Juventus, Vidal si racconta: dalle “pietre” del Cile alla Serie A

Da piccolo giocavo sulle pietre. Cadevo sempre, non ero bravissimo”, dal Rodelindo Roman alla Juventus, Arturo Vidal si racconta…

Vidal (Autore Станислав Ведмидь - Wikipedia)
Vidal (Autore Станислав Ведмидь – Wikipedia)

“La mia vita all’inizio è stata dura, così come per Tevez, ma questo ci aiuta a giocare meglio”, le parole di Arturo Vidal a GazzettaTV a testimonianza di come la passione per il calcio, il sacrificio e l’umiltà si siano rivelati gli strumenti della rinascita e dell’ascesa nel mondo del pallone. “Avevo 13 anni, non avevamo nulla da mangiare, mia mamma lavorava un’intera giornata per farci mangiare un solo giorno. Il mio talento poteva risollevarci. Il giorno del mio matrimonio e quelli in cui sono nati i miei figli sono stati i più belli della mia vita. Quando le cose vanno bene, quello che si può fare nei confronti della tua famiglia è dare le basi per andare avanti, fare il massimo per portare avanti la famiglia”, infanzia difficile ma allo stesso tempo tanta voglia di lottare perché è così che fa un campione, anzi un Guerriero, cresciuto tra le “pietre” di un sobborgo di Santiago del Cile.

Il quartiere di San Joaquin ed una squadra, il Rodelindo Roman, sono lo scenario di partenza in cui si forma il calciatore: “Il Rodelindo Roman è la mia squadra del cuore, e quella in cui vorrò tornare a giocare un giorno. Tutti in Cile hanno giocato tra le pietre, perché non vi erano soldi per giocare in altri campi, ma anche grazie a questo riusciamo a giocare tranquillamente anche qui in Italia. Quando ero al Rodelindo Roman, i primi giorni correvo e basta, perché non sapevo giocare, poi ho cominciato a divertirmi. Quando ero piccolo giocavo a calcio sulle pietre, cadevo sempre a terra poiché non ero bravissimo. Questo è un ricordo che porterò con me per tutta la vita”.

Dalle pietre dei campi della sua città, passando per il Bayern Leverkusen, El Guerrero arriva in Serie A, alla Juventus, dove trova la sua forma migliore, protagonista di stagioni indimenticabili, guadagnandosi la stima del popolo bianconero e non solo: “Nel centrocampo della Juventus sto bene, con tutti gli altri elementi. Abbiamo una buona intesa tra di noi, questo è importante. Non c’è centrocampo migliore del nostro nel mondo, siamo sempre concentrati quando scendiamo in campo, possiamo giocarcela con chiunque. Abbiamo qualità, calciatori giovani, io e Pirlo che riusciamo a dare anche tanta esperienza. La gente vede cosa gli piace di più, per questo mi chiamano “il guerriero”. Vorrei essere ricordato per questo e per tutto quello che avrò vinto”.

Passando poi alla panchina della Juventus cosa pensa Vidal dei due tecnici, Conte prima e Allegri poi? “Conte? Pensa che posso servire sempre. Ho voglia di vincere, questo pensa lui di me. Allegri? E’ diverso da Conte, ma ha le qualità per essere un ottimo allenatore. E’ un giocatore che deve adattarsi all’allenatore, adesso stiamo facendo bene anche con questo nuovo allenatore. Questa Juventus sarà ricordata come una squadra fortissima, stiamo facendo la storia e possiamo fare ancora meglio. Sono un ragazzo allegro, non ho mai litigato con qualcuno, mi piace scherzare e mi trovo benissimo con tutti i compagni di squadra”.

Tante le soddisfazioni del calciatore cileno a questo punto della sua carriera tra cui “la prima gara in Champions League è stata contro il Chelsea, una bellissima partita”, ha spiegato Vidal, “in cui sono riuscito anche a fare gol ed è stata una bella soddisfazione. La squadra che mi è piaciuto affrontare è il Real Madrid, perché gioca un ottimo calcio, ha tanti calciatori tra i più forti al mondo, giocare contro di loro ti fa alzare al massimo la concentrazione. Penso che non ci sia una squadra imbattibile per la Juventus, nessun ostacolo insormontabile. Quando sono arrivato in europa avevo tanta voglia di giocare a centrocampo, ho preso subito i ritmi di questo nuovo calcio e ho cambiato l’opinione di tanti, perché prima avevo giocato da libero”.

Da non dimenticare ovviamente anche il grande apporto dato alla Nazionale del Cile, a proposito della quale esprime il suo punto di vista: “A Bielsa piace l’aggressività, giocare sempre a viso aperto e pensa sempre alle partite. Pinilla? Inizialmente tra noi c’era rivalità perché giocavamo in due squadre cilene contrastanti, ma ora siamo amici. Quando ci siamo incontrati in Nazionale abbiamo avuto dei problemi, poi però siamo diventati molto amici. Mi piace giocare contro i miei compagni di squadra nella Seleccion, perché penso che quando ci si affronta in competizioni importanti aumenta l’attenzione”. 

E per quel che riguarda il Mondiale in Brasile? “Pensavamo di poter arrivare fino in fondo, ma non abbiamo avuto la fortuna che serviva nel match col Brasile, se fosse entrato quel pallone all’ultimo secondo sarebbe cambiata la storia. Sarebbe bello arrivare a giocare la Copa America dopo la conquista della Champions, avrei ancora più fame di conquistare un nuovo titolo”.

Dal Cile in Europa, umiltà, grinta e tanta voglia di non mollare gli ingredienti che hanno fatto crescere un campione, ribattezzato “Re Artù”, il 23 bianconero che per finire conclude: “Il mio numero di maglia (il 23, ndr) è stato scelto da me al Colo Colo, non c’entra nulla con Michael Jordan. Il cuore della mia esultanza è per mia moglie, ma anche per un mio amico che ora non è più con me e che faceva il fantino”.

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