioni hanno lasciato, a modo loro, un ricordo indelebile nei cuori biancocelesti. E proprio di questi ultimi SoccerMagazine vuole tramandare le gesta. Una top 11 dei flop che, dal 2000 ad oggi, hanno indossato, chi più chi meno, la maglia biancoceleste. Il modulo, il classico 4-4-2, sarebbe perfettamente interpretato da:
 

Fonte immagine: Giorgio Catani
Fonte immagine: Giorgio Catani
Juan Pablo Carrizo: acquistato dal River Plate nel luglio del 2007 per la cifra di 7,5 milioni di Euro (all’epoca l’acquisto più oneroso della gestione Lotito) i tifosi biancocelesti devono aspettare una stagione per vederlo all’opera poiché il trasferimento viene inizialmente bloccato per problemi legati al passaporto.  Finalmente nella capitale nel 2008 l’estremo difensore argentino, accolto come salvatore della patria e noto per la sua propensione alla gambeta, ovvero al dribbling nell’area di rigore, passa alla storia nella sua esperienza romana per l’impressionante capacità di giudicare fuori, rimanendo immobile, tiri indirizzati inesorabilmente nel sette.  Dopo 23 presenze e 33 reti subite viene rilegato in panchina per far posto a Muslera. Tuttavia, dopo un lungo peregrinare tra Spagna, Argentina ed Italia, da gennaio è il secondo portiere dell’Inter.

 

Oscar Lopez Hernandez: arriva a Roma nel 2004, nel giorno dei nove acquisti in due ore, con un biglietto da visita niente male: giovane talento sbocciato nella cantera del Barcellona. Esordisce nella finale di Supercoppa Italiana favorendo la tripletta di Shevchenko. Nella capitale è ricordato per l’incredibile lentezza messa in mostra nelle ben 14 presenze stagionali. Ceduto dopo appena un anno, ad oggi è stranamente svincolato.

 

Juan Pablo Sorin: sbarca nella capitale nella stagione 2002-2003, quella del crack Cirio e della gestione Cragnotti. Proprio la situazione finanziaria del club rende il suo trasferimento incerto fino all’ultimo giorno di mercato. La lunga capigliatura bruna del terzino sinistro è l’unica qualità del giocatore che rimane impressa al pubblico biancoceleste. Questo, e il fatto che l’argentino lasciò la Lazio dopo aver messo in mora la società per il ritardato pagamento degli stipendi.

 

Matias Lequi: anche lui uno dei magnifici nove arrivati nel calciomercato del 2004, sbarca a Roma accolto da grande entusiasmo. L’esaltante stagione precedente tra le fila dell’Atletico Madrid alimenta i sogni di solidità difensiva dei tifosi biancocelesti. Peccato che l’argentino veda il campo in appena sei occasioni di cui una è la succitata finale di Supercoppa Italiana. Ceduto al termine della stagione, attualmente gioca nell’All Boys.

 

Felice Piccolo: giovane promessa della Juventus, arriva a Roma nella stagione 2005-2006 dopo una lunga trattativa con la dirigenza bianconera. La Lazio preme per il trasferimento a titolo definitivo. La Juventus forza per la cessione in prestito. Questa volta i capitolini sono fortunati. Due presenze all’attivo, di cui una in Intertoto, ed il giocatore torna alla casa madre. Per poi cominciare un lungo girovagare che lo ha portato, oggi, in Romania.

 

Christian Manfredini: dopo un’esaltante stagione al Chievo fatta di scorribande sulla fascia che lo portano alla ribalta del calcio italiano, arriva a Roma nella stagione 2002-2003. Chi si aspetta di vederlo sfrecciare sulla fascia destra rimane presto deluso ed è costretto a mettere via l’autovelox. I dribbling, altro punto di forza della stagione clivense, non riescono praticamente mai. Quelle poche volte che riesce ad arrivare sul fondo incredibilmente rientra palla al piede e comincia a correre all’indietro verso la propria metà campo. Lascia però un indelebile ricordo: il gol di fondoschiena che regala un’incredibile vittoria in rimonta contro il Palermo.

