Inter, Vieri amaro: “L’amerò per sempre ma mi hanno trattato da mafioso”

È un Vieri senza limiti quello intervistato dalla Gazzetta dello Sport. L’argomento principale dell’intervista di Bobone con la rosea è l’Inter, sopratutto sulle vicende passate dove Vieri ha ancora molto da ridire…

Fonte immagine: ViolaChannel
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Ecco le parole di Vieri: “Io e il presidente (Moratti, ndr) ci sentivamo parecchie volte al giorno, mi faceva sentire uno di famiglia. Il nostro era un rapporto speciale. Capite bene la terribile delusione nel momento in cui è emerso che mi pedinavano e addirittura intercettavano. Cavolo, queste sono cose che si fanno coi mafiosi… È davvero un peccato che sia finita in un determinato modo. Amavo l’Inter, ho dato tutto, mi sono ammazzato per la maglia nerazzurra, ogni giorno. Agli allenamenti ero il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. Non mi sono mai tirato indietro e a volte ho giocato nonostante non stessi in piedi. Però, mi dicevano: vai in campo, resta lì davanti anche fermo, che per noi va bene così. E io accettavo, perché ci tenevo davvero, anche a costo di fare figure di m***a... Sì, scriva così“.

Vieri, però, resta grato a Moratti: “Se incontrassi ora Moratti gli stringerei la mano. E lo abbraccerei anche. Lo ringrazierò comunque sempre: mi acquistò a peso d’oro dalla Lazio e mi ha permesso di vivere sei anni meravigliosi, travolto a lungo dall’amore della gente nerazzurra. Penso addirittura che mi amassero troppo. Però mi piaceva essere il loro simbolo, sentivo la pressione ma mi esaltava vederli tanto orgogliosi di me. Mi dicevano: “Con te possiamo fare la guerra a chiunque”. Era bello! Entravamo per il riscaldamento e lo stadio tremava, queste sono sensazioni che vanno oltre ogni trofeo. E solo la gente che era lì in quegli anni può capirlo. Ne ho sentite dire tante in giro, ma io non potrei mai odiare l’Inter, questo sia chiaro a tutti. È impossibile, sono stati i miei migliori anni, mi sono spaccato per quella maglia, ho segnato quasi un gol a partita, ho sofferto, gioito e provato emozioni che non ho mai più avvertito da altre parti. E tutto ciò nonostante le poche vittorie“.

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