Roma, De Rossi si racconta: “Totti? 15 anni alla Roma insieme, è parte stabile della mia vita”

Daniele De Rossi è stato ospite della trasmissione ‘Slideshow’ su ROMATV. Il programma del canale tematico giallorosso consiste nel mostrare all’ospite una serie di foto, alle quali può rispondere liberamente. Questa la  fotointervista del centrocampista della Roma:

Daniele De Rossi - Fonte Cristiano Checchi (flickr.com)
Daniele De Rossi – Fonte: Cristiano Checchi (flickr.com)

La foto della nascita
Due persone che non potrò mai smettere di ringraziare, per quello che mi hanno insegnato e soprattutto per come mi sono stati vicino sempre, sia che facessi scelte sbagliate o meno, che fossero previste o meno. Non sono stati mai a rinfacciarmelo ma mi hanno aiutato a ricominciare, non potrò mai ringraziarli abbastanza”.

Foto Ostia mare
Nonostante io non viva più ad Ostia, è una delle mie prime squadre. Erano 2-3 anni che avevo iniziato, tra questi ragazzi ci sono i miei primi amici di infanzia, c’è un ragazzo che non c’è più e mi trema la voce solo a guardarlo. C’è tutto quello che è stata la mia prima adolescenza, l’Ostia Mare è una cosa a cui sono legato, inquadrano i miei parastinchi con quello stemma. È stato tanto, una cosa che non sanno in tanti è che sono stato preso dalla Roma tre anni prima di quando sono venuto, non andai per due anni consecutivi perché volevo stare con i miei amici, lo vedevo come un gioco, può essere paragonata alla mia carriera, non sono voluto andare in altri posti più ambiziosi com’era la Roma all’epoca, basti vedere il campo che qui è in terra. Quando ci sono stati interessi più grandi ho confermato la stessa scelta”.

De Rossi nelle giovanili
Mi viene da ridere, sembrano foto di un secolo fa. Mi sento giovane ma sfioriamo il bianco e nero. La Roma è sempre stata parte integrante della mia vita, non riconosco neanche la casa ma riconosco una delle mille foto che ho con questo completino che per mesi e mesi è stato il mio unico abbigliamento, tipo Homer Simpson. Mi sentivo uno di loro, era l’epoca di Conti, Voeller, miti che restano tali nonostante la Roma continui a offrire giocatori incredibili. Non c’erano altri vestiti che potessi preferire”.

Maglia della Roma Barilla
“La Roma è stata sempre parte integrante della mia vita anche quando non ero parte integrante della Roma. Non riconosco la casa ma riconosco una delle mille foto con questo completino che è stato il mio unico abbigliamento, tipo homer simpson che è sempre vestito uguale. Era l’epoca di Bruno, di Voeller e rimangono sempre dei miti. Per me andare in giro con la loro maglia era qualcosa di unico, non potevo preferire nulla a quella maglia. Ero un piccolo homer o bart simpson”

Gol di Voeller contro il Torino
“Ero totalmente innamorato di lui da piccolo. Ho avuto il privilegio di conoscerlo ed essere allenato da lui. E’ una persona incredibile, da giocatore è stato un grande. Possiamo dirlo anche di Giannini: grandi in una roma che non era così grande. Peccato, sarebbero stati esaltati ancora di più,, anche per il loro attaccamento alla maglia. Mi sento un po’ come lui per quanto è stato attaccato alla maglia, ha lottato anche per non retrocedere, il gol contro il Foggia se lo ricordano tutti. La Roma deve ricordarsi di chi gli ha fatto vincere gli scudetti ma non deve dimenticare nemmeno chi ha vissuto questi momenti”.