 

Thomas Hitzlsperger: il martello, l’uomo con il sinistro al fulmicotone, sbarca nella capitale nel mercato invernale del 2010 per aiutare la Lazio ad uscire dalla zona retrocessione. Arrivato con l’obiettivo personale di riconquistare la nazionale in vista dei Mondiali in Sud Africa, finisce per perdere la faccia. Reja, subentrato a Ballardini, gli preferisce nel momento cruciale della stagione biancoceleste addirittura Manfredini. La Lazio si salverà. Il Tedesco lascerà Roma al termine della stagione. Senza andare in Sud Africa.

 

Ivan De la Pena: la Lazio lo acquista nel 1998 dal Barcellona per 30 miliardi di lire. Il giocatore, talento assoluto dei blaugrana, fa sognare il pubblico laziale. Finché non mette piede in campo, si intende. A stipendio per ben quattro stagioni, sebbene alternate da vari prestiti, porta a casa appena 15 presenze. Un po’ pochino per chi intasca 6,5 miliardi di lire all’anno. Il suo grande merito è stato, in occasione del suo approdo sulle sponde del Tevere, quello di insistere affinché la Lazio portasse a Roma anche Fernando Couto che invece legherà il suo nome indissolubilmente al club capitolino diventandone anche capitano. Dal 2002 è tornato in Spagna all’Espanyol dove sembra essere tornato ai vecchi fasti. Altro calcio, altri ritmi rispetto al campionato italiano.

 

Gaizka Mendieta: 43 milioni di Euro per strapparlo al Valencia ed 8 milioni di Euro di ingaggio annuo per cinque stagioni. Queste le cifre che segnano l’arrivo a Roma del centrocampista spagnolo che aveva incantato l’Europa con il club valenciano. E’ l’ultimo acquisto sfarzoso dell’era Cragnotti. Arriva per sostituire Pavel Nedved ceduto alla Juventus. Scende in campo 20 volte lasciando come unico segno quello della buca che crea sulla porzione di campo dove ama fare la siesta mentre gli altri intorno a lui giocano a calcio. Diventa l’incubo di una Lazio sull’orlo del fallimento che deve comunque corrispondergli lo stipendio e finire di pagare il Valencia. Alla fine al club spagnolo verranno ceduti gratuitamente nel 2004, per saldare il debito, Stefano Fiore e Bernardo Corradi. Dopo una lunga parentesi inglese tra le fila del Middlesbrough, il 7 dicembre del 2007 annuncia il ritiro dal calcio giocato. Pare sia stato visto ultimamente alla guida del bus ufficiale del Valencia.

 

Fonte immagine: Danilo Rossetti
Fonte immagine: Danilo Rossetti
Djibril Cissè: l’estroso centravanti francese arriva alla Lazio la scorsa stagione. Acquistato a titolo definitivo e con un contratto quadriennale, sembra destinato a fare faville in coppia con sua maestà Klose. Accolto al suo sbarco a Fiumicino da migliaia di tifosi biancocelesti sognanti, l’avvio di stagione fa ben sperare. All’esordio in campionato a San Siro segna il momentaneo 0-2 con una splendida torsione di testa. Peccato che resterà l’unico graffio in campionato del leone francese. Un destro al volo spettacolare che si infrange sul palo nel derby avrebbe potuto cambiare le sorti della sua esperienza romana. Che invece si interrompe dopo appena sei mesi quando, durante il mercato invernale, viene ceduto al QPR. Resterà nella memoria dei tifosi capitolini il suo look alternativo, la sua collezione di macchine a dir poco stravaganti ed il suo continuo sbuffare in mezzo al campo con lo sguardo perso di chi non sa più trovare la via del gol.

