Sampdoria: ciao Vujadin

“Pallone entra quando Dio vuole”, e la sua Samp non poteva perdere nel giorno in cui, proprio quel Dio, lo ha chiamato al suo fianco; e non poteva essere altro giorno se non domenica, perché il suo calcio, quello vero e magnifico in cui ha lasciato un segno indelebile, si giocava, e dovrebbe giocarsi tuttora, la domenica pomeriggio.

Vujadin_Boskov Auto Catenaccio (wikipedia)
Ci ha lasciati così, orfani della sua professionalità, della sua astuzia e della sua ironia; uomo vero in un calcio che non esiste più, e sul quale, chissà quanti dei suoi aforismi avrebbe inventato.
Se ne è andato così, dopo una lunga malattia, unica, maledetta, accanita e imbattibile nemica che l’ha costretto ad arrendersi, e contro la quale non è servita nessuna tattica e nessun colpo di genio; tutte cose alle quali lui ci aveva ben abituati.
I messaggi di cordoglio arrivano da ogni parte del mondo, da ogni società italiana e da tutte le tifoserie, perché Boskov non si poteva non amare, perché era impossibile che la perdita di personaggio come lui, potesse passare inosservata. A Napoli, dove è stato solamente due stagioni, lo ricordano con affetto e stima chiamandolo il “nonno buono”, per non parlare ovviamente di Genova, dove ha contribuito a costruire quell’isola felice chiamata Sampdoria, dove si vinceva tutto in un modo alternativo, un mondo in cui lui e Paolo Mantovani avevano creato qualcosa di unico e irripetibile, qualcosa che andava al di là delle vittorie sportive. È commovente aprire la pagina di un social network e constatare come, da ieri sera alle 19.00, Facebook sia un fiume in piena di ricordi, di fotografie, di frasi per ricordare un uomo che, nella Genova blucerchiata, lascerà un vuoto incolmabile e che si tramanderà di generazione in generazione. Perché gli uomini che scrivono la storia, passano alla storia.
Ora, su quella che è stata la sua panchina per molti anni, siede, ironia della sorte, un altro tecnico serbo, un uomo che sotto certi punti di vista lo ricorda tanto, soprattutto per carisma e determinazione, e che davvero lo ha sempre considerato un po’ come un papà. Oggi Mihajlovic raggiungerà Begeč, dove nella giornata di domani si svolgeranno i funerali, per rendergli l’ultimo omaggio; e allora ci piace pensare che possa portargli anche i saluti di tutta la sua gente.
“Sinisa, corri da lui e salutalo da parte nostra; digli che qui nessuno l’ha dimenticato e intenderà farlo mai.
Diglielo pure che stasera, chi ci ha regalato tanti sorrisi con le sue battute, ci sta facendo scendere una lacrima che solca il viso, diglielo pure che qui, siamo tutti tanto tristi.
E tu Vuja, sì dico a te: spiegagli cosa si può provare vivendo su quella panchina e vincendo indossando questi colori.
Ciao grande uomo e indimenticabile mister, prenditi idealmente questo abbraccio, noi ti ricordiamo su quel campo, in quella tuta blucerchiata, stretta anche con i tre chili in meno che dicevi di perdere ogni volta che entravi a Marassi.
Ciao Vuja…”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Su questo sito utilizziamo strumenti nostri o di terze parti che memorizzano piccoli file (cookie) sul tuo dispositivo. I cookie sono normalmente usati per permettere al sito di funzionare correttamente (cookie tecnici), per generare statistiche di uso/navigazione (cookie statistici) e per pubblicizzare opportunamente i nostri servizi/prodotti (cookie di profilazione). Possiamo usare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti ad offrirti una esperienza migliore con noi. Cookie policy