Foto di De Rossi vestito da raccattapalle
“Un altro dei momenti che non dimenticherò mai, vivevo per fare il raccattapalle, era quasi come giocare con loro. Credo che se lo chiedi ai ragazzi che lo fanno, ti risponderanno la stessa cosa. Ti passano davanti nel sottopassaggio ed è un continuo spettacolo, un continuo scoprire briciole di calcio vero, che speri e sogni di fare. Quando facevo il raccattapalle non è che non fossi tifoso, ma ero affascinato anche dagli avversari che vedevi di meno. Ogni tanto trovavi Baggio o Ronaldo, rischiavi pure, ricordo una volta che rischiai di prendere una cinquina da Sebastiano Rossi perché la Roma vinceva”.

Foto con Pepe, Bencivegna, Aquilani e altri compagni di squadra alle giovanili
“Questa è la foto di una formazione delle nostre giovanili, Allievi Nazionali. Ci sono giocatori che possiamo intuire, Pepe, Aquilani. Il primo campionato da titolare, con persone che nella mia via hanno svolto un ruolo fondamentale. In mezzo alla foto c’è Mauro Bencivenga, il primo allenatore che ha creduto in me, che ha preso questo attaccante con capelli discutibili, secco, magro, leggerino e l’ha messo a fare il mediano. Io per primo lo guardavo dubbioso, evidentemente ci sono persone che hanno una dote, un tocco diverso. Lui lo ha avuto, ha visto oltre e mi ha cambiato vita e carriera. Ci sono in basso Emanuele Mancini e il portiere Simone Paoletti. Da prima di allora sono i miei migliori amici, Lele l’ho citato poco fa, Simone non è da meno. Tra le persone più importanti della mia vita, al pari dei miei familiari. Se non li sento per 4-5 giorni sono nel mio cuore”.

Foto al torneo di viareggio con le parrucche
“Era qualcosa di incredibile, l’ho fatto tre volte, non siamo mai andati benissimo. Era questo che ci piaceva, le parate, le passeggiate sul lungomare, la vita dei calciatori veri che vanno in ritiro per un torneo che a quell’età odora di Champions o di Mondiale. C’erano tante altre foto senza parrucche, evidentemente mi piaceva questa, lo accetto”

Daniele e vincenzo Montella
Indimenticabile, è la mia prima panchina e qui ci sta questo ragazzo che ora fa l’allenatore. Ci sono certe tappe che non scorderò mai, ora mi ricordo tutto quello che ho fatto, le tappe importanti. Quella partita dovevo andare in tribuna e un mio collega giovane in panchina. Prima della partita il dottore ci chiede che medicinali avevamo preso e questo ragazzo ha detto, poverino, che aveva preso un medicinale per il raffreddore. Il medico lo ha detto a Capello, che era più interessato ai suoi giocatori che ai giovani, dice: ‘Va bene, manda De Rossi’. Perdemmo e girava voce che Capello fosse molto scaramantico. Temevo che mi avrebbe rimandato in Primavera e invece mi ha lasciato in prima squadra nonostante la scaramanzia”

Capello e Sensi
Inizio con Capello perché ne parlavo poco fa. E’ un allenatore particolarissimo, burbero, questo lo sanno tutti quanti, ma poi quando lo conoscevi scoprivi essere molto meno burbero. Sicuramente un uomo rigido ma che mi ha dato molto dal livello dell’educazione. Ogni calciatore giovane dovrebbe crescere con Capello, perché non ti permette atteggiamenti come la fenomenite. Lui e il suo staff te la stroncano sul nascere. Sono uomini di un’altra epoca che continuano a fare gli allenatori in maniera esemplare. Ti mettono un chip per cui non molli, ti concentri e porti rispetto ai più grandi. Qui stringe la mano a una persona grande, la prima che mi ha fatto firmare un contratto e che mi ha fatto diventare ricco. Una persona simpatica, divertente e umano. Ce l’aveva con i procuratori, mi ricordo che mi aveva ‘imbruttito’. Mi disse che i procuratori servivano alle pippe, un giocatore forte non ne ha bisogno. Se la prendeva ma mai con fare aggressivo, sempre da nonno o da papà”

