Malagò: “Preoccupato dalla Roma. La Lazio al Flaminio? Non sta a me dirlo”

Giovanni Malagò, fresco di elezione, si concede ai microfoni del Corriere dello Sport. Tanti i temi trattati dal nuovo presidente del Coni, tra cui il nuovo stadio e le novità societarie in casa Roma.

Fonte: Danilo Rossetti
Fonte: Danilo Rossetti

La sua vittoria al Coni è stata paragonata al boom elettorale di Grillo, interpretata come voglia di cambiamento.
“Sì, in questa prima settimana si è fatto un paragone tra la novità di Grillo sullo scenario politico con la mia elezione. Qualcosa di simile solo se pensiamo al fattore novità”. 

Si parla del nuovo stadio della Roma, quale è la sua posizione?
“Tanti promettono e non mantengono. Sul tema degli impanti le idee le ho chiarissime. Sono molto contrariato per il modo in cui è stato gestito il tema Legge sugli stadi. In realtà la legge riguarda gli impianti, palazzetti da 2000-3000 posti sarebbero ossigeno vitale per molte discipline. E soprattutto per l’interdisciplinarietà. In certi luoghi specie di provincia, sarebbero un vero e proprio elemento aggregante. C’è una statistica in Europa, secondo la quale si sostiene che ogni 400 posti di stadio che si realizza, c’è garanzia di dare occupazione a due persone a tempo determinato e a una a tempo indeterminato. In uno stadio da 50.000 posti dunque, si garantirebbe a 600 persone una occupazione fissa all’interno del sistema di gestione. Che poi si tratti di bar, ludoteca, parcheggio, poco importa. Lo sport è uno dei pochi settori dove il Paese può sperare di creare sviluppo. Improbabile pensare di sviluppare impianti di alluminio, acciaierie…”.

A proposito degli stadi romani cosa pensa?
“Non dipende dal Coni, ma Roma e Lazio mi troveranno straalleato. Conosciamo le dinamiche legislative di questo paese. La burocrazia è quella che è. Forse se il Coni si unisce, sempre rispettando una serie di canoni base, evitando di creare speculazioni che non vadano oltre l’esigenza dell’impianto sportivo, potrebbe essere un fattore positivo. Lo stadio non deve essere un palliativo per fare altre cose”.

È vero che ha detto l’Olimpico per la Roma, il Flaminio per la Lazio?
“No, non è mia la frase. Senza casa non c’è futuro. Vale in termini di patrimonio, la Roma deve cercare di farsi una casa. Lo stadio Olimpico è del Coni. Ormai è diventato la sede per il 6 Nazioni di rugby, c’è il Golden Gala che cresce, ci sono altri eventi, come i cinque concerti di prestigio di giugno e luglio. Ci sono le sinergie con gli Internazionali di tennis, il World Tour del beach volley. Il Flaminio per la Lazio? Non sta a me dirlo. Poteva essere buona soluzione ma i vincoli sono tali che hanno dovuto scartarla”.

Come è la situazione con la Roma e con la Lazio?
“I rapporti con la Lazio sono oggi ottimi, si è trovata piena soluzione contrattuale per il prossimo biennio. Il Coni ha lavorato benissimo, Roma e Lazio sono clienti eccellenti, se così possiamo definirle”.

Quali saranno i suoi rapporti con il calcio? Come immaginava un Coni senza calcio in Giunta o ai margini?
“Non sono matto, dovevo in qualche modo sottolineare che nell’ambito dei candidati presidenti alla Giunta non avevo inserito presidenti che non mi avrebbero votato. Era un discorso da addetti ai lavori, un discorso elettorale. Non c’è mai stata un’elezione con i candidati così vicini nei voti. Io lo sapevo, la controparte non se l’aspettava. Il calcio non è nella mia cinquina ideale, ho capitalizzato al massimo queste dichiarazioni. I rapporti personali con Abete sono ottimi, sono stato in assemblea di Lega venerdì, hanno molto apprezzato. La prossima settimana ci sarò al Consiglio Federale”.

Ancora a proposito della Roma. Ci fu davvero il suo incontro segreto con Pallotta?
“Si è vero, prendemmo un aperitivo in centro. L’incontro avvenne perché l’organizzò un comune amico. Fu una chiacchierata di un’oretta, mi chiese notizie sulla Roma, c’era la candidatura olimpica, mi disse che aveva intenzione di investire, raccontò il suo passato sportivo. Ora sono un po’ frastornato nel leggere altre notizie…”

Da tifoso della Roma, cosa le suscita questa situazione?
“Apprensione, speranza, preoccupazione. Speriamo vinca la speranza”.

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