Inter, parla Zanetti: “Futuro? Trasmettere il DNA neroazzurro”

Lunga intervista quella rilasciata da Javier Zanetti al quotidiano TuttoSport.

Zanetti
Javier Adelmar Zanetti
Foto di Fra231 – Wikipedia

Primo argomento in agenda, naturalmente il suo addio al calcio: “Ormai mi sono convinto…È stata dura, soprattutto dopo essere ritornato in campo contro il Livorno il 9 novembre: quel giorno, sentendo il boato della gente, ho capito che era la mia ultima stagione. Quando mi ero fatto male, mi ero ripromesso di tornare a giocare una partita e ci sono riuscito. Però da quel momento è iniziato il difficile perché stavo bene e sentivo di poter giocare continuare… Chilometri percorsi in carriera? Più o meno la distanza tra Argentina e Italia“.

Il giorno dell’addio, il 10 maggio, sono stati tanti a dedicargli un pensiero: “Mi hanno scritto in tanti, da Maldini a Baggio, da Del Piero a Totti, passando per Beckham. Mi ha fatto molto piacere anche il rispetto che mi hanno mostrato i tifosi, anche quelli avversari. E’ stato gratificante”.

Nato a Buenos Aires, da vent’anni in Italia, non sentirsi Italiano è difficile: “Anche più di un po’. Ho vissuto qua più di metà della mia vita e resterò ancora qui con la mia famiglia. Sarò sempre grato all’Italia, all’Inter e alla famiglia Moratti che mi ha aperto le porte, dandomi fiducia, quando ero nessuno. Per me è un motivo d’orgoglio aver difeso i colori nerazzurri per quasi 20 anni e considerando che sono straniero, assume un valore doppio”.

Non è stata sempre tutto facile però, rimanere in un club così a lungo è impegnativo e, un ruolo decisivo è toccato anche alla moglie Paula: “Ho avuto delle occasioni per andarmene, non lo nego. Ma nei momenti anche più difficili, ho sempre voluto tenere duro perché non volevo abbandonare l’Inter senza lasciare un segno. Paula? Quando arrivò il Real mi disse: lì sarai uno dei tanti Galacticos, qua in tanti si identificano in te e poi puoi fare la storia del club. Ha avuto ragione”.

Si passa poi al futuro: “Sto parlando con il presidente Thohir e i suoi collaboratori, ci sono delle idee stiamo gettando le basi. Dopo la carriera che ho avuto, penso che la prima cosa da fare sia trasmettere ai nuovi cosa significa l’Inter. Sono preparato per dare una mano in questo senso, poi strada facendo imparerò a lavorare in altri settori. Senza Facchetti e con Moratti un po’ defilato, credo che la missione sia, attraverso la mia immagine, quella di rappresentare l’interista vero, far sentire il dna nerazzurro”.

Momento amarcord, tre ricordi da portare nel cuore: “Il gol a Parigi in finale di Coppa Uefa, la rete di Milito a Siena per lo Scudetto del 2010 con lui che corre da una parte e io dall’altra.; la mia faccia quando alzo la Champions”.

E, parlando di Triplete, inevitabile chiedere un parere sulla gestione degli anni post triplete: “Lo sento dire spesso, ma secondo me quella stagione rappresenta l’apice del nostro ciclo iniziato nel 2005”. 

Tornando a Zanetti, si parla degli eredi: “Per la duttilità e la nazionalità direi Zabaleta del City. Gli interisti hanno scelto Kovacic? La gente si è affezionata a Mateo, giustamente perché al di là delle prestazioni, è giovane bravo e serio. Può ripetere il mio percorso all’Inter, mi auguro che possa rimanere a lungo con noi”.

In questi giorni si valuta l’ipotesi di un ritiro della maglia numero 4: “Sarebbe bello se la società ritirasse il mio numero e bellissimo se un giorno la indossasse mio figlio Tomas. Il più piccolo, quello più appassionato di pallone”.