Primo gol in Serie A contro il Torino
Era una partita che non contava nulla ma io mi giocavo tantissimo. Ho giocato questa partita da titolare con la stessa intensità di una partita di Champions League o con cui gioco il Derby. Volevo lasciare il segno, mi sentivo ambizioso, ero stato messo in prima squadra ma giocavo pochissimo. Sapevo che l’anno dopo sarei dovuto andare in prestito, era un modo per dire ai tifosi e al presidente che io c’ero. L’esultanza di Sensi, che disse ‘il ragazzino’, fu emblematica. Si accorsero che potevo starci nella Roma e infatti non sono più andato via”

Supercoppa italiana a San Siro
“Uno stadio maestoso dove ho giocato, segnato e vinto tante volte. Qui avevo segnato un rigore a 25-26 anni dopo che se lo era procurato Francesco: tiro-parata-gol. Questo è l’urlo che mandai ai miei 15mila tifosi che erano lì. Questo spiega la mia faccia deformata e si vedono le mie vene di cui si parla parecchio. I tifosi si divertono a giocarci, ma è una mia conformazione del mio collo che quando urlo si gonfiano parecchio. E’ un tratto distintivo che sta ad indicare quanto sono contento quando segno io o la mia squadra. Il perché possiamo ricordarlo con le foto di prima: è quello che ho sempre amato da quando ero piccolo”

Spalletti
Un allenatore incredibile. Abbiamo iniziato la nostra conoscenza il giorno stesso che era nata Gaia, gli avevo chiesto se potevo rimanere con lei chiedendogli un paio di giorni liberi. Convinto che mi dicesse di sì mi disse: “Dai un bacio alla bambina ma ora vieni a Trigoria che c’è da lavorare”. L’ho odiato (ride, ndc) ma è stata una persona meravigliosa, uno dei tanti geni che ho incontrato nella mia carriera. Ha preso una squadra in netta difficoltà e l’ha mandata tra le prime otto di europa per due anni

Madrid
Quanto era importante quanto fosse importante per la gente di Roma vincere in Champions contro il Real lo dimostrano i miei occhi. Non fu l’unica cosa in cui questa squadra ha fatto qualcosa di grande

Roma-Sampdoria
E’ uno dei ricordi più brutti della mia carriera calcistica, anche giocando male non ho accettato di non vincere quello scudetto. Eravamo tutti molto nervosi, lo stadio era elettrico e un paio di noi litigammo. Quel nervosismo ci costò caro e prendemmo due gol quasi in contropiede da pazzini. E’ una di quelle serate che non dimenticherò mai

Football americano
Lo sport americano è qualcosa da cui noi dovremmo attingere e imparare. Le tournée sono dure ma è un mondo a parte il loro, anche per il rapporto con i tifosi. Mi piacerebbe farne parte e concludere la mia carriera oltreoceano. Ho delle piccole fisse da quando sono giovane, una di quelle è vivere in america e provare a fare il mio lavoro là e spero di poterci riuscire. Ho sempre avuto un desiderio di giocare nel Boca, ho sempre pensato un Boca-River me lo devo fare anche se credo sia difficile

Con il libro “Shantaram”
“Il libro più bello mai letto, 1300 pagine, ho la passione dell’India, grazie a questo libro ho ripreso a leggere molto, prima giocavo molto con la Playstation. Ho tramandato anche a mia figlia la passione della lettura”.

Con la famiglia
“Qui stiamo tutti insieme, non so che dire, amo i miei genitori e li amo perché significano tanto per Gaia (la figlia di De Rossi, ndr). Ludovica, mia sorella, non mi ha mai chiesto niente, gioco le partite e lei passa davanti al pc come se non fosse accaduto niente ma mi ama tantissimo, le chiacchiere che mi riguardano non l’hanno mai toccata”.

Con la nuova compagnia, la figlia Gaia e l’altra figlia Olivia
“Non ringrazierò mai abbastanza Sarah, ha preso mia figlia Gaia e l’ha trattata come fosse sua figlia, non la ringrazierò mai abbastanza, è una serenità che non ha eguali”.

