Serie A, il pagellone 2014/2015: l’Inter

Stasera ci sarà la tanto attesa finale di Champions League e sono volati a Berlino sia Thohir che Zanetti. Ma da spettatori.

Mauro Icardi (fonte: www.inter.it)
Mauro Icardi (fonte: www.inter.it)

Sono tre stagioni ormai che l’Inter non approda nell’Europa di “Serie A” (la Champions, per intenderci) e il solo ricordo di quella finale indimenticabile e degli occhi lucidi di Mourinho non può più bastare. La storia del calcio ci ha insegnato che l’Inter è stata esempio puro di genio e sregolatezza, capace di salire sul tetto del mondo e di ricadere istantaneamente, i suoi tifosi hanno imparato che fare previsioni è inutile e deludente: l’Inter sorprenderà sempre, nel bene e nel male. Dalle partite in bianco e nero a quelle in HD, dalle magliette di cotone senza sponsor a quelle in poliestere, l’unica costante dell’Inter è stata proprio l’incostanza. Ecco, quindi, il pagellone di fine campionato: un’analisi, settore per settore, della stagione appena conclusa, stagione all’insegna dell’incostanza. Quest’anno altalenante ha regalato più dispiaceri che gioie: i nerazzurri hanno chiuso il campionato ottavi in classifica e si sono fermati ai quarti di finale in Coppa Italia contro il Napoli e agli ottavi in Euorpa League contro il Wolfsburg. Eppure tra tante sconfitte da mani nei capelli, lì, in mezzo alle rovine, qualcosa di positivo c’è stato. Facendo un bilancio, si ha l’impressione che il problema della squadra non siano tanto i singoli, quanto l’insieme, poco compatto e spesso disorganizzato. Il campo ha dimostrato che l’Inter ha comunque le potenzialità di ritornare competitiva, ma bisogna ricominciare con una mentalità vincente. La campagna acquisti di quest’estate sarà importantissima, ma c’è anche da salvaguardare ciò che di buono già c’è: due giovani talenti, Icardi, che ha già rinnovato, e Kovacic, non ancora al massimo della forma ma capace di grandi cose. Sarebbe un peccato e uno spreco ripetere gli sbagli del passato e buttare via potenziali campioni del futuro. VOTO: 5.5

DIFESA: Il top player Handanovic si comporta sempre da tale, esclusi casi isolati. Il “pararigori” dell’Inter è una macchina da guerra, compie spesso miracoli, ma nel finale di stagione subisce un calo di rendimento, che però non influisce negativamente sul suo campionato. Non si comporta ugualmente bene tra i pali Juan Pablo Carrizo, reo di aver gestito in modo tutt’altro che impeccabile le partite valide per gli ottavi di finale di Europa League: i suoi errori clamorosi hanno contribuito alla disfatta. Il duo centrale Ranocchia-Juan Jesus che, per esperienza e maturità acquisite, dovrebbe essere il perno della difesa, rappresenta il vero problema del reparto. Il capitano patisce forse le pressioni per la difficile eredità di Zanetti ed alterna partite decorose a performance imprecise: si ritrova spesso fuori posizione e in ritardo, con lo schema più offensivo impostato da Mancini sia lui che J.J. non riescono a mettersi sulle spalle il settore arretrato, lasciando troppi spazi agli avversari. Il più convincente, ma anche quello meno determinante perché poco utilzzato, è il serbo Vidic. Sulle fasce, con il ritorno di Santon a febbraio, l’Inter ha intravisto un po’ di luce in fondo al tunnel: Davide si è fatto le ossa al Newcastle e, fortemente voluto dal Mancio, non ha esitato a conquistarsi un posto da titolare, diventando un punto fermo per l’intera rosa. Il terzino è veloce, abile nelle giocate e spinge anche in avanti. Sulla corsia destra da premiare l’impegno costante di D’Ambrosio, un vero mastino che non molla mai, ma nell’uno contro uno, spesso, non riesce a saltare l’uomo e la qualità di gioco non è da Inter. Annata scialba, influenzata anche dagli infortuni, per Dodò, più pungente in attacco con rapide incursioni che in difesa, e Nagatomo, la corsa e l‘agilità del vice-capitano sembrano solo un lontano ricordoVOTO: 4.5