 

Emiliano Alfaro: arriva nel 2012 per sostituire il partente e deludente Cissè e finisce per far rimpiangere il francese. Il duo Lotito-Tare punta forte sul giocatore uruguagio tanto è vero che è l’unico acquisto del mercato di riparazione insieme, per fortuna, ad Antonio Candreva. L’attaccante viene presto affettuosamente soprannominato Alfaruccio dal pubblico biancoceleste che apprezza, nelle otto presenze stagionali, i disperati tentativi del ragazzo di sembrare un giocatore professionista. Dopo sei mesi è stato ceduto in prestito all’Al-Wasl, squadra degli Emirati Arabi Uniti. Una carriera niente male per un talento classe ’88.

 

C’è anche un mister, Davide Ballardini: l’allenatore ideale di questo flop undici biancoceleste non può che essere lui. Fenomenale quando prende le squadre in corsa quanto catastrofico quando la guida gli viene affidata dall’inizio della stagione. Purtroppo arriva a Roma nell’estate del 2009 con una preparazione da impostare. Accetta, probabilmente a malincuore ma senza mai esternarlo in maniera decisa, che la dirigenza metta fuori rosa Pandev e Ledesma. Nonostante sia costretto per forza di cose affidare la regia della squadra a Roberto Baronio, conquista inaspettatamente la Supercoppa Italiana ai danni dell’Inter di Mourinho nella finale di Pechino. L’Inter destinata a passare alla storia per il triplete giusto per intenderci. Eppure, finisce lì. Sotto la sua gestione la squadra inizia una lenta ed inesorabile discesa verso la zona retrocessione. il 10 febbraio 2010 dopo 9 sconfitte, 10 pareggi e la miseria di 4 vittorie, con la Lazio al terzultimo posto della classifica, Ballardini viene esonerato. Oggi siede sulla panchina del Genoa e sta portando i Grifoni fuori dalla zona retrocessione. Dopo essere subentrato in corsa ovviamente.

 

Scegliere l’undici titolare di questa rosa da tramandare ai posteri come il top del flop della storia biancoceleste dal 2000 ad oggi è stata impresa ardua. Come dimenticare i vari Seric, Kovacevic, Muzzi, Makinwa, Casazza, Esteban Gonzalez, Braian Robert, Bazzani, Mea Vitali, Quadri, Artipoli, Bonanni, Belleri, Keller, Giallombardo e via dicendo che potrebbero riempire una panchina e buona parte della tribuna Monte Mario. Così come Zaccheroni, indimenticabile condottiero di quella Lazio che perse il derby per 5-1, o Domenico Caso, per gli amici Mimmo Caos, sarebbero stati degni condottieri di questa squadra che è una buona rappresentazione di quanto di peggio, per il rapporto aspettative/rendimento, è passato per Formello dal 2001 in poi. Perché la Lazio del 2000, quella che vinceva tutto in Italia e molto in Europa, diciamolo francamente, era tutta un’altra storia.
 
Per tutti i bidoni e i big…

BIDONI

BIG

ATALANTA: (clicca qui per leggere)BOLOGNA: (clicca qui per leggere)

CAGLIARI: (clicca qui per leggere)

CATANIA: (clicca qui per leggere)

CHIEVO: (clicca qui per leggere)

FIORENTINA: (clicca qui per leggere)

GENOA: (clicca qui per leggere)

INTER: (clicca qui per leggere)

JUVENTUS: (clicca qui per leggere)

LAZIO: (clicca qui per leggere)

MILAN: (clicca qui per leggere)

NAPOLI: (clicca qui per leggere)

PALERMO: (clicca qui per leggere)

PARMA: (clicca qui per leggere)

PESCARA: (clicca qui per leggere)

ROMA: (clicca qui per leggere)

SAMPDORIA: (clicca qui per leggere)

SIENA: (clicca qui per leggere)

TORINO: (clicca qui per leggere)

UDINESE: (clicca qui per leggere)

NAZIONALE ITALIANA: (clicca qui per leggere)

FORMAZIONE PEGGIORI GIOCATORI CHAMPIONS LEAGUE 2012-2013 (clicca qui per leggere)

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