Il rigore alla Francia
“Il momento più alto della mia carriera, il momento importante avviene 5 minuti prima, tutti parlarono male di me per quella gomitata, tutto il mondo vide quella gomitata. Dopo quella gomitata io, a 22 anni, sono andato da Lippi e gli dissi di calciare il rigore. Bellissimo averlo segnato e aver vinto la Coppa, la cosa veramente grande è stata prendersi la responsabilità, della mia espulsione non se lo ricordava nessuno ormai, il mister è stato freddo a concedermi tale possibilità”.

Con la Nazionale
“Sono legatissimo all’Italia, a Roma un po’ si snobba, la Nazionale l’ho messa subito dopo la Roma, mi sento tanto romano quanto italiano, staccarmi da questa maglia sarà difficile”.

Il giorno del rinnovo con la Roma
“Momento clou della mia vita, ho tentennato nonostante il mio desiderio fosse quello di rimanere qui, andateci voi a fare un contratto con quel signore (Baldini, ndr). È un dirigente forte, è andato bene nella prima esperienza a Roma, non nella seconda. Ho sempre un buon ricordo di lui”.

Con la Curva Sud
“Quando entro in campo e guardo a destra vedo questa Curva che per me conta tanto, non posso pretendere che tutti siano legati a me, io invece lo sono anche con chi non mi ama, guardando questa curva so che mi vogliono bene”.

Con Francesco Totti
“Nasco suo tifoso, gli voglio tanto bene, come alla Sud. Da piccolo lo guardavo da lontano, ero estasiato nel guardarlo. Abbiamo due caratteri diversi, spesso siamo in disaccordo, abbiamo litigato per bene un paio di volte, ma come fratelli ci siamo riamati come il giorno prima. L’affetto che mi lega a lui è quello più grande che ho a Trigoria, sono 15 anni che stiamo alla Roma insieme, è parte stabile della mia vita. Per parlare del giocatore dovremmo stare qui fino a domani, fa cose incredibili a 38 anni, quando parlo di privilegi mi riferisco anche a lui, è un giocatore che non nascerà mai più”.

Con Garcia
“Dopo il 26 maggio ci ha fatto vincere il derby, era delicato giocare quella partita. Il mister è stato un abile psicologo, per tutto l’anno ha creato un entusiasmo incredibile dopo il punto più basso della mia carriera probabilmente. Loro erano di nuovo a testa bassa e noi a testa alta. Due partite prima con il Verona c’era una bolgia clamorosa, tutto questo lo dobbiamo a lui, ha creato questa atmosfera sin dalle prime interviste. Garcia porterà la Roma sul tetto d’Italia”.

Con Pallotta
“È un po’ matto, è giovanile, lo abbiamo conosciuto a sprazzi, lo abbiamo visto poche volte all’inizio, ora di più e lo vediamo attaccatissimo. È simpaticissimo, sta facendo una gran cosa a livello manageriale, mi fa piacere incontrarlo ogni volta che viene a Roma, è divertente, puoi parlarci di tutto”.

Con Bonucci e un guardalinee
“È difficile ammazzarci in campo con un compagno di Nazionale. Gli arbitri, i guardalinee sono la nostra storia, ci sono stati episodi che dobbiamo superare. Dobbiamo pensare che il 2 marzo sarà una partita che i tifosi della Roma racconteranno ai loro nipoti, dobbiamo avere uno stadio stracolmo e portare a casa 3 punti che potranno portarci a vincere lo scudetto. Quest’anno possiamo arrivare in fondo, possiamo lottare con la Juventus, delle volte mi mangerei gli arbitri, ma il loro è un mestiere difficile”.

La coreografia dell’ultimo derby
“Mi ha tolto il fiato, ricordo con affetto il rigore sbagliato a Manchester con Spalletti, ma questo è stato un gesto ponderato, lo hanno scelto tutti, la Curva ha deciso di mettermi con i grandi della Roma, alla sinistra di Di Bartolomei, mi è dispiaciuto molto non conoscerlo, non posso avere testimonianze dirette, ma stare lì vicino a lui è uno spettacolo”.

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