SI passa poi al calcio, ai suoi problemi e alle soluzioni: “Il fatto che si parli più di polemiche che del calcio giocato. Bisogna tornare alle radici di questo sport e imparare cosa significhi il rispetto. Si può uscire puntando sui giovani. E anche le grandi possono permetterselo a patto che si impari a progettare. L’ideale è costruire squadre che siano un mix tra giocatori con esperienza e giovani da fare crescere. Il modello Atletico è replicabile? È un esempio di squadra basata sul gruppo, di come si possano raggiungere i risultati anche senza aver un potere economico così grande. Il Cholo è un amico, non mi sorprende che sia diventato un grande allenatore perché già in campo era un leader nato. Respirava calcio e si arrabbiava con tutti se non si facevamo le cose che lui pensava fossero giuste. Nonostante sia rimasto solo due anni, Simeone ha lasciato un segno all’Inter: aveva e ha un dna nerazzurro”.

Sono tante le domande sul suo ruolo futuro con però una certezza: il ruolo di allenatore non fa per lui, a differenza di Cambiasso: “Esteban è talmente intelligente che è portato per quel ruolo. Gli piace stare in campo, vede il gioco prima degli altri. Farà una grande carriera. Io in panchina? No, mai… anche mia moglie me lo sconsiglia. In famiglia c’è già mio fratello Sergio: lascio fare a lui…”.

Zanetti però non ha dubbi: “ Per vedere un’altra Grande Inter ci vorrà del tempo. C’è stato un cambio di proprietà, molti giocatori sono nuovi. Le idee ci sono, ma siamo all’inizio di una nuova storia e bisogna costruire un gruppo dirigenziale competente per tornare protagonisti”.

Zanetti esprime poi il suo parere anche sulla Juventus e sul Torino: “Hanno fatto una cosa fantastica, avendo una continuità clamorosa. Come Simeone, anche Antonio era un allenatore in campo e ha saputo trasmettere la sua personalità e la propria grinta alla squadra. Lippi o Conte? Sono due squadre fortissime, ma diverse. Magari quella di Lippi aveva Zidane e altri fuoriclasse, questa Juve è più gruppo. Cosa mi fa venire in mente la parola Juventus? Grande rivalità e straordinarie battaglie. Il Torino? È una squadra che mi è sempre stata simpatica, in Argentina ha un fascino particolare”.

Nella stagione appena conclusa sono stati tanti i cambiamenti, partendo dall’arrivo di Thohir: “Sta conoscendo il calcio italiano, non è facile arrivare da così lontano ed essere subito pronto. Ci sono delle dinamiche da comprendere e lui stesso le sta vivendo sulla propria pelle. Ma il suo obiettivo è far rimanere l’Inter al top e io sono a sua disposizione”; con il conseguente addio di Moratti: “Ma il presidente c’è ancora; l’Inter è stata, è e sarà sempre la famiglia Moratti. Io ho saputo della cessione la scorsa estate, Moratti mi disse che sarebbe rimasto, ma che era fondamentale per l’Inter ampliarsi e aprirsi al mondo”.

Chi non cambia invece è Mazzarri, pronto per un nuovo anno: “Il mister ha le sue idee, si è reso conto durante la sua prima stagione di quali siano le difficoltà nell’allenare l’Inter, ma adesso inizierà un nuovo anno con giocatori che conosce e altri che ne arriveranno. Farà bene”.

Infine, da fratello maggiore, Zanetti parla di Icardi e Balotelli, ragazzi complicati in modo diverso: “Niente più Twitter per Icardi? È più forte di lui (ride, ndr). Comunque Mauro ha capito che, una volta attraversato il cancello della Pinetina, si pensa solo al gruppo e all’Inter. Ci ho parlato spesso, a me piace il dialogo e non le scenate, perché i giovani possono sbagliare e non vanno bruciati al primo errore. Icardi darà una grossa mano all’Inter. Mario? Io sono ancora fiducioso e sono convinto che Mario, quando troverà l’equilibrio, farà grandi cose. Sarebbe un peccato se non ce la facesse”.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Su questo sito utilizziamo strumenti nostri o di terze parti che memorizzano piccoli file (cookie) sul tuo dispositivo. I cookie sono normalmente usati per permettere al sito di funzionare correttamente (cookie tecnici), per generare statistiche di uso/navigazione (cookie statistici) e per pubblicizzare opportunamente i nostri servizi/prodotti (cookie di profilazione). Possiamo usare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti ad offrirti una esperienza migliore con noi. Cookie policy