Mateo Kovacic (fonte: www.inter.it)
Mateo Kovacic (fonte: www.inter.it)

CENTROCAMPO: Gli acquisti di gennaio per rafforzare il centrocampo, che nella prima parte di campionato non aveva convinto, hanno portato una ventata di aria fresca alla formazione. Shaqiri trascina spesso la squadra e riesce a spaziare tra più ruoli, ma quello di trequartista gli riesce meglio. Forte fisicamente, dotato di un buon mancino, è bravo anche dalla distanza e dai calci piazzati; nel finale di stagione si spegne e Mancini lo mette in panca. Il buon avvio di Brozovic spinge l’allenatore a preferirlo a Kuzmanovic, ma il croato spesso si limita a fare il compitino, senza dare il massimo. L’irriducibile Medel è il pitbull della mediana nerazzurra, non ha una tecnica sopraffina ma lotta, corre ed è costretto, molte volte, al ruolo di tuttofare, dando anche una mano in difesa. Hernanes, Kovacic e Guarin sono il ritratto di quest’Inter instabile: il brasiliano è un giocatore dinamico e con una buona tecnica, ha fatto tanta fatica ad inizio campionato ma poi è riuscito ad ottenere con merito il posto da titolare e non ha deluso il tecnico nerazzurro. Kovacic è indubbiamente uno dei più dotati tra gli uomini di Mancini. Il giovane croato ha ereditato il numero 10 da Sneijder e sembra meritarlo, ha un potenziale immenso: qualità tecniche di altissimo livello (sono 92 i dribbling che gli sono riusciti quest’anno) e una buona previsione e impostazione di gioco, eppure non è riuscito ad esprimere il suo talento al massimo. Ci si aspetta tanto da lui e, soprattutto, si spera che la società gli dia fiducia, perché darlo via sarebbe un errore imperdonabile. Anche Fredy Guarin ha alternato momenti di bel calcio e grande lucidità a partite confuse: il colombiano non è costante, si comporta da leader trainando con coraggio i compagni alla vittoria, oppure è inesistente a centrocampo, in netta ripresa a fine campionato, prima dell’infortunio, ma ciò non è bastato per incidere. VOTO: 5.5

ATTACCO: Il fiore all’occhiello dell’Inter è Mauro Icardi e lo ha ampiamente dimostrato con i suoi 22 gol (27 tra campionato e coppe). A soli 22 anni è capocannoniere della Serie A e bomber indiscusso della squadra. Sempre propositivo e pronto, capace di segnare in tutti i modi, l’unica pecca è quella di non saper sempre finalizzare: sono 17 le palle sprecate sotto porta, gol non trasformati che avrebbero potuto portare l’Inter in Europa League. Maurito è un giocatore, quasi, completo – gli manca soltanto la cattiveria da centravanti navigato – e Mancini, che non potrebbe fare a meno di lui, lo ha incatenato a sé fino al 2019. La prima metà di campionato non ha visto protagonista Palacio, reduce dal mondiale, ma nel girone di ritorno è tornato con grinta e voglia di fare, l’argentino non delude mai, sa come rendersi pericoloso, ma sa anche quando è il caso di sacrificarsi: è uno dei migliori di questa stagione. L’incauto acquisto del mercato di gennaio, Lucas Podolski, ha deluso le aspettative di tutti i tifosi. Non è mai riuscito ad essere veramente parte dello spogliatoio, per lui pochissime presenze ed un solo gol. VOTO: 6.5

ALLENATORE: Dopo la gestione fallimentare, in panchina, di Mazzarri ci si aspettava certamente qualcosa in più da Mancini. Il tecnico è stato bravo ad imprimere un gioco più offensivo, ma la difesa ne ha risentito e il rovescio della medaglia è stata l’esclusione dalle competizioni europee. Anche i colpi di mercato potevano essere gestiti meglio, eppure, nonostante tutto, il Mancio sembra la persona giusta con cui ripartire e ricostruire. VOTO: 6

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